“Di te mi fido, è degli altri che non ho fiducia”, “Stai attenta quando torni tardi” e molte altre sono le raccomandazioni fatte a ragazze e donne da parte di parenti e amici per evitare di subire molestie di strada (catcalling). Queste preoccupazioni generano paura o consapevolezza?
Twitter: luogo di scontri ideologici
Giugno è stato accolto da una pioggia di insulti social, la dichiarazione incriminante è questa: “Io onestamente oggi non vorrei nascere maschio”.
Protagonista della vicenda è Marco Crepaldi, laureato in psicologia, affronta online temi sociali e di attualità, con particolare attenzione alle problematiche sociali maschili.
In questo caso però Marco ha attirato su di sé l’attenzione di quelle che ormai sono state definite “nazifemministe”, che come gruppo si è mosso per criticare il soggetto, più che l’affermazione.
Non serve dire che l’insulto non genera nessun tipo di confronto e che nel dibattito serve avere argomentazioni per non cascare nelle più banali accuse, motivo per cui, quasi venti giorni dopo, il clima è ancora teso e il caso Crepaldi torna in tendenza (venerdì 19 giugno).
Solo il “Bronx” è pericoloso
Andrea Lombardi, C’è di peggio su Youtube, entra nella discussione.
Sabato 20 giugno Twitter ha visto salire in tendenza l’hashtag #Bronx, infatti in risposta a Lombardi sono stati postati una serie di tweet che mettono in luce un fenomeno radicato e strutturale della nostra società: il catcalling e, purtroppo, non solo quello.
Gli episodi sono numerosi ed è proprio su questo aspetto che Lombardi, in un video uscito sul suo canale Youtube, ha dichiarato: “Mi sono trovato di fronte a persone che raccontavano di una realtà che io non ho mai conosciuto, una realtà di un paese, l’Italia, dove uscire di casa per andare a fare la spesa, uscire per portare il cane al parco, uscire per andare in università, sul treno, sull’autobus, in strada, tutte queste attività sono vissute con terrore, perché ogni volta il rischio di essere vittima di violenze e altri tipi di molestie è quasi una certezza”.
Nel video premette di essere stato volutamente provocatorio con il citato tweet, per far emergere quella che, a detta di Lombardi, è un’iperbole, un linguaggio pensato per ingigantire il problema: “Vogliono spacciare questa per normalità”.
Dietro ogni racconto c’è una persona
Ho cercato di capire dove fosse la verità, imparziale nel domandare a queste testimoni dirette di catcalling qualche dettaglio in più sulle vicende condivise sul social.
Porti con te oggetti anti-agressione come spray, fischietto o altro?
Il 33,3% si arrangia con chiavi e portachiavi come arma di difesa, il 13,9% ha risposto di possedere uno spray al peperoncino o un fischietto. Un altro 13,9% non ha uno di questi oggetti e infine una larga fetta del grafico è occupato da chi ha intenzione di acquistarne uno (38,9%).
Hai mai ricevuto consigli prima di uscire?
Una risposta prevedibile (100%).
“Mia madre è davvero super ansiosa e con una motivazione lecita: guardando per lavoro il telegiornale per svariate ore al giorno sente tutte le drammatiche notizie che affliggono il mondo femminile. Sa più di me tutte le cose brutte che accadono e ha sviluppato una iper apprensione. Le sue domande e i suoi consigli sono sempre volti a proteggermi”.
(Camilla, 25 anni, studentessa)
Il terrore citato da Andrea Lombardi è conseguenza di un effettivo difetto nella società o è frutto di un’eccessiva tendenza alla paranoia?
Le donne temono di prendere i mezzi pubblici, di camminare da sole in certi quartieri e strade, limitando di fatto la loro geografia. L’80% di loro evita di indossare un certo tipo di vestiario per non attirare attenzioni indesiderate.
Paura, ansia, senso di colpa e vergogna, sono questi gli effetti psicologici del catcalling.
Negare l’indirizzo politico del discorso femminista sarebbe una banalizzazione, ma in questo caso si sta parlando di esperienze di ragazze che hanno vissuto molestie di vario genere in prima persona.
Insulti da un lato e mancanza di empatia d’altra, su entrambi i fronti si sta però utilizzando un’errata retorica.
Uno che sente di poterci spiegare come gira il mondo, uno che parla di temi delicati e importanti senza citare neanche mezza fonte a sua favore, ma semplicemente basandosi su ciò che prova; non solo vive in un mondo che non ha compreso appieno, non è neanche disposto ad ascoltare un gruppo di donne che manifestano del disagio estremo e decide di non crederci a propri”, commenta @Liv_ing_ su Twitter in merito al video sopra citato.
Forme di violenza
Diamo allora alcuni numeri pubblicati sul sito dell’Istat, con data 25 novembre 2019. Il dato più vistoso è quello sulla violenza fisica o sessuale ai danni delle donne, stiamo parlando di quasi 7 milioni, il 31,5%. Interessanti i dati riportati sotto le categorie stereotipi, pregiudizi e motivazioni della violenza nella coppia: per il 7,2% “di fronte a una proposta sessuale le donne dicono no ma in realtà intendono sì”; per il 6,2% “le donne serie non vengono violentate”.
I numeri, come le parole dei racconti su Twitter, rappresentano persone, donne e uomini. Nella banca dati del numero antiviolenza e stalking sono presenti più di 15.000 chiamate verificate.
“Unite vinciamo” contro il catcalling
Dall’iniziativa di @wina.ctrl nasce Unite vinciamo gruppo Telegram: “con l’intento di aiutarci nei momenti difficili o in cui ci sentiamo in pericolo: sguardi indiscreti che vi mettono in allarme, situazioni in cui non potete scappare (es. mezzi pubblici) e avete bisogno di appoggio morale o anche solo compagnia (messaggi o chiamate) mentre tornate a casa da sole”.
Dopo aver aderito a quel gruppo mi sono accorta come ogni giorno almeno 3 su 157 subiscono molestie e allora immaginiamoci su scala nazionale o mondiale. La nostra società è diseducata (Carlotta – testimonianza da Telegram)
La paura non è immotivata, la violenza di genere è entrata nel gergo familiare come inviti a fare attenzione, in televisione con programmi true crime e sul web come discussione. Uno studio della Cornell University che ha coinvolto 22 Stati e su 16.600 donne l’84% ha dichiarato di aver subito molestie di strada.
Quale disagio crea a un uomo non urlare commenti, spesso molto volgari, alle donne per strada? Nessuno. Mentre a molte donne crea disagio sentire quelli che loro definiscono complimenti. Quindi se per loro non sono necessari, ma la loro assenza potrebbe far sentire più al sicuro una donna perché continuare imperterriti a farli? (Eliana – testimonianza da Telegram)
Numerose sono le iniziative nate dal fenomeno Crepaldi, luoghi virtuali di supporto come Unite vinciamo, di informazione e dibattito.
Ho chiesto a Martina, voce dietro il blog a.rainbow.mess.blog che cosa ne pensasse di questa “paranoia” da catcalling:
E la paura consiste anche nel poter alzare la propria voce, mostrare il proprio corpo senza sentirsi in difetto o essere oggetti sessuali, scegliere la propria vita senza essere giudicata, derisa, silenziata, insultata basandosi su genere, orientamento sessuale, salute fisica ed economica, corporatura ed etnia: che lo si voglia o meno, i diritti civili non sono opinioni.
Allontanare termini estremisti, come nazifemminismo e privilegi, è il primo passo per riportare il dibattito sul tema dell’inclusività, senza impalcature di complotti o travi di sistemi patriarcali.