208 cm per 156 kg, Sofoklis Schortsanitis è stato uno dei giocatori più iconici degli ultimi anni del basket europeo. Ripercorriamo le tappe della carriera di Big Sofo o Baby Shaq se preferite, che vedremo incrociarsi più volte con l’Italia.

Sofoklis Schortsanitis, gli inizi e Cantù

La carriera del centro greco di origine camerunense inizia a Salonicco, precisamente all’Iraklis. Nonostante la mediocrità della squadra, Big Sofo riesce a mettersi in mostra tanto da essere draftato a 18 anni dai Los Angeles Clippers. Tutttavia, non attraverserà mai l’Atlantico per giocare nella massima lega americana. Attraverserà, pochi mesi dopo, il Mediterraneo, approdando a Cantù, dove ancora oggi viene ricordato più per gli avvenimenti fuori dal campo che per le sue prestazioni. Infatti, il centro si rese protagonista di situazioni bizzarre come quando si addormentò con le patatine sul fuoco, incendiò la cucina e i pompieri non riuscirono a caricarlo sulla barella e dovettero usare un paranco per spostarlo.
“Un giorno ordinò 12 pizze e altre quattro da portarsi a casa”, ha raccontato Bruno Arrigoni, ex direttore sportivo della squadra brianzola.

Sofoklis Schortsanitis, dall’Olympiakos al Maccabi 2014

Attenzione. Mai giudicare un libro dalla copertina.
Schortsanitis non fu soltanto un personaggio divertente e ironico. Fu, soprattutto, un grande centro, determinante, capace di raggiungere risultati importantissimi.
La svolta arriva dopo Cantù. Un anno nell’altra squadra di Salonicco e poi cinque all’Olympiakos, durante i quali è spesso frenato dagli infortuni e riesce a vincere soltanto una Coppa di Grecia.
Arriva, poi, la prima esperienza con la squadra più significativa della sua carriera: il Maccabi Tel Aviv. Ci rimarrà dal 2010 al 2015, fatta eccezione per un anno da protagonista al Panathinaikos nel 2012. Da questo momento, il suo palmares diventerà sempre più ricco. Vince 4 campionati, 6 coppe nazionali, 3 Coppe di Lega israeliana e una magica Eurolega nel 2014 con il Maccabi. Un’impresa che più impronosticabile non si può, proprio come come la carriera di Sofoklis Schortsanitis.

Sofoklis Schortsanitis
Schortsanitis vs Olimpia Milano nel 2014
(photo credits: Sportando)

L’Eurolega del 2014 e quella sfida al Forum…

Il 2014 fu l’anno più importante della carriera di Sofoklis e, in generale, dell’ultimo periodo storico del Maccabi. E’ in questa occasione che il destino del centro greco si incrocia ancora con una squadra italiana, perché per ogni sogno realizzato ce n’è sempre uno infranto.
Siamo al 14 aprile del 2014. Gara 1 dei playoff di Eurolega validi per l’accesso alle Final Four, ospitate quell’anno dal Forum di Assago. Una strepitosa Olimpia Milano guidata da Keith Langford e Ale Gentile si trova a sette lunghezze di vantaggio sulla squadra di Tel Aviv. Da quel momento blackout totale, fischi discutibili, un overtime e Maccabi che porta a casa una delle più incredibili partite di sempre.
I gialloblu non guardarono più indietro. Contro tutti i pronostici, Big Sofo e compagni chiuderanno la serie 3-1, vinceranno una drammatica semifinale contro il CSKA, chiaramente all’ultimo secondo e supereranno in finale i Galacticos del Real Madrid, ovviamente dopo un overtime. Schortsanitis, dopo aver vinto la concorrenza di Zizic per il ruolo di centro titolare, si era rivelato più che mai decisivo, in una delle imprese più inaspettate e meravigliose della storia del gioco.

Sofoklis Schortsanitis
Shaq e Baby Shaq
(photo credits: BasketUniverso)

Le ultime non indimenticabili esperienze

Dopo quel glorioso successo, la carriera di Baby Shaq fu un lento e inesorabile declino. Inesorabile perché non è mai stato un maniaco dell’etica del lavoro e, come spesso accade, una volta raggiunto un risultato così prestigioso è quasi scontato sentirsi appagato.
Un derby contro l’Hapoel portò addirittura l’ex Cantù a scagliarsi contro un tifoso avversario e a rischiare di macchiare definitivamente una carriera.
Il tempo di Sofoklone a Tel Aviv era concluso.
L’ultimo tentativo di mettersi in gioco avvenne l’anno dopo, quando la Stella Rossa lo ingaggiò per sostituire l’ormai NBA Boban Marjanovic. Durò soltanto tre mesi la sua esperienza a Belgrado, per nulla positiva, tanto che la squadra iniziò ad ingranare subito dopo il suo addio.
Da lì in poi fu tutto una toccata e fuga in squadre di medio basso livello. Oggi milita ancora nel campionato greco, per i colori del Ionikos Nikaias.

Una carriera luci e ombre ma, tutto sommato, di assoluto rispetto. Un mondiale e un europeo con la maglia della Grecia, una volta nello Euroleague First Team, due volte MVP dell’All Star Game greco.
Un giocatore impossibile da odiare, che, paradossalmente, ha sempre dimostrato la sua fame prima sul campo, che fuori e di cui è davvero difficile dimenticarsi.

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