Nella giornata di ieri la protesta dei farmacisti: non possiamo vendere le mascherine ad un prezzo inferiore a quello a cui le abbiamo acquistate. Nella stessa giornata l’accordo con il Governo che pare tutelare gli esercenti.
Le abbiamo pagate 0,90 cent più iva, non possiamo rivenderle a 0,50.
Fare i conti senza l’oste, secondo il modo di dire, non è che sia poi tanto astuto. Il Dpcm introdotto questa settimana e le parole del premier Conte hanno garantito ai cittadini l’acquisto di mascherine anti Covid-19 per una cifra che si aggira intorno ai 50 centesimi. Tuttavia, tra le innumerevoli task force istituite, nessuno a Palazzo Chigi sembra essersi occupato di stabilire un accordo con i farmacisti e con i rivenditori di mascherine in genere.
Già, perché nella giornata di ieri sono state numerose le proteste degli esercenti e alcuni hanno perfino sospeso la vendita delle suddette. Il motivo? Semplice, hanno saputo in diretta social, di domenica sera, che il Governo, con il nobile fine di evitare lucri su materiale sanitario così indispensabile, ha stabilito un prezzo che non si può superare. Circa 50 centesimi. Il fine è nobile, il mezzo quantomeno discutibile e anche se siamo machiavellici, dobbiamo ammettere che non è propriamente cortese prendere decisioni tramite le tasche altrui.
Così, i farmacisti non hanno aspettato una nuova diretta per avere chiarimenti e si sono immediatamente mobilitati. Come? In molti casi sospendendo le vendite in attesa di chiarimenti. Dopotutto deve essere spiacevole immaginare un cittadino che, tronfio della garanzia di Conte, si reca in farmacia per concludere l’affare e si ritrova a pagare due o tre volte tanto. Senza un chiarimento, forse quel cliente se la prenderebbe non con il Governo, che ha annunciato a tutta Italia senza parlare prima coi diretti interessati, ma coi farmacisti stessi. Chissà quanti si sarebbero lamentati, chissà come sarebbero stati definiti dal pubblico i “poveri” farmacisti. Iene, approffitatori e chi più ne ha più ne metta.
Il lieto fine
La discussione sembra però esser stata chiarita e Arcuri, anche se in ritardo, rassicura gli esercenti. Insomma, va tutto bene, i farmacisti non saranno penalizzati. Si sono dimenticati di avverterli, ma la situazione era sotto controllo, nessun motivo di arrabbiati. Le mascherine pagate più di 50 centesimi dalle farmacie verranno vendute comunque a 50 centesimi, ma gli esercizi avranno un rimborso pari alla differenza tra i soldi versati e la rivendita.
Tutto chiarito, tutto apposto. Chi aveva dei dubbi sull’onestà della manovra rimetta i remi in barca e si accontenti di ricordare che a pensar male si fa peccato.
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