Un folto gruppo di estremisti di destra ha manifestato ieri a Charlottesville, Virginia. Durante gli scontri con altri manifestanti e con la polizia vi sono stati 3 morti e 19 feriti.

Da mesi i suprematisti bianchi, nostalgici dei bei tempi del Ku Klux Klan quando si poteva andare a linciare un nero in piena libertà, sono in piena mobilitazione in tutti gli ex stati confederati degli Usa contro la rimozione di monumenti dedicati ai personaggi storici della guerra civile difensori dello schiavismo. Ieri, a Charlottesville, una grande manifestazione indetta per protestare contro la rimozione della statua del generale Lee, capo dell’esercito confederato, è degenerata in forti scontri tra i suprematisti e altri manifestanti che si opponevano alla loro iniziativa.

I suprematisti si erano radunati nella piazza di Charlottesville dove si trova la statua di Lee, brandendo bandiere della Confederazione e urlando frasi e slogan nazisti come “Gli ebrei non ci sostituiranno”. E’ qui che sono stati raggiunti dai dimostranti antirazzisti: inizialmente separati da alcune barriere, i due gruppi sono poi riusciti ad arrivare allo scontro.  La polizia e la guardia nazionale sono intervenuti per sedare i disordini, che hanno causato una quindicina di feriti.

Un paio d’ore dopo i disordini, un’auto è piombata a forte velocità su un corteo di manifestanti antirazzisti uccidendo una donna e ferendo altri 19 manifestanti per poi darsi alla fuga. La vittima aveva 32 anni. La polizia ha poi bloccato e arrestato un uomo di 20 anni, James Alex Fields Jr., residente in Ohio e proprietario della vettura. Le accuse sono di omicidio volontario, lesioni e omissione di soccorso.

Il presidente Trump, sia pure con un certo ritardo, ha condannato le violenze di Charlottesville in maniera generalizzata, ma senza prendere direttamente posizione contro la manifestazione dei suprematisti (con influenze naziste) bianchi. Questa cosa ha scatenato molte polemiche anche all’interno del suo stesso partito, con numerosi esponenti che hanno bollato i suprematisti come “il male assoluto”, vili fanatici sconfitti dalla storia. 

Si è fatto notare come molti manifestanti fossero elettori di Trump (numerosi portavano il berretto con lo slogan “Make America great again” della campagna presidenziale), e l’ex leader del Ku Klux Klan David Duke ha così risposto a Trump: «Ti consiglio di guardarti allo specchio e ricordare che sono stati i bianchi americani che ti hanno fatto diventare presidente e non i radicali di sinistra». 

Ma, ancora prima delle manifestazioni degli ultimi mesi, è alla stessa campagna elettorale di “The Donald” che si può imputare questa forte ripresa della Alt-Right americana xenofoba e guerrafondaia. Una campagna elettorale profondamente divisiva, che ha scavato ancora più in profondità quel solco che già divideva la popolazione americana in bianchi e neri, poveri e ricchi, ignoranti e istruiti.

Lorenzo Spizzirri