Dopo l’aggressione al giornalista Piervincenzi, il leader di Casapound Di Stefano ha negato qualsiasi rapporto tra il partito e il clan Spada. Ma le cose stanno in maniera molto diversa.
Da giorni non si parla di altro: la brutale aggressione da parte di Roberto Spada al giornalista di Raidue Davide Piervincenzi, finito con il fermo di Spada (che però, codice di procedura penale alla mano, siamo sicuri che verrà scarcerato a breve dal tribunale del Riesame). Il giorno successivo all’aggressione, il leader di Casapound Simone Di Stefano ha sentito il bisogno di smentire le numerose voci che accostavano i fascisti del terzo millennio al clan sinti che spadroneggia nelle case popolari di Ostia Nuova.
«Roberto Spada non è un esponente di CasaPound. Con lui non condividiamo nulla, se non una sua presenza ad una festa per bambini in piazza 18 mesi fa. Non rispondiamo certo delle sue azioni e la violenza è sempre deprecabile». Una dichiarazione netta e tranchant, che in teoria spazza il campo dalle illazioni circolate in precedenza. In teoria, appunto.
Perché in teoria? Perché andando a spulciare un po’ i social, così come ha fatto il settimanale L’Espresso, viene fuori che Roberto Spada non è un semplice simpatizzante di Casapound, bensì un amico di due dirigenti, Luca Marsella e Carlotta Chiaraluce. Marsella e Chiaraluce non sono nemmeno due dirigenti di secondo piano, bensì i due che hanno portato i fascisti del terzo millennio allo strabiliante successo elettorale di Ostia, con un risultato che ha sfiorato il 10% di preferenze.
Per esempio in un post, Roberto Spada spara contro i giornali che accusano la sua famiglia. Troviamo, tra i commenti più evidenti, quello di Carlotta Chiaraluce: «A me Robé, quello che dispiace è che ogni volta che andiamo in tv o ci intervistano tirano in ballo te. Hai un’attività una famiglia e dei figli che nessuno di questi giornalisti pensa mai di tutelare». Per poi continuare, in un commento successivo: «Eh Robè, la cosa che più fa rabbia. E a noi spiace, che ci strumentalizzano così…sei incensurato, hai la fedina penale pulita e non sei un politico. Sei un cittadino privato che ha il suo lavoro e la sua famiglia. Non hanno nessun rispetto per i tuoi figli e per i danni e le sofferenze che possono creargli». Il post è stato cancellato, ma ci sono gli screenshot.
Oppure, in un’altra occasione, sempre la Chiaraluce scrive a Roberto Spada, su Facebook. Il tema è una grigliata sulla spiaggia di Ostia con la famiglia. Il messaggio: «Rò, più tardi passiamo». O, ancora, troviamo l’endorsement di Spada per Casapound il 26 ottobre, pochi giorni prima delle elezioni.
«Il 5 novembre si avvicina e sento dai cittadini quasi tutti la stessa cantilena “qua sto periodo se vedono tutti sti politici a raccontarci barzellette, mai visti prima, e dopo le votazioni risparirranno a guardarsi i cazzi propri…gli unici sempre esclusivamente presenti CasaPound”…… e questa la realtà ho molti errano? Cosa hanno fatto le altre forze politiche in questi due anni?…». Semplice simpatizzante politico? A scorrere Facebook sembra più che Roberto Spada sia tanto un sostenitore (nonché portatore di voti) quanto un amico stretto dei due dirigenti di Casapound di Ostia.
Certo, non vi è nulla di penalmente rilevante in tutto ciò. Ma appare lampante che Casapound non può negare con una semplice dichiarazione quanto accaduto in passato. I rapporti tra Spada e il partito ci sono stati, ben più stretti di quanto detto da Di Stefano, per cui nascondersi ora dietro un dito sarebbe quantomeno ipocrita.
Lorenzo Spizzirri