C’è posta per te: come la tv normalizza la violenza

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Di Giorgia Bonamoneta

Pioggia di critiche su C’è posta per te. La puntata incriminata è stata presentata sui canali ufficiali di Mediaset con questa didascalia: “‘Lo sbaglio lo hai fatto. Ci potevi pensare prima’. Stefano è arrabbiato e deluso da Valentina… Riuscirà a perdonarla?“. Quella andata in onda a C’è posta per te però non è una storia romantica come si voleva far credere, ma il contrario.

Durante lo show viene presentata l’ex coppia Valentina-Stefano e dal racconto introduttivo di Maria De Filippi emergono tutte le caratteristiche di una relazione tossica. In particolare è il comportamento di Stefano a creare disagio. La conduttrice presenta alcuni episodi che delineano un matrimonio-gabbia e che si conclude in seguito a un “errore imperdonabile”: Valentina tradisce Stefano.

Il programma è stato fortemente criticato per molti aspetti, dalla conduzione che sembrava voler spingere Stefano ad aprire la busta in tutti i modi, fino alle risate del pubblico alle battute di lui. Spesso però le critiche non hanno centrato il punto, spostando la responsabilità di quanto visto in serata sulla vittima. Ecco che la normalizzazione della violenza attuata dalla puntata viene perpetrata anche dagli utenti che la criticato, colpevolizzando la vittima di essere “parte del problema“.

C’è posta per te: cosa è andato in onda

Questa è la storia di un matrimonio interrotto” così Maria De Filippi introduce la storia di Valentina e Stefano. Lei che piange perché le manca il marito e lui che non riesce a perdonarle il tradimento subito. Valentina racconta che cercava di essere una moglie, una madre e una donna di casa perfetta, aderendo in tutto e per tutto al modello di donna che il marito le chiedeva di essere. Non bastava. Dopo 16 anni di matrimonio e di episodi di violenza verbale, la donna tradisce suo marito. Il tradimento di Valentina passa così in primo piano rispetto agli episodi violenti che la conduttrice utilizza per introdurre la storia. Secondo l’ex marito il tradimento è imperdonabile, perché è stato il tradimento a distruggere la famiglia.

L’errore più grande di C’è posta per te – dopo aver scelto di portare questa storia in tv – è stato quello di tentare di rimettere insieme la coppia a ogni costo, nonostante la violenza di lui.

Umiliazione ed educazione: gli episodi raccontati sono segnali di allarme

Valentina racconta che cercava di essere una moglie e una madre perfetta, lavorando tanto fuori quanto dentro casa. In questo racconto di vita perfetta l’uomo – tra le risate del pubblico – racconta che stanco dopo il lavoro rimaneva sul divano a guardare la televisione. Maria De Filippi incalza Stefano a spiegare quale ruolo avesse all’interno della famiglia o cosa facesse per Valentina. Cerca di metterlo in difficoltà ricordando gli episodi violenti commessi, dalle patatine schiacciate a terra fino agli insulti in pubblico.

L’episodio delle patatine, come quello del seggiolino, è un segnale d’allarme di violenza domestica. Anche frasi come “hai voluto tre figli, adesso pedala” sono un tipo di atteggiamento che andrebbe bloccato e corretto.

Entrambi gli episodi sono agghiaccianti. Nel primo caso, durante un pranzo di Natale con famiglia e parenti, cadono delle patatine a terra e Stefano le schiaccia perché Valentina non le ha raccolta al primo ordine. Nel secondo caso Valentina parcheggia l’auto in un modo che a Stefano non piace e finisce per scagliare il seggiolino dei figli a terra. In entrambi gli episodi non mancano insulti quali “inutile” o “cog**ona”. Quello che viene descritto è la ricerca di comportamento servile per compiacere l’uomo. Ma soprattutto l’incapacità di quest’ultimo di rendersi conto che la donna non esiste soltanto in sua funzione o in funzione della cura della casa e dei figli.

Victmin blaming e isolamento della vittima – photo credits: web

C’è posta per te avrebbe dovuto educare: cosa sono le red flags

Gli episodi vengono raccontati in chiave critica, ma allo stesso tempo va in onda un’umiliazione mediatica della vittima. In nessun momento si percepisce lo scopo di voler educare a riconoscere i segnali d’allarme (red flags) di una violenza domestica o di una relazione tossica. Quello che avremmo voluto vedere era altro, come la presa di posizione da parte dello show. Maria De Filippi poteva impedire l’apertura della busta.

Victim blaming: quando la critica è parte del problema

C’è posta per te diventa invece un luogo dove legittimare e normalizzare la violenza domestica. In quasi tutte le storie di ricongiungimento familiare c’è sempre un latente e perverso “senso di famiglia” che come una gabbia lega vittime e abusatori. La narrazione del matrimonio perfetto prima del tradimento ha lo scopo di deresponsabilizzare C’è posta per te. Questo meccanismo è tanto subdolo quanto la manipolazione della violenza emotiva e della violenza domestica subita dalla vittima.

Soprattutto questo tipo di narrazione ha impedito a gran parte della critica di cogliere il vero problema: la vittima non è in parte colpevole perché voleva tornare con l’ex marito. L’attacco alla vittima, che la vede colpevole, si chiama victim blaming ed è un’estrema semplificazione della violenza, quanto una deresponsabilizzazione dell’abuser. È difficile spiegare come oltre un decennio di violenza possano influenzare la vittima, ma si può immaginare una sorta di “lavaggio del cervello”.

Si chiama impotenza appresa o impotenza acquisita. La neuroscienza e la psicologia descrivono così il comportamento di un soggetto il cui cervello è predisposto a pensare di non avere alcun controllo della situazione. È piuttosto comune nelle relazioni violente che la vittima sviluppi impotenza appresa, anche dopo aver lasciato l’abusatore. Questo sistema infatti impedisce alla vittima una fuga completa, perché la mente ha imparato a vivere in modo fatalistico la propria situazione.

Un’altra televisione è possibile, una nella quale non si racconta una violenza per poi accompagnare la vittima tra le braccia dell’ex abusatore. La televisione potrebbe essere un supporto all’educazione, invece di spettacolarizzare la sofferenza. La televisione dovrebbe raccontare la violenza, ma con lo scopo di educare e non di lasciare spazio all’abuser narcisista di primeggiare e vincere sulla vittima. Un’altra televisione è possibile.

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Articolo di Giorgia Bonamoneta