Che cosa sono i kibbutz

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Di Alessia Spensierato

Nella mattina di sabato, durante un’incursione via terra in Israele, membri del gruppo militante palestinese di Hamas hanno attaccato una festa organizzata nelle vicinanze del kibbutz di Urim, una comunità situata a circa 15 chilometri dalla Striscia di Gaza. Un evento che ha scatenato ulteriori scontri tra i miliziani palestinesi e le forze armate israeliane, sia nel kibbutz di Be’eri sia in quello di Re’im, nonostante il presidio delle forze armate israeliane o dei servizi di sicurezza interni. Innumerevoli i danni agli edifici, e centinaia di cittadini israeliani sono stati uccisi o presi in ostaggio. In Israele si contano circa 250 kibbutz, collettivi di agricoltori nati per lo più attorno alla Seconda guerra mondiale, con una popolazione di circa 125.000 abitanti. Oggi però si sono evoluti parecchio

Che cosa sono i kibbutz

kibbutz sono piccole comunità ebraiche egalitarie, nate soprattutto prima e dopo la Seconda guerra mondiale. Oggi in Israele ce ne sono più o meno 250, con una popolazione totale di circa 125mila abitanti: nacquero essenzialmente come comunità collettive di agricoltori, ma nel tempo si sono evolute.

Sono comunità autosufficienti che generalmente hanno tra i cento e i mille abitanti e si autogovernano con un sistema di democrazia diretta. A volte sono delimitate da cancelli o filo spinato, e a volte semplicemente da uliveti, campi coltivati o dal deserto.

Tutti i membri percepiscono lo stesso stipendio e ricevono gratuitamente una casa e un lavoro, spesso nei campi o nelle fabbriche interne al kibbutz, e hanno diritto a decine di altri servizi, come le cure mediche: tutto quello che si guadagna viene reinvestito nella comunità. In un kibbutz si cucina e si mangia tutti insieme. In origine i bambini non crescevano con i propri genitori, ma venivano allevati tutti insieme da membri incaricati di occuparsi di loro, e vedevano i genitori per qualche ora al giorno. Ora non è più così. Chi nasce dentro a un kibbutz comunque non è obbligato a restarci.

Nei primi anni di esistenza dello stato di Israele, fondato nel 1948, i kibbutz erano la colonna pratica e simbolica del progetto ebraico in Palestina: centinaia di famiglie e ragazzi ebrei arrivarono da tutto il mondo – perlopiù dall’Occidente, sfuggendo spesso a persecuzioni – per costruire villaggi, fabbriche e fattorie in una terra poco ospitale, in mezzo a mille difficoltà.

Nei nuovi villaggi, la vita fu impostata sulla base di un rigido socialismo, che a causa della sua forte componente comunitaria aveva molto attecchito nelle menti dei primi intellettuali sionisti. Le foto di ragazzi in canottiera e pantaloncini che costruiscono cose in mezzo al deserto, circolate molto in quegli anni, rispecchiano l’immagine che Israele voleva dare di sé: un paese giovanissimo, dinamico e fatto da persone che si erano lasciate dietro le loro vite per costruire una società che volevano più giusta e sicura.