Chen Quishi era da giorni a Wuhan per raccontare la situazione che vive la città, contrastando la propaganda del regime. Da giovedì non si hanno sue notizie. Le autorità dichiarano che è in quarantena, ma nessuno dei familiari e degli amici riesce a mettersi in contatto con lui.
Chen Quishi, avvocato 34enne e citizen journalist, che da settimane girava per strade ed ospedali Wuhan per documentare la situazione nella città focolaio del coronavirus, è sparito da giovedì.
Quishi era in città dal 24 gennaio, esattamente un giorno dopo che la città è stata isolata dal resto del paese. Con un coraggio ed una determinazione che raramente il governo cinese perdona, l’avvocato ha documentato le condizioni in cui versano ospedali, centri di isolamento e simili, tratteggiando un quadro radicalmente diverso da quello raccontato dalla propaganda del governo cinese.
La situazione a Wuhan raccontata da Chen Quishi
Persone che avevano contratto il virus che tentavano per giorni di farsi ammettere nell’ospedale, pazienti con crisi respiratorie, sicuramente infetti, che giacevano su letti di fortuna nei corridoi, finanche una donna in sala d’attesa che chiedeva disperatamente di spostare in obitorio il corpo di un uomo al suo fianco, oramai esanime.
Non è mancata la critica alla CCTV, televisione governativa cinese, che l’avvocato accusa di trasmettere un’immagine distorta di quanto accade a Wuhan, limitandosi a confezionare servizi filmando unicamente la situazione nella zona verde dell’epidemia, quella meno a rischio.
Nonostante nei suoi video dichiarasse di non aver paura, il suo volto e le lacrime trattenute a stento dicevano tutt’altro, e ne avevano fondato motivo. Da giovedì Chen è sparito, e nessuno sa dove sia.
Chen Quishi aveva già denunciato che ufficiali governativi avevano fatto visita ai genitori, consapevole di essere attenzionato dalle autorità, ma soprattutto era preoccupato della censura messa in atto per contrastare la sua opera di diffusione. In un’intervista rilasciata alla BBC, Quishi ha detto che “La censura è severa, gli account delle persone vengono chiusi se condividono i miei contenuti”.
La preoccupazione di familiari e amici
Ufficialmente, l’avvocato è stato messo in quarantena, ma la madre ed i suoi amici più stretti lamentano l’impossibilità di mettersi in contatto con lui. La prassi adottata in Cina per questa emergenza prevede che al paziente infetto, benché isolato, sia data la possibilità di tenere con sé il proprio smartphone per tenersi in contatto con i familiari, ma da giovedì il cellulare di Chen Quishi squilla a vuoto.
Da qui la preoccupazione di molti, compreso il campione della MMA Xu Xiaodong, amico di Quishi, che, tramite il suo account Twitter ed il canale Youtube dell’amico, ha pubblicato un video per aggiornare la cittadinanza cinese su quanto sta accadendo.
Lo stesso Xu Xiaodong contesta la possibilità che Quishi avesse contratto il coronavirus; l’avvocato aggiornava quotidianamente gli amici sul suo stato di salute, e non ha mai fatto riferimento alla possibilità di aver contratto il virus.
Fortunatamente, al momento sono ancora attivi i suoi canali social di Youtube e Twitter, ma solo per un motivo specifico: Chen Quishi ha dato ordine ad altri attivisti e collaboratori di cambiare immediatamente le password dei suoi account qualora non fossero più stati in grado di contattarlo.
Questo specifico caso dice molto sul clima di paura che vivono tutti coloro che tentano di combattere contro la dittatura comunista del paese del dragone; Chen ne era consapevole, ma ciò nonostante ha sempre tirato dritto per la sua strada:
[nda: Art. 53 della Costituzione Cinese: I cittadini della Rpc hanno libertà di parola, stampa, riunione, associazione, viaggi, dimostrazioni.]
Non è la prima volta che Chen Quishi sfida la censura cinese
Non è la prima volta che Chen Quishi sfida apertamente il governo; già ad ottobre si recò ad Hong Kong per documentare le proteste dell’ex colonia britannica, tentando di scardinare la narrazione governativa che indicava i manifestanti come riottosi e separatisti, e lo ha fatto caricando tutti i suoi video su Weibo, il popolare social network cinese, costantemente monitorato dalla Commissione di vigilanza nazionale. In quell’occasione, Quishi fu richiamato a Pechino, interrogato diverse volte e diffidato dal continuare la sua attività investigativa.
SEGUICI SU
FACEBOOK
TWITTER
INSTAGRAM
REDAZIONE ATTUALITA’