Vecchia conoscenza delle autorità italiane, Cesare Battisti dovrebbe scontare nel nostro paese ben due ergastoli. Ora potrebbe essere estradato

«Non temo l’estradizione, sono protetto dall’asilo politico». Con queste parole Cesare Battisti, il terrorista italiano con un efferato passato nei “Proletari Armati per il Comunismo”, tornato nuovamente alla ribalta dopo il presunto tentativo di fuga dal Brasile alla Bolivia, respinge le richieste italiane alla sua estradizione.

Cesare Battisti, che in Italia dovrebbe rispondere di due condanne all’ergastolo , si trova ora in Brasile dove ha goduto per anni  dello status di rifugiato politico, concessogli nel 2009, per il “fondato timore di persecuzione del Battisti per le sue idee politiche” e successivamente revocato dall’autorità giudiziaria.
Cesare Battisti, però grazie alla decisione dell’ex Presidente Lula che nel 2011 scelse di emanare un decreto che prevede di non darlo in mano alle autorità italiane, estradandolo, dispone di un visto permanente nel paese sudamericano.

Le cose potrebbero però presto cambiare per Cesare Battisti. Le autorità italiane e brasiliane stanno tessendo una sottile tela di accordi per assicurare il terrorista alla giustizia italiana. Cesare Battisti potrebbe essere presto estradato, non godendo più ormai dello status di rifugiato politico.

Cosa vuol dire essere rifugiato politico?

Con la dicitura “rifugiato politico” si intende, a livello internazionale chi, per ragioni essenzialmente politiche, ma anche economiche e sociali, è costretto ad abbandonare lo Stato di cui è cittadino e dove risiede, per cercare rifugio in uno Stato straniero.

La condizione di rifugiato politico, che è una condizione di diritto, pertanto riconosciuta formalmente, è prevista dalla Convenzione di Ginevra del 1951, firmata da 147 paesi tra cui anche l’Italia.

Tale status da diritto ad un trattamento protettivo da parte del paese ospitante, teso ad evitare che i rischi che vi sottendono possano concretizzarsi.

Che cosa è l’estradizione e come funziona?

Come chiarisce formalmente il Ministero della Giustizia, “per estradizione s’intende la consegna, da parte dello Stato richiesto allo Stato richiedente, di una persona ricercata o perché oggetto di una sentenza di condanna definitiva ad una pena detentiva o ad una misura di sicurezza privativa della libertà personale (estradizione esecutiva) o perchè oggetto di una ordinanza di custodia cautelare in carcere (estradizione processuale)“.

Tale istituto, regolato sia a livello internazionale sia dai singoli ordinamenti interni, è chiaramente motivato dall’esigenza di garantire l’indagato o il condannato allo Stato richiedente che vuole esercitare la propria giustizia, ove ve ne siano i presupposti, sul soggetto  spesso fuggito per sottrarvisi.

Le norme di diritto internazionale dettano i principi che regolano lato sensu l’istituto dell’estradizione, lasciando invece ai singoli ordinamenti interni il compito di stabilire le procedure di funzionamento.

Anche il nostro Codice Penale regola dettagliatamente quali sono le condizioni per poter chiedere (estradizione attiva) ad un altro paese o poter accordare (estradizione passiva) a quello richiedente  l’estradizione di un condannato o un indagato, insieme al relativo procedimento.

E’ tuttavia comune alla generalità degli ordinamenti nazionali il dare prevalenza ad eventuali trattati sottoscritti o patti intercorrenti tra i singoli paesi nel caso in cui vi fossero. Solo in caso in cui tali previsioni manchino si da esecuzione alla disciplina nazionale.

L’Italie e il Brasile hanno sottoscritto un’apposita convenzione bilaterale, definita “Trattato di Estradizione”, a Roma nel 1989, ratificata dal nostro paese con la Legge n. 144 del 23 aprile 1991. L’estradizione attiva e passiva che riguarda le autorità italiane e brasiliane viene regolata dunque attraverso tale disciplina speciale, rientrandovi pertanto anche il caso del terrorista Cesare Battisti.

La Convenzione Italia-Brasile

Con l’accordo bilaterale

“Ciascuna Parte si impegna a consegnare all’altra Parte, su domanda,
secondo le norme ed alle condizioni stabilite dal presente Trattato,
le persone che si trovano sul suo territorio e che sono ricercate
dalle autorita’ giudiziarie dell’altra Parte ai fini dello
svolgimento di un procedimento penale in corso nei loro confronti o
ai fini dell’esecuzione di una pena restrittiva della liberta’
personale”.

Quale è dunque il problema che rende più difficile l’estradizione di Cesare Battisti?
Ovviamente, per evitare abusi dell’istituto, atti ad evitare che un soggetto sia condannato per lo stesso fatto più volte o per evitare che sia sottoposto a procedimenti che violino i diritti dell’indagato/condannato, l’estradizione in determinati casi non deve essere concessa e in altri il paese richiesto può invece valutare discrezionalmente.

Sono proprio questi i casi di cui stiamo parlando previsti dalla convenzione Italia-Brasile.
In particolare, l’estradizione non deve essere concessa quando:

  • Se alla data della richiesta è intervenuta secondo la legge di una delle parti, prescrizione del reato o della pena: secondo la legge del Brasile i reati contestati a Cesare Battisti in Italia sarebbero già stati prescritti;
  • Se il fatto per il quale è domandata richiesta è considerato dalla parte richiesta reato politico: sino a che Cesare Battisti era considerato rifugiato politico, in Brasile egli veniva considerato come perseguitato per le proprie idee da parte dell’ordinamento italiano;
  • Lo Stato richiesto, inoltre, può decidere di rifiutare di concedere l’estradizione nel caso in cui il richiesto sia un cittadino dello Stato stesso: Cesare Battisti non è realmente un cittadino del Brasile ma come abbiamo avuto modo di sottolineare gli è stato concesso un visto a tempo indeterminato, che lo pone in una situazione di incertezza rispetto al proprio status.

Sono questi, dunque, i principali limiti che stanno rendendo più difficile il procedimento di estradizione, negli ultimi anni definitivamente arenatosi senza che le ripetute istanze delle autorità italiane riuscissero a sortire alcun effetto.

L’unica via alla quale le autorità sembra si stiano già appellando, sarebbe riuscire ad aggirare il decreto dell’ex presidente Lula. L’attuale governo brasiliano sembra aver individuato come fare: una delibera della Corte Suprema del 1969 dichiara che “la pubblica amministrazione può annullare i propri atti – in presenza di un vizio oppure revocarli – per ragioni di convenienza o di opportunità“.

Trovato lo strumento, non resta che utilizzarlo, sempre che le autorità brasiliane vogliano ceramente assicurare un terrorista come Cesare Battisti alla giustizia. Potrebbe essere questione di ore o di anni.

Lorenzo Maria Lucarelli