Un riepilogo dei fatti di ieri in Catalogna, dall’attentato di Barcellona a quello non riuscito fino in fondo di Cambrils. Il bilancio delle vittime e il punto sulle indagini.
La polizia sospetta che l’attentato avvenuto ieri a Barcellona sulla Rambla e l’attacco avvenuto intorno all’1:30 di stanotte a Cambrils (120 km a sud di Barcellona, sempre in Catalogna) siano parte di un unico disegno terroristico. Ma partiamo dal principio.
Ieri a Barcellona si è schiantato un furgone sulla folla che passeggiava sulla Rambla, nei pressi di Plaza Catalunya. Il veicolo, nella sua folle corsa durata oltre 600 metri, ha ucciso 13 persone e ne ha ferite più di 100 (ieri avevamo riportato 80, ma il bilancio si è aggravato). Si contano purtroppo anche due italiani tra le vittime. Si tratta di Bruno Gulotta, trentacinquenne di Legnano, e di Luca Russo, 25 anni, di Bassano del Grappa. La notizia della loro morte in Catalogna è stata confermata dal premier Paolo Gentiloni via Twitter.
L’Isis, intorno alle 21:30, ha rivendicato l’attentato attraverso un comunicato stampa diffuso dalla sua agenzia di stampa Amaq. E’ il primo attentato dell’Isis in Spagna, anche se molto spesso la penisola iberica era stata citata nella propaganda jihadista. In un video di propaganda dell’Isis si afferma testualmente: «Riconquisteremo Al Andalus, col volere di Allah. O carissimo al-Andalus! Pensavi che ti avessimo dimenticato ma quale musulmano potrebbe dimenticare Cordoba e Toledo». Giusto un filino in ritardo di 500 anni, ma dettagli.
La polizia aveva inizialmente fermato come organizzatore e tra gli esecutori dell’attentato Driss Oukabir, che risulterebbe anche essere colui che ha noleggiato il furgone usato nell’attentato di Barcellona. In realtà, secondo quanto riporta la stampa spagnola, Driss Oukabir si sarebbe consegnato spontaneamente alle autorità dopo essersi visto in tv per denunciare il furto dei propri documenti da parte del fratello diciassettenne, Moussa Oukabir. Sarebbe stato quest’ultimo, con i documenti del fratello, a noleggiare due furgoni – tra cui quello utilizzato nell’attentato – e a guidarlo nella sua corsa mortale. Il secondo furgone è stato poi ritrovato a Vic, sempre in Catalogna, 80 km a nord di Barcellona. La polizia ha fatto scattare la caccia all’uomo, ma Driss Oukabir è ancora in stato di fermo perché la sua versione non ha convinto gli inquirenti.
Dopo questa fase di terrore, ci si sposta a sud lungo la costa della Catalogna. Intorno all’1:30 di questa notte un’auto ha forzato le transenne dell’area pedonale del lungomare di Cambrils, cercando di travolgere anche qui la folla che passeggiava. La polizia è riuscita a bloccare l’auto, ingaggiando un conflitto a fuoco in cui sono stati uccisi tutti e cinque gli attentatori a bordo della vettura. Prima di essere bloccata però, l’auto aveva fatto in tempo a travolgere alcune persone, uccidendone una e ferendone sei. All’inizio si pensava che i terroristi indossassero cinture esplosive, ma ad un successivo esame quelle indossate si sono poi rivelate false. Una sesta persona è stata poi arrestata a Cambrils, poco dopo l’attacco.
Perché si pensa che l’attacco alla Catalogna di ieri sia un unico piano e non una serie di azioni di lupi solitari? Tra le macerie di una casa crollata mercoledì per l’esplosione di alcune bombole di gas sono stati ritrovati documenti che collegano il crollo al duplice attentato di ieri. In particolare, le bombole ritrovate avrebbero dovuto essere montate sul furgone e sull’auto che hanno compiuto gli attentati. La casa si trova ad Alcanar, 200 km a sud di Barcellona. Nell’esplosione, dovuta forse alla preparazione del materiale per l’attentato, un uomo è morto ed un altro è rimasto gravemente ferito. Il ferito, attualmente in ospedale, è in stato di arresto.
Un’altra persona, originaria dell’enclave spagnola in Marocco di Melilla, è stata arrestata ieri sera ad Alcanar, perché sospettata di legami con l’attentato. La polizia crede che sia i terroristi morti che quelli arrestati facessero tutti parte di una cellula dell’Isis, e che il duplice attentato di ieri sia stato effettuato in anticipo rispetto al progetto iniziale per il timore che le indagini sull’esplosione di Alcanar potessero portare ad un loro arresto prima di riuscire a compiere l’attacco.
Lorenzo Spizzirri