Chuck Taylor nasce a Brown Country, Indiana, esattamente 119 anni fa. Ha giocato ben 11 anni nel basket professionistico, ma nel 1968 entrò nella Hall of Fame non come giocatore, non come allenatore, ma per il contributo, senza il quale il basket non sarebbe quello è. Vediamo come.
Chuck Taylor: one shoe, one icon
Quando Chuck Taylor era un giovane studente dell’High School Columbus, già era solito indossare le Converse sui campi da gioco. Le All-Star ai tempi non rappresentavano ancora l’icona del basket e della scarpa di ginnastica e senza la passione che Chuck aveva per quelle sneakers non lo avrebbero mai fatto. Infatti, quando l’hall of famer decise di non frequentare il college, si recò all’azienda della Converse alla ricerca di un impiego. Lo trovò come addetto alle vendite e da lì cambiò radicalmente tutta la storia del brand. La brillante idea del Converse Basketball Yearbook, che riuniva fotografie dei migliori campioni che indossavano quelle scarpe, fu decisiva anche per il basket stesso, promuovendo le immagini dei fenomeni Nba. Nel 1932 il suo nome comparve anche all’interno del logo circolare, facendo sia dell’uomo che della scarpa un simbolo vero e proprio del basket americano e dello sport in generale.
Inoltre, il lavoro di Chuck non si fermò qui. Continuò a girare il mondo per promuovere il brand e lo sport nel quale operava. Fu il primo a considerare il concetto di clinic, insegnando la cultura cestistica nelle palestre, nei college, nelle High School.
Da molti è considerato il vero padre della pallacanestro. Quello che è certo è che senza di lui e senza le All Star Chuck Taylor, il basket avrebbe avuto un percorso diverso e forse oggi non sarebbe tra gli eventi più seguiti al mondo.