A distanza di poco più di una settimana dal rifiuto di una coppia di ragazzi fidanzati in una struttura calabrese, solo perchè gay, un nuovo spiacevole episodio di discriminazione ha colpito l’Italia: un ragazzo di colore è stato respinto da un albergatore di Cervia, in Romagna

Questa volta siamo al Nord, dove idealmente si pensa che le persone siano più aperte, ma forse si tratta di un mero dire.
I fatti risalgono a metà giugno ma sono stati resi noti solo adesso: ad essere coinvolto è una ragazzo milanese di 29 anni, di origini brasiliane, residente in Italia da quando aveva 3 anni. Come ormai da diverse stagioni Paolo, questo il suo nome, si stava preparando per iniziare a lavorare durante il periodo estivo in una struttura alberghiera che si trova tra Cervia e Milano Marittima. Tutto era pronto, il titolare gli aveva già accordato il periodo di lavoro, mancavano solo i documenti per completare il contratto. 
Il 17 giugno, in procinto di inviare la copia della sua carta di identità, Paolo riceve un SMS dall’albergatore che lo lascia attonito: «Mi dispiace ma non posso mettere ragazzi di colore in sala qui in Romagna la gente è molto indietro con mentalità scusami ma non posso farti venire giù ciao».

Paolo viene lasciato a casa, solo perchè di colore, con un semplice messaggio, da un giorno all’altro, perchè, a dire dell’albergatore, la gente del territorio avrebbe storto il naso a vedere uno di colore in sala.

Indignato e disiaciuto Paolo decide di non esperire alcuna azione giudiziaria personale per vedersi risarcito del danno, patrimoniale e non patrimoniale per l’offesa ricevuta, ma di rivolgersi a Filcams-Cgil di Ravenna che assisterà l’iter legale del ragazzo, dando inoltre risalto pubblico alla vicenda che ha contorni e ripercussioni non solo su di lui ma sulla comunità intera.
«Siamo una famiglia da sempre impegnata nella tutela dei diritti così abbiamo pensato che non era il caso di procedere con un’azione legale personale e ci siamo affidati a questa associazione che da sempre tutela i diritti dei lavoratori e dei lavoratori discriminati per razza – afferma la mamma di Paolo – Nell’Italia del 2017 un fatto del genere deve essere considerato terrificante, non è possibile che si calpesti la Costituzione Italiana, il Trattato di Lisbona e le leggi del nostro Paese».

«Siamo di fronte ad un fatto grave, vergognoso, con uno sfondo razziale pesante. È decisamente il caso più eclatante che ho visto in 20 anni di sindacato», commenta Manuela Trancossi della segreteria provinciale della Cgil di Ravenna. 
 «Quel messaggino è incredibile – sottolinea Roberto Cornigli, segretario della Filcams Cgil di Ravenna – il territorio per come lo conosciamo noi non è assolutamente così, i ragazzi di colore sono sempre stati assunti senza problemi, pensi che ormai quasi tre lavoratori su dieci nel settore sono stranieri. Semmai i problemi sono di tipo diverso: lavoro irregolare, paghe che iniziano ad essere troppo basse tanto che alcuni preferiscono ormai cercare lavoro in Croazia, in Spagna o addirittura in Grecia dove sono pagati di più. Ma fino a questo punto no, non siamo davvero mai arrivati».

Ad oggi Paolo ha ricevuto tantissime offerte di lavoro da altri albergatori della zona, rimasti colpiti dalla vicenda che, sentitisi chiamati in causa, si sono voluti allontanare dalla decisione presa dal loro collega, assumendo il comportamento contrario e raccontando come, invece, loro stessi impieghino ogni anno maestranze di ogni razza e cultura, senza alcuna distinzione, ma guardando solamente al lato professionale della persona.

Anche il Sindaco di Cervia ha deciso di prendere le distanze da quanto affermato dall’arbergatore: «È questo un fatto di particolare gravità che non appartiene alla cultura della nostra città e che nulla ha a che fare con la nostra realtà lavorativa e imprenditoriale, che da sempre si avvale di maestranze provenienti da ogni luogo e da ogni parte del mondo, senza mai effettuare discriminazioni di razza, etnia e di religione – afferma Luca Coffari – La risposta data dall’albergatore è doppiamente grave, perché non solo inaccettabilmente discriminatoria, ma perché offensiva anche nei confronti del nostro sistema turistico-imprenditoriale, in quanto la Romagna si è sempre dimostrata una terra aperta con una mentalità e un sentire comune che vivono di integrazione, rispetto e correttezza. Mi preme sottolineare che qui l’unico “indietro” è il singolo albergatore. Chiunque può verificare come nelle nostre attività siano integrati lavoratori italiani e stranieri ormai da anni e come la nostra comunità abbia fatto e continui a fare dell’integrazione un valore fondamentale per la crescita futura».

Un fatto che ha dell’incredibile: da una parte, se fosse vero quel che dice l’albergatore, che  la gente è molto indietro con la mentalità, ciò sarebbe una grande regressione rispetto a quanto si pensava l’Italia avesse raggiunto negli ultimi anni.
Sembra però più probabile, almeno da quanto risulta dalle affermazioni degli altri albergatori della zona e del Sindaco di Cervia, che la realtà non sia quella prospettata dall’albergatore chiamato in causa ma che egli, anzi, si sia voluto nascondere dietro una bugia per giustificare in qualche modo la propria scelta di non voler assumere Paolo che sarebbe stata più legittima se dovuta ad altri motivi, reali e insuperabili.
Inoltre, anche se fosse vero, come dice l’albergatore, che in Romagna il tasso di razzismo è alto, sarebbe stato un segnale positivo e in controtendenza quello di assumere un ragazzo italiano di colore, per lanciare un chiaro messaggio anche ai suoi clienti. Ma forse l’albergatore ha ceduto al suo di razzismo o ha preferito la propria clientela, e quindi i guadagni, dando adito, ancora una volta in Italia, ad un triste episodio di razzismo.

Lorenzo Maria Lucarelli