Il 12 febbraio del 2000 si è spento Charles Schulz, da allora si spensero anche le strisce dei “Peanuts”
“Non beve, non fuma, non bestemmia. È nato nel 1922 nel Minnesota. Vive modestamente ed è “lay preacher” in una setta detta la Chiesa di Dio; è sposato e ha, credo, quattro bambini. Gioca a golf e a bridge e ascolta musica classica. Lavora da solo. Non ha nevrosi di alcun genere. Quest’uomo dalla vita cosi sciaguratamente normale si chiama Charles M. Schulz. È un Poeta.”
Con questa veritiera descrizione di Charles Schulz, Umberto Eco apre la prima raccolta italiana delle strisce dei Peanuts, “Arriva Charlie Brown!” del 1963, sottolineando che la poesia che caratterizza il bimbo pelato e compagni, non deriva da una vita estrema fatta di eccessi, ma da una reale, una degna di essere vissuta nella sua semplicità, proprio come quella del grande vignettista.
Il 12 febbraio del 2000 Charles Monroe “Sparky” (chiamato così dallo zio in onore di un cavallo di un fumetto) Schulz morì di attacco cardiaco a Santa Rosa, in California, all’età di 78 anni, dopo varie sofferenze dovute alla chemioterapia per un tumore al colon e a tanti piccoli ictus. Da quel giorno, o meglio, dal 13 febbraio del 2000, si spensero anche i Peanuts, perché d’allora, su nessun giornale, uscì più una loro striscia per volontà del loro stesso creatore.
Schulz creò il personaggio di Charlie Brown nell’ottobre del 1950, rappresentando in quel piccolo ragazzino timido e biondo se stesso, e nel suo fido compagno disilluso Snoopy, il piccolo Spike, il cane di famiglia. Charlie Brown è comparso su oltre 2600 testate, è stato tradotto in più di 20 lingue e pubblicato in più di 70 nazioni. Lui e i suoi amici sono comparsi anche in una serie di cartoni animati, 2 lungometraggi animati (l’ultimo nel 2015) e una commedia musicale nel 1967. Nel 1955 Schulz vinse grazie a loro il Reuben, uno dei premi più importanti nell’ambito fumettistico.
Nonostante il grande successo il fumettista ha sempre voluto disegnare da solo il suo fumetto e lo fece per oltre cinquant’anni, senza mai nessun assistente al fianco per aiutarlo con i colori o uno sceneggiatore con il testo, fino al 1999. Quell’anno scoprì di essere malato e a causa dell’indebolimento dovuto al tumore e cure varie, il 14 dicembre dello stesso anno disse addio al gruppo di bambini che lo portò al successo annunciando al mondo che non avrebbe più preso la matita in mano per disegnarli ancora. Ma conservò una striscia per il suo vero addio al mondo, pubblicata sui giornali il 13 febbraio del 2000…
I Peanuts, letteralmente “noccioline”, nome che il suo creatore ha sempre odiato (infatti il titolo originale era Li’l Folks, ma fu cambiato per non confonderlo con altre strisce fumettistiche), hanno riempito l’anima e la mente di moltissime generazioni con le loro verità pungente, i loro dubbi e timori sul futuro, sull’amore, sulla vita, con la loro simpatia reale e a tratti totalmente drastica. Sono 20 anni che ormai non ci sono più, 20 anni che il suo creatore ha smesso di illuminarci, così io vorrei ricordarli qui sotto con alcune delle strisce che più mi fanno riflettere:
SEGUITECI ANCHE SU:
FACEBOOK
INSTRAGRAM
Maria Francesca Focarelli Barone (BatMary)