Per un Carnevale all’insegna dell’Arte ,andiamo a scoprire come le maschere non si trovano solo nelle feste carnevalesche, ma anche nei musei.
Carnevale d’artista
Le maschere di Carnevale, in particolare quelle ispirate dalla commedia dell’arte Italiana, sono state spesso fonte di ispirazione per grandi Artisti dell’arte pittorica.
Nel 1888 Cezanne dipinge Pierrot e Arlecchino, esposto oggi al museo Puskin di Mosca. In realtà il suo titolo originale è Mardi Gras , Martedì Grasso , ultimo giorno del Carnevale.
Questi tradizionali personaggi della Commedia dell’ Arte mettono in scena l’eterno conflitto tra due tipologie di temperamento.
La fragile e pallida figura del malinconico Pierrot, che sembra essere fatto di gesso, che contrasta con l’Arlecchino, agile e sicuro di sé.
Inoltre il costume rosso e nero simbolicamente rappresenta un gioco di fuoco e fiamma, restituendo un immagine demoniaca.
Sembra che per il quadro Cézanne abbia ritratto un suo amico, forse Zolà o forse Louis Guillaume, ed il proprio figlio.
L’uso del trucco e della maschera suggeriscono una riflessione sul destino dell’artista. Questo è l’unico quadro di Cézanne con questo soggetto.
Da questo momento in poi l’artista elaborerà la sua innovativa filosofia di sintesi delle forme, del reale nel geometrico, che influenzerà tutte le generazioni di artisti a seguire.
Sia Renoir che Picasso si sono invece cimentati a raffigurare i propri figli nelle maschere dalla commedia dell’arte.
Picasso con un un triste Arlecchino, che vorrebbe appunto mettere in risalto il contrasto tra la maschera, forzatamente allegra e i piu profondi stati d’animo che spesso contrastano con quelli della maschera. Renoir invece sceglie di immortalare il figlio con un romantico Pierrot.
Atmosfera Carnevalesca
Il Carnevale è nell’Arte anche nel più divertente è invece il quadro di Bruegel del 1559 che rappresenta la lotta tra Carnevale e Quaresima al museo di Vienna. La Quaresima è rappresentata da una donna magra e pallida, mentre il carnevale da un uomo grasso a cavallo di una botte, intento a mangiare e a bere.
Alle tradizionali raffigurazioni delle maschere prese dalla commedia dell’arte si affianca la rappresentazioni della nell’allegra confusione che rappresenta appieno lo spirito del carnevale, dove energia e trasgressione esplodono dietro lo schermo della “maschera”.
Carnevale nell’Arte : La festa dei Moccoletti
Altro quadro dove si avverte questa atmosfera carnevalesca è “La festa dei Moccoletti” di Ippolito Caffi 1852.
Questo quadro ci ricorda di quando il Carnevale di Roma era più importante e internazionale del Carnevale di Venezia.
Lungo la centrale via del Corso si svolgeva una sfrenata corsa dei cavalli con arrivo all’attuale piazza Venezia, evento centrale del Carnevale.
Il carnevale si chiudeva il Martedì Grasso con la Festa dei Moccoletti. Si usciva di casa mascherati e con in mano una candela o fiaccola o lanterna. Il gioco era mantenere accesa la fiamma il più al lungo possibile, mentre tutta la folla, con malizia si ricorreva scappando per la via del Corso, cercando di spegnere le luci delle candele delle carrozze o del proprio vicino per strada.
Chi si trovava con la candela spenta doveva togliersi la maschera.
La corsa dei cavalli Barberi fu abolita, nel 1874 per volere della regina, in quanto ritenuta troppo pericolosa, infatti quell’anno mori travolto dalla corsa dei cavalli un giovane ragazzino.
Questo segno il declino del Carnevale Romano.
Ma quanto sarebbe piu divertente, invece di portare stancamente le maschere dalla commedia dell’arte in un quadro, ispirarsi ai quadri per pensare a nuove maschere?
Perchè allora non travestirsi da Icaro di Matisse, con una tuta nera e blu e una cerchietto di Stelline? Oppure in uno dei personaggi surreali del Carnevale di Arlecchino di Mirò? L’Arte farebbe così il suo mestiere, quello di stimolare la fantasia.
di M.Cristina Cadolini