Gli incendi dei boschi intorno a Chernobyl hanno provocato “radiazioni al di sopra del normale“.
A lanciare l’allarme è stato Yegor Firsov, capo del servizio di controllo ecologico statale ucraino, domenica scorsa tramite un post su Facebook.
Chernobyl, incendi nella “zona di alienazione”
Yegor Firsov ha mostrato che in questi giorni le radiazioni sono state di circa 16 volte superiori alla norma. L’incendio che si è propagato tra sabato notte e domenica mattina sta distruggendo più di 100 ettari di foresta.
Intanto, mentre si cercano di capire la cause dell’incendio, le autorità ucraine stanno intervenendo per domare le fiamme nella “zona di alienazione”, un’area istituita dopo il Disastro di Chernobyl, per evacuare la popolazione locale e prevenire l’ingresso nel territorio più colpito dalle radiazioni. Fatta eccezione per pochissime persone che hanno deciso di restare, la zona di alienazione a Chernobyl oggi è disabitata.
La corsa contro il tempo per domare gli incendi
Per spegnere l’incendio Kiev ha mobilitato due aerei, un elicottero e circa cento vigili di fuoco. L’incubo ora è che il livello di radiazioni possa alzarsi ancora di più, compromettendo la flora e la fauna intorno all’ex centrale nucleare sovietica.
L’incubo delle radiazioni
Per ricostruire il disastro di Chernobyl dobbiamo andare un po’ indietro nel tempo, precisamente alla notte tra il 25 e il 26 aprile del 1986, quando l’esplosione del reattore numero 4 della centrale nucleare “V.I. Lenin” sconvolse il mondo intero.
Quella sera era in corso un test di sicurezza su uno dei quattro reattori della centrale nucleare, ma qualcosa andò storto: l’improvviso innalzamento della temperatura del nocciolo provocò un’esplosione nucleare. In pochissimo tempo una nube radioattiva avvolse tutte l’area che circondava la centrale nucleare.
Nei giorni successivi l’URSS cercò prima di minimizzare l’evento, poi corse ai ripari evacuando le 336mila persone che vivevano nelle zone contaminate dalle radiazioni. Il disastro di Chernobyl riaccese il dibattito mondiale sul nucleare.
L’incidente provocò decine di vittime, anche se il numero esatto è ancora un’incognita a causa dell’impossibilità di ricondurre con certezza alcune morti direttamente all’esplosione.
Il Partito Verde Europeo ha stilato un rapporto in cui sostiene che le morti causate dal disastro nucleare causate dalle radiazioni siano tra le 30 e le 60mila.
Radiazioni, le conseguenze sulla natura
Oggi Pripyat, il centro abitato più vicino al luogo dell’esplosione, è una città fantasma. Tutto è immobile, fermo a quella notte tra il 25 e il 26 aprile del 1986.
Le case, le scuole, gli uffici: ogni cosa è ancora al suo posto da più di trent’anni, esattamente come gli abitanti in fuga dalle radiazioni le lasciarono.
Solo la natura sembra ancora ricordare perfettamente quella notte da incubo: un intero bosco di pini, a causa delle radiazioni, ha assunto uno strano colore rossiccio per poi morire definitivamente e alcuni animali presentano delle malformazioni genetiche.
Ancora oggi, su un campione di oltre 40 specie di uccelli dell’area di alienazione, gli esperti hanno notato delle dimensioni anomale dell’encefalo. Insomma, se l’uomo ha in qualche modo dimenticato, la natura ancora porta le cicatrici del drammatico incidente nucleare.
Al di là della tragedia: il successo della serie TV “Chernobyl”
L’anno scorso, a oltre 30 anni dalla tragedia, si erano riaccesi i riflettori sull’esplosione nucleare a Pripyat grazia alla serie televisiva Chernobyl, serie TV scritta da Craig Mazin e diretta da Johan Renck.
La serie ha riscosso un enorme successo, sia di critica che di pubblico, facendo anche incetta di numerosi e prestigiosi premi, due Golden Globes e tre Emmy, per citarne alcuni. Dopo la serie tv, l’ex centrale nucleare di Chernobyl è diventata una vera e propria meta di pellegrinaggio, con tanto di turisti pronti a scattarsi un selfie davanti al tristemente famoso reattore numero 4.