Castelfiorentino (provincia di Firenze), Malika: “Mi hanno augurato un tumore, mi hanno detto che faccio schifo, che preferiscono una figlia drogata che lesbica e poi mi hanno cacciata di casa, cambiando la serratura della porta. Non ho nemmeno fatto in tempo a recuperare i miei vestiti e i miei effetti personali. Ho perso tutto, ma non mi pento di aver detto chi sono”.
Con queste parole Malika Chalhy denuncia pubblicamente le conseguenze del suo coming-out alla famiglia. Un caso che rende ancora più evidente il bisogno di approvare il Ddl Zan, la legge contro l’omotransfobia bloccata per volere del centrodestra e della Lega.
Malika: “Non mi vergogno per ciò che sono”
La storia di Malika, ventidue anni, inizia a gennaio, quando viene allontanata da casa, senza poter neanche recupere i suoi vestiti.
Il motivo dell’allentamento e dell’odio è l’orientamento sessuale di Malika. “Meglio una figlia drogata che lesbica“, si è sentita rivolgere la ragazza. Malika, nella videointervista per FanPage, con la voce rotta dal pianto, riesce a dire: “Però capisco che l‘errore non l’ho fatto io, per quanto possa amare una persona dello stesso sesso, non ho tolto nulla a nessuno“.
Negli oltre venti messaggi vocali che Malika conserva dello sfogo della madre, si sente la signora urlare contro la figlia ogni genere di insulto e violenza verbale, non mancano neanche le minacce di morte.
Una raccolta fondi per Malika
Parte della famiglia ha accolto Malika e ha organizzato una raccolta fondi per aiutarla a pagare l’avvocato e a sostenere le spese processuali contro i genitori. In questo momento la raccolta fondi ha raggiunto quota 20 mila euro. Un sostegno che Malika ringrazia tramite i social: “Porto avanti questa battaglia con coraggio, per i ragazzi che stanno passando quel che ho passato e sto passando io, per i bambini del futuro, per quel che conta nella vita… l’amore“.
Basta ostacoli al Ddl Zan
“È una vicenda dolorosissima, che ci impone di riflettere molto su quanto ci sia ancora da lottare per costruire una cultura diffusa di rispetto e di uguaglianza verso le persone Lgbtqia+”, dichiara l’assessora della Regione Toscana alle pari opportunità Alessandra Nardini.
Sono storie come questa che rendono necessaria l’approvazione del disegno di legge Zan, “per sancire il diritto di ogni cittadina e di ogni cittadino a non subire discriminazioni e violenze per chi si è o per chi si ama“, aggiunge Nardini.
Ricordiamo che a ostacolare il disegno di legge è stata la commissione Giustizia stessa, guidata dal leghista Andrea Ostellari. Uno stallo “burocratico” che poteva essere superato già da tempo e al quale il deputato PD Alessandro Zan ha risposto: “Gli alibi sono finiti”.
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Articolo di Giorgia Bonamoneta.