Le sirene dei casi Siri e Savoini sono tornate a farsi sentire. Le rivelazioni di Repubblica hanno riacceso i riflettori sulla vicenda Moscopoli, mentre da Roma sono arrivate brutte notizie per Armando Siri. Matteo Salvini ostenta sicurezza ma la paura incombe in via Bellerio
Quella di ieri è stata una delle giornate più nere della storia recente per la Lega. I casi Siri e Savoini sono tornati alla ribalta delle cronache mettendo in imbarazzo l’ex partito del nord. Matteo Salvini ha provato a placare la bufera minimizzando, come sempre, sulla svolta nell’inchiesta Russiagate.
In realtà le rivelazioni di Repubblica hanno lasciato intendere che la posizione di Gianluca Savoini si sta facendo via via più complicata. Anche da Roma è arrivata una brutta tegola per il Carroccio, questa volta sul caso che vede coinvolto Armando Siri. Due notizie che arrivano a ridosso del cruciale appuntamento delle regionali umbre.
Caso Savoini: le nuove rivelazioni e la reazione di Salvini

La prima grana riguarda Gianluca Savoini. L’ex portavoce del leader leghista è indagato dalla Procura di Milano per corruzione internazionale nell’ambito della cosiddetta inchiesta Russiagate. Secondo l’accusa, Savoini avrebbe intavolato una trattativa con alti funzionari russi per concludere un affare sul petrolio che avrebbe dovuto portare soldi alla Lega.
In base alle rivelazioni di Repubblica, riportate dal quotidiano online Open, nelle mani degli inquirenti ci sarebbe un “pizzino”. A scrivere l’appunto sarebbe stato Meranda, anche lui presente al famoso incontro dell’hotel Metropol insieme a Savoini. Sul foglietto ci sarebbe uno schizzo relativo al passaggio di 65 milioni di dollari nei forzieri della Lega.
Matteo Salvini ha reagito alla notizia con la solita levata di scudi, mostrandosi sicuro su quello che sarà l’esito finale dell’inchiesta:
“Non c’è un dollaro, un fiorino, un rublo, io non ho mai visto o chiesto un euro. Possono fare e pubblicare tutti i disegnini che vogliono, aspettiamo che si chiuda l’inchiesta, che è aperta da più di un anno”
Caso Siri: autorizzato il sequestro del pc del senatore leghista

L’altra tegola riguarda Armando Siri. Il senatore leghista è indagato dalla Procura di Milano con l’ipotesi di reato di autoriciclaggio.
Lo scorso 29 luglio gli agenti della Guardia di Finanza si sono recati negli uffici dell’associazione di Siri per effettuare una perquisizione. Sulla scrivania dell’ufficio del senatore c’erano un pc modello Optiplex 790 ed un altro computer inutilizzato. A quel punto gli uomini della Gdf hanno dovuto interrompere il loro lavoro come da prassi davanti ad un membro del Parlamento.
I pm di Milano hanno quindi spedito al Parlamento una richiesta di autorizzazione al sequestro del pc del senatore. Ieri è arrivata la notizia che la Giunta delle elezioni e delle immunità, presieduta da Maurizio Gasparri, ha dato il via libera al provvedimento. I partiti di maggioranza hanno votato sì, mentre si sono opposti Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.
Questi scandali non giovano all’immagine del partito di Matteo Salvini, soprattutto in vista dell’appuntamento elettorale del prossimo 27 ottobre. La Lega spera infatti nel grande balzo dopo il calo nei sondaggi dell’ultimo mese. In via Bellerio dicono di non avere paura del giudizio degli italiani. Di sicuro però cominciano a temere quello dei magistrati.