Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Faremo un viaggio nella seconda metà del 900′ alla scoperta di una scrittrice che ebbe un ruolo chiave nel movimento femminista. Parleremo di autocoscienza femminista, di società patriarcale e di identità femminile. Abbiamo dedicato questa puntata a Carla Lonzi e alle sue opere
“Adesso esisto. Questa certezza mi giustifica e mi conferisce quella libertà in cui ho creduto da sola e che ho trovato il mezzo di ottenere. Tutte le distinzioni, le categorie che esprimevano appunto il costituirsi della mia identità a partire dal dissenso – non vedevo altra via in quanto donna – non mi appartengono più: faccio ciò che voglio, questo è il contenuto che mi appare in ogni circostanza, non aderisco ad altro che a questo.”
Questè quanto Carla Lonzi scrisse al termine del suo diario pubblicato nel 1978 con il titolo “Taci anzi parla. Diario di una femminista”. È il termine ultimo di un percorso di vita basato sull‘autocoscienza femminista. Si tratta di una pratica politica con cui la femminista mette in discussione se stessa e il contesto in cui vive ricercando una nuova autonomia libera da qualsiasi ideologia patriarcale. È un elemento importante per una donna che ha fondato uno dei primi e più importanti gruppi femministi italiani come Rivolta Femminile.
Le opere di Carla Lonzi
Nel 1970 Carla Lonzi si avvicinò al femminismo fondando insieme a Elvira Banotti e Carla Accardi il movimento Rivolta Femminile di cui redigerà anche il manifesto. Esso si proponeva il rifiuto della complementarietà femminile in ogni ambito della vita, l’orgoglio della propria identità femminile, il rifiuto del matrimonio, la libertà sessuale femminile e il riconoscimento del lavoro femminile come lavoro produttivo.
Nell’ambito di Rivolta Femminile la Lonzi pubblica “Sputiamo su Hegel” in cui critica la patriarcalità del comunismo e del marxismo rivendicando la piena libertà individuale delle donne dalla società patriarcale. Un altro scritto importante è senza dubbio “Sessualità femminile e aborti” dove la Lonzi non si sofferma sull’essere a favore o contro l’aborto ma si interroga sull’autenticità della sessualità femminile e sulla sua libertà nelle forme che conducono alla gravidanza.
Stefano Delle Cave
Seguici su metropolitanmagazine.it