E’ stato fermato questa notte l’ultimo componente della banda che appena 8 giorni fa aveva stuprato una ragazza polacca e una transessuale a Rimini. Mancava solo lui all’appello degli inquirenti, dopo che due marocchini di 15 e 17 anni si erano già costituiti volontariamente, obbligati dal padre, e il terzo uomo era stato fermato dalla polizia
Guerlin Butungu, questo il nome del ventenne fermato dal decreto dell’autorità giudiziaria dopo che il procuratore per i minorenni di Bologna, Silvia Marzocchi, aveva già fermato gli altri tre ragazzi. Guerlin Buguntu, congolese, si era nascosto per tutti questi giorni nella stazione ferroviaria di Rimini ed è stato bloccato dagli agenti dello Sco e della Squadra mobile di Rimini e Pesaro nel tentativo di partire con un treno diretto a Milano. Gli inquirenti pensano che nei piani del ventenne ci fosse l’obiettivo di raggiungere la Francia e da lì sparire nel nulla.
Guerlin Betungu sarebe secondo gli inquirenti il capo della banda di Rimini e il materiale esecutore dello stupro dopo che gli altri avevano rubato il cellulare alla ragazza polacca. Guerlin è un richiedente asilo per motivi umanitari e si trova in Italia dal 2015 dopo essere sbarcato a Lampedusa.
La ricostruzione dei fatti e la stretta attorno a lui è stata possibile grazie a quanto svelato dagli altri giovani ragazzi già fermati, in particolare i due fratelli marocchini avrebbero rivelato tutto al padre, comunicandogli anche il nome del congolese e confermando così i sospetti della polizia, comunque già sulle tracce del ragazzo.
«Mi ha detto che lui era con suo fratello, l’altro mio figlio di 15 anni, e altri due loro amici, un nigeriano e un congolese, a Rimini. Hanno partecipato allo stupro di cui parlano da giorni il telegiornale e il vostro giornale – ha raccontato il padre dei due marocchini a “Il Resto del Carlino” – Quello maggiorenne li ha costretti ad andare a Rimini, che gli prometteva i soldi se loro magari rubavano qualche cellulare e poi lo rivendevano a lui. Che li ha fatti bere, una birra in un locale, una in un altro […] Il maggiore mi ha detto che il congolese ha puntato la ragazza polacca, e gli ha detto a loro ‘A questa ci penso io…’. Il congolese la picchiava, le tirava gli schiaffi, lui ha provato a dirgli ‘Lasciala fare, perché fai queste cose’, ma poi l’ha trascinata lontano da loro e ha continuato».
Molto soddisfatte le autorità di polizia e le istuzioni cittadine di Rimini, da più di una settimana rimaste con il fiato sospeso per il pericolo che il crimine potesse ripetersi e per la rilevanza mediatica che i fatti hanno avuto all’estero.
«L’arresto di questa mattina è stato una doppia soddisfazione perché a mettere le manette al quarto uomo sono state due donne. Un gesto simbolico che ha reso giustizia alle vittime delle violenze – commentaì il Questore Maurizio Improta – Un risultato reso possibile da un grande lavoro di squadra. L’uomo fermato questa mattina, un nigeriano maggiorenne che risulta richiedente asilo, in un primo momento è rimasto meravigliato dalla presenza dei poliziotti e ha cercato di negare la sua identità. Ma ormai era stato inchiodato».
Anche il Sindaco di Rimini si dice soddisfatto, come risulta da uncomunicato pubblicato a nome di tutta l’amministrazione cittadina: «Rimini si sveglia da un incubo durato otto giorni. A nome di tutta la comunità riminese, non può che esprimere un grande ringraziamento e i più sinceri complimenti alla Polizia di Rimini, alla Squadra Mobile, al questore Maurizio Improta, alla Procura e a tutti coloro che a vario titolo hanno collaborato alle indagini e alla riuscita in tempi rapidi dell’operazione».
Lorenzo Maria Lucarelli