Cultura

Carla Fracci, la straordinaria étoile che ha preso il volo

Un nome, un mito: Carla Fracci è stata il simbolo della danza classica per eccellenza. Una straordinaria artista, che ci ha lasciato oggi a 84 anni, dopo una lunga battaglia contro il cancro. In suo onore, ripercorriamo la sua vita e la sua carriera.

Considerata, meritatamente, la prima ballerina assoluta del ‘900, è sempre stata un orgoglio italiano. Nata a Milano il 20 agosto 1936, la sua era una famiglia di origini molto umili. Infatti, suo padre Luigi era un alpino, diventato sergente maggiore in Russia. La madre invece, Rocca Santina, era operaia alla Innocenti di Milano. Anche la sorella, Marisa, più giovane di lei di cinque anni, ha seguito le orme della sorella, studiando per diventare ballerina.

L’infanzia in campagna

Nata in tempo di Guerra, ha passato parte della sua infanzia in mezzo alle campagne di Volongo, dalla nonna materna. Lì una piccola Carla Fracci sviluppa un legame con la natura, che si porterà dietro anche dopo essere tornata a Milano. Infatti, non resisterà all’ambiente restrittivo della scuola. Il padre, diventato bigliettaio dell’azienda tranviaria, la portava spesso con lui al circolo ricreativo. Lì, già gli amici di Luigi avevano notato in lei la passione per la musica, e lo spiccato senso del ritmo. Così, nonostante non le piacessero le regole, passò brillantemente l’esame di ammissione all’Accademia della Scala, dove comincerà a studiare nel 1946.

Fondamentale, per lei, sarà l’incontro con Margot Fontayn, dove comincerà a capire l’importanza dello studio. Dopo essersi diplomata nel 1954, diventa prima ballerina nel 1958, a soli 22 anni. È infatti una delle più giovani diplomate a ottenere questo merito. Qualche anno dopo conoscerà il marito Beppe Menegatti, aiuto regista di Luca Visconti, dalla quale avrà un figlio quattro anni dopo, Francesco.

Una giovane Carla Fracci - PhotoCredit © danzadance.com
Una giovane Carla Fracci – PhotoCredit © danzadance.com

La carriera in giro per il mondo di Carla Fracci

Il talento e la bellezza di Carla, e la sua differenza con il modello di ballerina standard, sono da sempre stati i suoi punti di forza. Comincia a lavorare in giro per il mondo, prima in Europa, con il London Festival Ballet, noto ora come Royal Ballet, o il Royal Swedish Ballet. Inoltre, dal 1967 è ospite dell’American Ballet Theatre. La sua fama la precede: comincia a essere riconosciuta per i ruoli tipicamente romantici, come Giselle, Swanilda, La Sylphide, tutti ruoli che richiedevano una leggiadria e una grazia importanti.

Ha l’occasione anche di ballare con i più grandi pilastri del ‘900, come Nureyev, Baryshnikov, Vasiliev, ma anche contemporanei come Roberto Bolle. Ha inoltre interpretato Medea, Pélleas e Mélisandre, a tante altre produzioni per le quali il marito Beppe ha curato la regia. Sempre per quanto riguarda la televisione, nel 1982 ha partecipato a uno sceneggiato prodotto dalla Rai, dove interpretava Giuseppina Strepponi, nella produzione dedicata a Verdi.

Con l’avanzare del tempo, coltiva il suo talento per la danza non solo come ballerina, ma anche come direttrice del Teatro San Carlo di Napoli, dell’Arena di Verona. È anche, dal 1994, membro dell’Accademia di Brera. La sua figura è una pietra miliare della cultura e dell’arte, un simbolo della danza. Infatti nel 2015 è stata ambasciatrice Expo. Ha ricevuto tre onorificenze della Repubblica, come Dama di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana nel 2003, come Grande Ufficiale dell’Ordine del merito della Repubblica nel 1983, e nel 2003 una Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte.

Carla Fracci e Eugenio Montale nel 1969 - PhotoCredit © lavocedinewyork.com
Carla Fracci e Eugenio Montale nel 1969 – PhotoCredit © lavocedinewyork.com

La malattia e la morte

Dopo essersi ritirata dalle scene, e aver combattuto dignitosamente con un tumore che l’ha stroncata, resta e resterà per sempre il simbolo italiano della danza e del balletto. La sua passione e il suo talento l’hanno sempre portata in alto. Sembrava, e forse lo faceva davvero, che volasse. Lei, con i suoi abiti bianchi, una scelta di stile non casuale, era eterea. Un angelo, come l’ha descritta Montale nella sua poesia:


“Poi potrai
rimettere le ali non più nubecola
celeste ma terrestre e non è detto
che il cielo se ne accorga basta che uno
stupisca che il tuo fiore si rincarna
si meraviglia. Non è di tutti i giorni
in questi nivei défilés di morte.”

La ricordiamo con questo suo pensiero: “La danza è una carriera misteriosa, che rappresenta un mondo imprevedibile ed imprendibile. Le qualità necessarie sono tante. Non basta soltanto il talento, è necessario affiancare alla grande vocazione, la tenacia, la determinazione, la disciplina, la costanza.” Oggi il mondo della danza è in lutto, ma Carla sa volare.

Marianna Soru

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