Li hanno indossati Jackie O e Brigitte Bardot, li ha resi un’icona del guardaroba 60s Audrey Hepburn, e Halsey li ha riportati nei 2000: i pantaloni Capri sono l’ultimo grande ritorno della moda che ancora una volta spazia tra passato e presente alla ricerca del cimelio storico. Non sono shorts, non sono bermuda, ne jorts, i pantaloni Capri rappresentano l’equilibrio tra lunghezza e ampiezza per ogni body shape, e sono tornati per imporsi come nuovo simbolo di inclusività che rilegge forme e dimensioni in un unico capo capace di vestire tutte (e tutti). E se un tempo erano gli immancabili compagni di viaggi tra le isole italiane e la costa francese, ora divengono parte della quotidianità, della vita in città a di quella vacanziera.
Capri pants: da costume sociale a trend social
Nati come simbolo di emancipazione femminile, il primo modello di pantaloni Capri risale al dopoguerra, più precisamente al 1948, quando alle donne non era permesso indossare i pantaloni in pubblico. In quegli anni il desiderio di alleggerire la donna dalle imposizioni sociali, porta Sonja de Lannart ha realizzare una collezione intitolata Capri, il cui nome richiamava alla designer i ricordi di una vacanza vissuta nell’isola italiana, ed in particolare ai risvolti dei pantaloni che erano soliti rigirare i pescatori. Tra gli abiti presentati della Lannart, a spiccare è il pantalone, il cui nome deriva proprio da quello della collezione, che ridefinisce la lunghezza del corpo femminile, allungandolo grazie alla sua misura ne lunga ma neanche corta, che non appartiene agli shorts ma neanche ai pantaloni lunghi, dotato di un piccolo spacco laterale sul fondo che regola il movimento. Nonostante già dal loro debutto avessero incuriosito la clientela del brand e la stampa, le grande notorietà la otterranno negli anni ‘50 con i grandi nomi della cinematografia, prima tra tutte Audry Hepburn che viene vista camminare per le strade di New York con l’innovativo modello di Capri pants, gli stessi che poi indossò nelle scene del movie Sabrina nel 1954, realizzati appositamente da Givenchy. A lei si aggiunsero poi Jackie O che, al contrario, viene fotografata vestendoli in Italia e Francia per i suoi viaggi estivi, e Brigitte Bardot, che li sceglieva per muoversi a Parigi. Negli anni ‘70 si fanno più aderenti, di tessuto tecnico e assumono una forma più sportiva che li porta ad essere indossati dalle icone gym del grande schermo. Con l’arrivo dei 2000 si riempiono di tasche ed applicazioni, lasciando il minimalismo che li aveva accompagnati dalla nascita agli ultimissimi 90s. Vengono realizzati in denim e stampe camo, non si abbinano più a sandali e scarpe basse, ma a stivali e modelli di scarpe sportive, proprio come appaiono nei look 00s di Rihanna, Leignton Meester e Mischa Barton. Ora, celebrity come Kendall Jenner e Bella Hadid, li riportano all’attenzione del pubblico social con post e contenuti che li inseriscono di diritto nel dailywear: l’ultimo download di un guardaroba ‘’da condividere’’.
Il simbolo dell’indipendenza femminile
Il modello ‘’accorciato’’ dei pantaloni icona degli anni proibitivi per il costume sociale femminile, è stato partecipe di un capitolo della storia della donna. Non solo perché favorivano il movimento, in anni in cui la donna aveva il solo dovere di apparire, senza eccedere, vicino all’uomo, ma anche perché portarono il guardaroba femminile al pari di quello maschile, intessendo in pochi metri di cotone l’indipendenza a lungo desiderata. La costumista che vestì Audrey Hepburn in Sabrina disse:
‘’Mi piacciono perché sono leggeri, semplici da indossare, e portano con se una storia comune a quella di ogni donna’’
Furono i primi casi di pantaloni realizzati specificamente per donna, e rappresentavano lo strumento di dissenso, al servizio della clientela femminile, con il quale opporsi alle regole implicite del dresscode socionormativo di fine anni ‘40.
Gli ultimi modelli direttamente dalle collezioni SS23
A diversificarli dal pantalone classico sono pochi millimetri, quell’unicità che li riporta protagonisti di collezioni estive che spaziano dall’Haute Couture al prèt-â-porter. Da Giambattista Valli, che li inserisce come sotto-abito per i long dress della collezione Haute Couture, a Alberta Ferretti, che li reinterpreta allungandone la gamba, tutti guardano ai Capri pants come quel ricordo da rivivere in nuove trame e lavorazioni che si fanno più spesse, come il crochet, e meno pratiche, per via delle applicazioni a contrasto che vengono aggiunte su tutta la lunghezza. Ma ancora: Jil Sander li artisticizza con una stampa astratta, Prada li ricorpre di micro fiori a ricordo del periodo 70s, Tory Burch li presenta in una veste sportiva nascosti da trech e giacche per la donna del presente che vive tra lavoro e vita privata, i pantaloni Capri escono dal suo simbolismo puramente anni ‘50, che li associa alla vita vacanziera tra barche e spiagge lungo le coste italiane, per adattarsi ai ritmi contemporanei che richiedono immediatezza e dinamismo, senza mai rinunciare alla cura del look che si coniuga al linguaggio di una moda intelligente.
Luca Cioffi
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