Li avevamo lasciati alla fermata di un treno, in una stazione tra persone che venivano, altre che andavano. A partire non era una persona qualunque. Il nuovo libro di André Aciman Cercami, prova a riempire quei vuoti lasciati dal primo libro Chiamami col tuo nome.
L’autore, nel sequel uscito in Italia lo scorso ottobre per Guanda Editore, prova a mettere la parola fine ad una storia che a distanza di anni, a dispetto del tempo, della vita, non ha mai avuto la parola fine. Lo abbiamo atteso, ci abbiamo anche fantasticato un pò su perché il libro precedente poneva tutte le basi per un finale alternativo e a scelta della fantasia di ognuno.
Nessuno di quei finali era mesto, disilluso, triste. Non poteva esserlo perché c’è già tanta negatività e tristezza nel mondo che per una volta vogliamo credere che sarà diverso. E magari sapere cosa succede dopo non fa poi così paura. Non ho mai avuto buona considerazione dei sequel: a chi interessa sapere cosa succede dopo. Meglio consolarsi con quello che vorresti succedesse, senza veder distruggere le proprie aspettative.
Le più grandi storie d’amore, vissute in un libro o in un film, non hanno quasi mai un seguito che vada oltre quelle pagine o quella pellicola. Basta sapere che quell’amore c’è stato e proprio perché lasciato in sospeso è potenzialmente eterno. Nella nostra mente può essere esattamente ciò che vogliamo.
Bastava sapere che Elio e Oliver, divisi da un oceano, da anni e scelte di vita diverse, continuavano ad amarsi, a lasciare un posto vuoto in attesa; a dedicare i propri pensieri l’uno all’altro; a desiderare di condividere anche piccoli momenti insieme; di essere presenti, nell’essenza, nel ricordo, l’uno per l’altro, ogni giorno, nonostante tutto.
Non ci sarebbe stato molto altro da dire.
Per i realisti un po’ cinici come me, Chiamami col tuo nome aveva già il suo lieto fine: sapere che esiste un amore così è più che sufficiente.
Ma qualcosa di non concluso c’è sempre.
Il libro è suddiviso in quattro parti, scandito ritmicamente come una sonata di Bach o un ouverture di Mozart: Tempo; Cadenza; Capriccio; Da capo. Il filo conduttore sembra essere quello delle seconde possibilità: per il padre di Elio; per Elio stesso e per Oliver. Come se qualcuno avesse premuto il tasto pausa per loro e li avesse invitati a riflettere.
Cosa fare? Andare avanti verso qualcosa di nuovo, tornare indietro e continuare a vivere nel passato. Nessuno ti insegna a prendere queste decisioni, le prendi e basta: di istinto, di pancia, di cuore. E se è questo a guidarti non saranno mai scelte sbagliate.
Come una preghiera sussurrata al cuore davanti ad un muro testimone: Cercami, trovami e annulliamo tutti gli anni persi ad essere qualcuno di diverso; ad amare qualcun altro; a vivere una vita incompleta.
“Quando vengo qui, che sia da solo o con altra gente, con voi per esempio, sono sempre con lui. Se restassi qui un’ora a fissare questo muro, starei con lui per un’ora. Se parlassi con questo muro, mi risponderebbe.”
“E cosa ti direbbe?” […]
“Che cosa mi direbbe? Semplice: ‘Cercami, trovami’.”
“E tu cosa risponderesti?”
“La stessa cosa. ‘Cercami, trovami’. E siamo entrambi felici. Adesso lo sapete. “