Da quando a Maggio l’associazione Writer’s Guild of America ha intrapreso una protesta per via delle complesse condizioni contrattuali e dei bassi compensi salariali, Hollywood si è unita in una rappresaglia dalle dimensioni epocali, mai raggiunte in sessant’anni di storia cinematografica americana. L’ultimo aggiornamento, che vede il SAG-AFTRA aggiungersi al movimento che ha interrotto il lavoro dei colossi cine produttori, pone l’attenzione sulle celebrity: tutti quei volti noti, tra attori ed attrici, che decidono di esporsi permettendo alla protesta di raggiunge il massimo dello share mediatico. Tra questi vi sono brand ambassador e fashion rappresentative che inevitabilmente, scendendo lungo le strade di Hollywood, coinvolgono la moda, portando questa ad intervenire, discutendo su pro e contro del cine-fashion attivismo.
Cine-fashion activism: i motivi della protesta
La protesta è parte di un movimento più ampio che sostiene i diritti dei lavoratori coinvolgendo diverse associazioni tutelari. Nel caso specifico del cinema, il SAG-AFTRA rappresenta più di 160mila operatori e professionisti, e l’Alliance in Motion Picture and Television Producer che a sua volta tutela studi cinematografici e servizi di streaming, non sono riusciti a trovare un accordo per il rinnovo triennale della collaborazione. A risentirne sono le royalty: se, prima, attori e autori continuavano a percepire un guadagno ogni volta che il movie, al quale si aveva lavorato, veniva trasmesso, ora i grandi nomi del servizio di streaming on-demand hanno sostituito i canali di riproduzione standard comportando un taglio delle royalty. A questo si aggiunge il dissenso dei lavoratori del grande schermo che si dicono preoccupati per l’introduzione di software di Intelligenza Artificiale generativa perchè potrebbero andare a sostituire ruoli e professioni in nome del risparmio, portando, così, più di mille persone ad essere sostituite dall’innovazione delle macchine da set, senza poter intervenire a supporto del proprio insostituibile lavoro.
Nessuna esposizione mediatica come unica regola
Ma qual’è il contributo della moda e l’impatto sociale su di questa? Come può essere d’aiuto? Per aderire alla protesta, i lavoratori devono rispettare un regolamento che prevede non solo l’astensione dal set ma anche l’interruzione di qualsiasi attività promozionale, che riduce la vita pubblica fatta di eventi, press tour, conferenze stampa e servizi editoriali per presentare i propri lavori in uscita. Questo porta ad immaginare le serate di Hollywood come gli Oscar ed i festival del cinema senza la sfilata di attori e director:
‘’Il tappeto rosso si impoverisce temporaneamente dei suoi protagonisti, ma non le strade di Hollywood’’
riporta la stampa americana, che cita più di 200mila persone scese in strada con cartelli ‘’SAG-AFTRA on strike’’. E se gli Oscar sono lontani, i primi a doversela vedere con le nuove regole d’esposizione mediatica dei protagonisti dell’industria cinematografica, sono i Festival come quello di Venezia che già prevede l’assenza di Zendaya ed Emma Stone, entrambe ambassador di Louis Vuitton, dal presentare le loro prossime uscite, rivalutando il rapporto tra celebrity, moda e cinematografia. La moda che, per anni ha investito su attori ed attrici aggiudicandosi l’opportunità di vestirli per gli eventi di premiazione e prime serate, si trova a dover escogitare un’alternativa strategica per l’ottenimento dell’obiettivo, senza però infrangere le inflessibili regole di adesione alla protesta. Ma dopo tutto questo, il risvolto inatteso è che l’industria del fashion potrebbe addirittura guadagnarci. Come? Spostando l’attenzione dall’evento promozionale del movie alla collaborazione moda in se, con apparizioni su campagne di brand, cover di magazine, e partecipazione agli show.
La moda può guadagnarci
L’importante è che l’apparizione non sia per promuovere l’uscita di un movie e di una serie televisiva. Tutto il resto è concesso, la vita privata rimane fuori dalle movimentazioni di protesta e quella pubblica scopre nuove strategie per ‘’mantenentesi’’. Così, la moda potrebbe acquisire sempre più importanza nella vita pubblica di attori ed attrici, funzionando come terreno fertile per restare rilevanti anche quando si ritrovano effettivamente ‘’senza lavoro’’. Un’impresa non del tutto nuova per la comunicazione e marketing dei grandi brand che avevano già sperimentato nuove soluzioni nel periodo di allerta sanitaria, investendo proprio sulle celebrity e la loro immagine fuori dagli eventi di Hollywood. E se loro, i protagonisti di cover e campagne si risollevano grazie alla moda, per tutti gli altri che si muovono nel backstage delle grandi produzioni la risposta a come poter monetizzare è ancora ignota, lasciando migliaia di lavoratori senza tutela alcuna.
Luca Cioffi
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