Carrozze per sole donne sui treni, un palliativo offensivo

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Di Redazione Metropolitan

Dopo l’ennesimo episodio di stupro su un treno della linea Varese-Milano è stata lanciata una petizione online per avere carrozze dei treni solo per donne. La petizione online ha raccolto quasi mille firme in un giorno. Ma realmente riservare una carrozza del treno alle donne può essere la soluzione?

Cosa è successo?

Una donna di Malnate, nel varesotto, per contrastare i reiterati episodi di violenza sul treno ha proposto una soluzione radicale quanto bizzarra. Ha lanciato una petizione online per chiedere a Trenord di istituire dei vagoni per sole donne. In proposito la promotrice della petizione ha dichiarato:

“Con questa petizione chiediamo a Trenord di dedicare, su tutte le sue linee, la carrozza di testa alle donne. In questo modo, a qualsiasi ora, si potrà viaggiare sicure. Abbiamo il diritto di usare i mezzi pubblici a qualsiasi ora del giorno senza paura. In altri paesi, sui mezzi di trasporto anche locale esistono carrozze dedicate alle sole viaggiatrici”.

Vagoni ad uso esclusivo per le donne non sono, peraltro, una novità nel resto del mondo. Ne esistono, infatti, in Giappone, Malesia, Thailandia, Brasile, Egitto e India.

carrozze per sole donne
Metro Rio- Photo Credit: web

I risvolti della proposta

Gli episodi di violenza vanno sempre condannati, la soluzione proposta però, a parere di chi scrive, parte da un evidente errore di valutazione. Le donne hanno diritto di viaggiare sicure a prescindere da una carrozza ad hoc. Ogni donna deve poter muoversi liberamente, vestita come vuole, senza incorrere in alcun rischio. Il problema della sicurezza delle donne non può essere risolto ghettizzandole in vagoni appositi. Predichiamo la parità, predichiamo uguali opportunità e poi chiediamo di essere isolate sui treni come una merce contagiosa.

La soluzione delle carrozze per sole donne evidenzia, poi, un’assoluta mancanza di fiducia nei sistemi preventivi e sanzionatori. Bisognerebbe maggiormente agire sull’educazione delle persone a monte, a scuola e in famiglia, bisognerebbe isolare casi patologici e, ancora, inasprire le sanzioni per chi commetta violenza. Isolando le donne in carrozze apposite si finisce per punire le vittime, anziché estirpare il fenomeno alla radice.

L’argine alla violenza non può e non deve ricorrere alla scappatoia di rinchiudere, nascondere, coprire le donne. Non siamo lontani dal pensiero di chi ritiene che le cause degli stupri siano minigonne o spacchi. Non si può aver paura di salire su un treno con l’unica colpa di essere donna. Ogni molestatore ha fatto una scelta, è lì, prima di quel bivio, che bisogna intervenire. Con modelli educativi, formativi e politici improntati al puro e semplice rispetto del prossimo.

Ci si domanda, inoltre, cosa accadrebbe se la soluzione di adibire carrozze a sole donne non portasse i risultati sperati. Del resto i vagoni dei treni sono tra loro comunicanti, prima di arrivare al treno si passa per le stazioni e prima ancora si attraversano strade. Cosa chiederemo allora? Corsie preferenziali per sole donne? Strade cui possono accedere solo donne?

Non è possibile vivere con la paura di essere violentate, camminare di sera fingendo di parlare al telefono per non essere avvicinate. Il problema della violenza è un grave fenomeno che affligge l’intera società e che non può essere risolto attraverso palliativi, anche offensivi, come rinchiudere le donne in una carrozza da sole.

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