Inizia così il video girato dagli operatori di una nota RSA del litorale romano, Villa Linda, situata a Nettuno. Siamo entrati al suo interno per vedere come questa crescente emergenza sanitaria causata dal Covid-19 abbia alterato gli equilibri all’interno delle case di riposo.
“Questa è una storia semplice, eppure non è facile raccontarla. Come in una favola c’è dolore e, come una favola, è piena di meraviglia e di felicità”
La vita all’interno della struttura sanitaria
L’intervista al Dott. Roberto Rossi, Direttore Sanitario della struttura, specialista in Geriatria e Pneumologia.
Dott. Rossi, come ben sa è tristemente nota la “strage silenziosa” delle RSA. Potrebbe spiegarci, prima di tutto, qual è stata la vostra arma vincente che ha permesso di avere zero contagi all’interno della struttura fino ad oggi?
La tempestività. Abbiamo deciso di blindare la struttura impedendo l’ingresso al pubblico qualche settimana prima che scoppiasse di fatto l’epidemia. Abbiamo deciso autonomamente di anticipare le direttive governative in materia per proteggere con tempestività i nostri ospiti all’interno. Questa è stata la nostra vera arma vincente che si è dimostrata davvero efficace
I familiari come hanno preso la notizia della chiusura al pubblico?
Inizialmente, chiaramente, non tutti bene. Come anticipavo abbiamo deciso di chiudere la struttura un po’ di anticipo e questo ci ha permesso sì di salvaguardare i nostri ospiti ma ha generato anche l’insofferenza di alcuni familiari che non erano preparati ancora ad una decisione tanto drastica. Questo è assolutamente comprensibile perché il distacco, di fatto, c’è stato ed è stato importante ma con il senno di poi sono stati loro stessi a ringraziarci per la tempestività e la fermezza che ci hanno portati a non aver alcun paziente contagiato all’interno della struttura fino ad oggi.
Ovviamente per rendere il tutto meno traumatico abbiamo prontamente avviato un sistema di videochiamate. Nei diversi piani della struttura abbiamo messo a disposizione dei nostri ospiti dei tablet che gli permettono di continuare ad avere un riscontro visivo con i loro familiari. Tutto questo ovviamente è possibile grazie alla collaborazione piena e fondamentale di tutti i nostri operatori che, mai come ora, stanno facendo davvero il massimo.
Gli anziani come stanno vivendo questa situazione?
Inizialmente non è stato semplice per loro accettare di non vedere più i loro familiari, di non poter più uscire dalla struttura. Molti di loro erano soliti passare le loro giornate in compagnia dei loro cari o magari uscire per pranzare al mare la domenica pomeriggio piuttosto che per fare un giro di negozi. A tal proposito i nostri educatori, coordinati dalla nostra neuropsicologa, hanno svolto e stanno svolgendo un lavoro straordinario. Abbiamo spiegato la situazione ai nostri ospiti e li abbiamo aiutati ad accettarla decidendo anzi di farli sentire coinvolti.
Dal canto loro devo dire che hanno risposto benissimo e fin da subito si sono messi a disposizione della comunità scegliendo di metterci la faccia. Sono molti, infatti, i video che hanno girato con l’aiuto dei nostri collaboratori che si possono trovare scorrendo nella nostra pagina Facebook. Questo è importante per loro ma lo è ancor di più per i loro familiari che possono constatare in maniera diretta come di fatto a Villa Linda la vita continui. Sono moltissime le lettere di ringraziamento da parte loro che stiamo infatti ricevendo a tal proposito.
Com’è la vita all’interno della struttura?
All’interno della struttura la vita continua tranquillamente. Ovviamente abbiamo adottato delle misure di sicurezza ma senza alterare in alcun modo gli equilibri dei nostri ospiti. Si continuano le attività, si continua la fisioterapia, si continuano le visite giornaliere da parte del nostro staff medico e sanitario. I nostri ospiti devono continuare la loro vita, devono continuare a curare il loro orto, a dipingere e cucinare, devono continuare a cantare, ballare e sorridere. Questo è quello che stiamo facendo e mi sento di ringraziare tutto il nostro meraviglioso Staff per la cura, l’attenzione e l’amore che stanno mettendo nel loro lavoro.
In particolare come vi state organizzando?
Ovviamente abbiamo adottato tutte le misure di sicurezza come previsto dai decreti. Ogni giorno tutti gli operatori misurano la temperatura ad inizio e fine turno tramite termoscanner e provvedono ad annotarla in un registro cartaceo ma anche in un secondo registro informatico. Ovviamente ad inizio turno ognuno di noi indossa i DPI (dispositivi di protezione) necessari per lavorare nella massima sicurezza. A tal riguardo la struttura ha messo a disposizione del nostro personale tutti i dispositivi previsti dal decreto: guanti, occhiali, visiere, camici monouso, tute, mascherine, gel igienizzanti, ecc.
Inoltre, settimanalmente, procediamo con la sanificazione di tutti gli ambienti tramite la collaborazione con una ditta altamente specializzata al fine di poter tutelare ulteriormente i nostri ospiti. Chiaramente, dove possibile, abbiamo promosso lo smart-working pertanto diversi operatori stanno continuando il loro lavoro direttamente da casa.
Che impatto hanno avuto i vostri ospiti vedendovi così vestiti di guanti, mascherine e tutone?
Diciamo che all’interno della nostra struttura il clima che si respira è quello di una grande famiglia. Operatori e pazienti hanno un legame particolare ed ognuno di loro, come in ogni grande famiglia che si rispetti, stringe particolari simpatie per l’uno o piuttosto per l’altro operatore. Questo ci permette di lavorare divertendoci. I pazienti lo vivono quasi come un gioco e non sono pochi i loro commenti ironici sui nostri bizzarri outfit. Ebbene sì, accade anche questo.. si prendono gioco di noi (in maniera ironica ovviamente).
Quanto è cambiata la loro vita?
Non molto. La vita all’interno della struttura continua e sono stati loro stessi a dircelo, in prima persona, in uno dei tanti video girati grazie ai nostri operatori. Continua certo ma con un po’ di senso di responsabilità in più. Fortunatamente gli spazi all’interno della struttura sono molti e abbastanza ampi e questo ci permette di lavorare rispettando le giuste precauzioni e distanze di sicurezza anche tra ospiti nonostante l’ambiente all’interno sia completamente ovattato e isolato rispetto a ciò che sta accadendo fuori.
Come sarà, quest’anno, la Pasqua lontana dai familiari?
Sarà certamente una Pasqua diversa ma è nostra intenzione metterci il doppio dell’amore affinché nessuno di loro si senta solo. Abbiamo delle tradizioni e intendiamo senza dubbio portarle avanti. Come ogni anno, tutti insieme, abbiamo addobbato a festa la struttura. Come da tradizione, poi, spaccheremo il nostro uovo gigante augurandoci (con le giuste distanze) gli auguri di una buona Pasqua. Inoltre abbiamo preparato un menù d’eccellenza a prova dei più golosi. Tutto questo ci è stato possibile grazie alla collaborazione del nostro Chef che continua ad allietare i nostri palati. Del resto..non esiste nulla che non possa essere risolto con un sorriso e un buon pranzo!
Cosa significa per lei, ad oggi, lavorare in una casa di riposo?
Significa senso di responsabilità. Ho scelto di fare il medico ma, prima di tutto, ho scelto di prendermi cura dei più fragili. Questo significa non abbandonarli ma prendersi cura di loro, specialmente in momenti come questi. Gli anziani sono bambini che crescono all’indietro. Ne hanno viste tante ed ogni giorno continuano ad insegnarci qualcosa di nuovo. Non possiamo e non dobbiamo abbandonarli proprio adesso ma, piuttosto, fare del nostro meglio per proteggerli ed accudirli.
C’è un proverbio africano che credo sia emblematico:
“Il giovane cammina più veloce dell’anziano ma è l’anziano che conosce la strada”.
Ecco credo che, mai come ora, sia fondamentale continuare a farci illuminare il cammino dalla loro saggezza. Solo così possiamo uscirne davvero vittoriosi da questa tristissima battaglia.