Uscito nelle sale il 20 febbraio 2020, Cattive acque è un film drammatico, che ripercorre le vicende di Robert Bilott, avvocato statunitense di grande fama. La sua vita tranquilla è però messa in discussione da un incontro, che segnerà per sempre il suo futuro. Basato su una storia vera, Cattive Acque racconta in 126 minuti il famoso scandalo della DuPont. Dopo Io non sono qui, Carol e La stanza delle meraviglie, Todd Haynes torna nei cinema con un successo dai sapori più quieti e tradizionalisti, lasciando che sia la storia stessa ad evocare emozioni nello spettatore.
Qualcosa sulla trama…
É il 1998 quando Rob Bilott, avvocato dell’Ohio, riceve la visita di Wilbur Tennant, un contadino del West Virginia, che accusa le industrie chimiche che operano vicino alla sua fattoria di aver causato la morte delle 190 mucche che alleva. Da primo collaboratore e difensore della DuPont, Rob Bilott ne diventa un acerrimo nemico, conducendo un’inchiesta che durerà per quasi 20 anni. Dopo aver osservato le stranezze che animano la città di Parkersburg, dagli atteggiamenti anomali degli animali, ai denti neri dei cittadini, Rob scopre che l’acqua da cui si abbevera l’intera comunità è contaminata da una sostanza tossica, la PFOA, conosciuta anche come C8. La DuPont, infatti, versa ogni giorno nelle acque quantità di PFOA sei volte superiore rispetto al limite consentito, provocando la morte di uomini e animali. È ora chiamata a risponderne in tribunale.
Una denuncia sociale alla corruzione – cattive acque
Un thriller atipico, che in alcuni tratti ripercorre sotto forma di documentario uno degli scandali più grandi della storia. Todd Haynes privilegia, infatti, una narrazione semplice e fedele dei fatti, che funga da denuncia sociale nei confronti di un sistema sempre più corrotto e che tralasci, completamente o quasi, le vicende umane che circondano la vita del protagonista. Questa scelta risulta però coerente e adeguata a un Rob Bilott totalmente immerso all’interno di una realtà parallela, in cui l’unico obiettivo è fare la cosa giusta.
Il fattore tempo è scandito da immagini nere e imponenti, che ricercano un coinvolgimento da parte del pubblico, che sente sulla sua pelle il peso degli anni che scorrono imperterriti e che assorbe quelle emozioni e quei pensieri che non emergono esplicitamente nel film. Il tutto è contornato da sprazzi di un orgoglio squisitamente americano, che si alterna tra giustificazione per il danno e desiderio di un ritorno alle tradizioni, come sottolineato dalle note di John Denver e Johnny Cash.
Candidato ai Satellite Awards come migliore attore in un film drammatico, Mark Ruffalo incarna il coraggio e la paura di un uomo che mette in discussione tutta la sua vita per un caso misterioso e tragico.
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