Benvenuti nell’universo femminile di LetteralMente Donna. Faremo un viaggio tra India e Italia alla scoperta di una grande poetessa. Parleremo di buddismo, meditazione e versi poetici. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a Chandra Livia Candiani e alle sue opere.
“Strano finire in India, non trovare quello che cercavo, sentirmi sola e poi, attraverso semplici istruzioni di stare col respiro senza modificarlo e con le sensazioni fisiche così come sono, sentire di entrare in qualcosa di conosciuto da sempre, ma poi smarrito e tanto inutilmente cercato nei luoghi e nelle situazioni più varie e infine eccolo lì”
Così in un’intervista Chandra Livia Candiani ha raccontato il suo arrivo in India e il suo avvicinarsi al Buddismo. Della filosofia buddista sono permeati i suoi versi delicati e al tempo stesso struggenti e potentissimi. La poesia è infatti per la Candiani un fare artistico e religioso che pone al centro del suo universo il divino, da lei stesso definito, “ la struttura cellulare di qualunque cosa esista”.
Chandra Liva Candiani e lo stare nel mondo
La poesia di Chandra Livia Candiani riflette, come il buddisimo e la meditazione insegnano, sullo stare al mondo. Essere nell’universo, si evince dalle sue raccolte poetiche come “Sogni del fiume” e “Bevendo il te con i morti” vuol dire farlo sia nel bene quanto nel dolore e nel male perchè è anche attraverso la sofferenza che si conosce la bellezza. Questo è il segreto principale dei versi della Candiani che appaiono immediatamente rivoluzionari e sovversivi.
Il periodo prebuddista
Chandra Livia Candiani ha avuto un doloroso periodo prebuddista come dimostra la sua prima raccolta di versi intitolata “Poesie mestruali”. Qui abbattendo ogni pregiudizio si parla liberamente di aborto, di utero e di perdita della verginità indagando con versi duri e potenti sul corpo femminile e sui sentimenti reali ad esso collegati in epoca fortemente di censura. Sono versi rivoluzionari e politici di cui spesso l’autrice non parla e che in parte furono pubblicati nell’antologia “Poesia femminista” curata da Laura Di Nola nel 1978.
Stefano Delle Cave