Un vezzo con un tocco di classe. Una sciccheria che vanta origini aristocratiche. Bere una cioccolata calda in inverno, abbandonandosi al tepore di una tazza fumante, è un rito comune che diventa anche magico. Un’usanza antica, passata da palati illustri e arrivata a noi. La bevanda preferita di Maria Antonietta e Luigi XV, la goduria che ha stregato Johnny Deep, ha una ricetta perfetta: la cioccolata calda è servita, ed è “roba da ricchi”.
Cioccolata calda, amori, intrighi, consumati in tazza
Qual è il segreto di questa densa mistura, che intreccia fasti imperiali, amori, sazia gli appetiti, presente in ogni favola o film natalizio che si rispetti? La cioccolata calda ha un potere afrodisiaco, ed è un toccasana di corpo e spirito. La leggenda racconta che fu l’Imperatore azteco Montezuma II, in occasione del primo incontro con l’esploratore spagnolo Hernan Cortés, a fargli conoscere questa bevanda da lui molto amata, servita fredda dagli Aztechi e preparata con cacao, vaniglia e spezie.
A Versailles, ne sorseggiavano grosse quantità, da mattina a sera. Era in voga la tendenza spagnola, perché furono i conquistadores a portare il cioccolato dalle Americhe appena conquistate. Già, in occasione del matrimonio di Luigi XIII e Anna d’Austria a Bayonne, la cioccolata fu servita durante il banchetto reale. La reggia di Versailles divenne l’ufficiale luogo di culto della bevanda. Luigi XIV la detestava, a differenza di sua moglie Maria Teresa che era spagnola. E la impose come imperativo della cucina di reale, facendola divenire una chicca culinaria riservata alla nobiltà, per il costo molto elevato del cacao. Si sperimentano nuove ricette, tanto che il compito dei cuochi dell’alta società, era strabiliare ospiti con varianti della prelibatezza, tra cui cioccolata calda con fiori d’arancio e mandarle dolci. Alla corte di Francia, fece il suo ingresso il cioccolatiere personale di sua Maestà Maria Antonietta, al quale fu conferito il titolo di “Cioccolatiere della Regina“.
A Corte cioccolata calda anche per le amanti
La Chiesa, intanto, condannava questa bevanda viziosa che stava iniziando a conquistare le corti dei suoi re più cristiani e cattolici. Ci vuole il 1666, quando Papa Alessandro VII si pronuncia a favore della cioccolata, con una formula esemplare e irripetibile: “i liquidi non rompono il digiuno“. Il cioccolato divenne così la bevanda cattolica per eccellenza, a cui i protestanti reagirono preferendo il caffè.
È Luigi XV a creare la sua ricetta personalizzata; speziata con vaniglia e addensata con un tuorlo d’uovo, quindi più simile a una ganache. Leggenda vuole che il re ne fosse diventato ossessionato, tanto da prepararsi la cioccolata calda persino da solo, nelle cucine dei suoi appartamenti privati. La cioccolata calda di Luigi XV diventa tanto popolare, restando la preferita non solo dall’intera corte, ma anche dalle sue amanti, prima fra tutte Mme Du Barry. La ricetta prevedeva di far sciogliere in egual misure, tavolette di cioccolato e tazze d’acqua, e cucinare a fuoco lento. Prima di servire, bisogna aggiungere il tuorlo d’uovo per quattro tazze e mescolare senza far bollire. Questo il segreto per renderla perfetta. Da “Dinners of the Court or the Art of working with all sorts of foods for serving the best tables following the four seasons“, 1755 .
La cioccolata calda, l’oro nero dalla letteratura al cinema
Il cioccolato diventa tanto popolare e ricercato, da spingere ad inventare le prime macchine per la produzione di cioccolato. E nascono a Parigi diverse officine specializzate. Con il XIX secolo si raggiunge il massimo splendore di questa prelibatezza, con la creazione delle due grandi fabbriche di cioccolato europee: Cadbury’s in Inghilterra e Menier in Francia. Tracce di cioccolata calda le troviamo nell’opera di Mozart, grande estimatore del prodotto, che la cita nell’opera “Così fan tutte, ossia La scuola degli amanti“: è il “cioccolatte” che la cameriera Despina prepara per la padrona e che, sedotta dal suo aroma irresistibile, assaggia prima di servirlo. Anche Goldoni, appassionato di questa bevanda, inserisce degustazioni di cioccolata calda nella sue commedie “La bottega del caffè” e “La locandiera“. Infine Manzoni, ne “I promessi sposi“, descrive una fumante tazza di cioccolata che la superiora offre alla giovane Monaca di Monza per darle sollievo dalla durezza della vita monastica.
Johnny Deep nei panni dello zingaro Roux, sarà inebriato dalla misteriosa ‘maga del cioccolato’ Vianne Rochet, interpretata da Juliette Binoche, nel film “Chocolat” tratto dal romanzo omonimo di Joanne Harris. Lei trasforma in un raffinato negozio di cioccolata, un vecchio locale abbandonato. Vianne dimostra le sue doti indovinando il gusto di cioccolato preferito dei suoi clienti. Tutti tranne Roux: quello di cui il gitano è appassionato, le resta oscuro fino alla fine. Solo nelle ultime battute scopriamo che Roux ama la cioccolata calda. Vianne racconta che la sua ricetta viene direttamente dal mondo dei Maya. Dove veniva usata nelle cerimonie sacre perché si credeva che aiutasse a liberare i desideri repressi, e a rivelare il destino di chi la beveva. Come il resto delle preparazioni a base di cioccolato di Vianne, la ricetta della sua cioccolata calda al peperoncino, rappresenta ‘il riscatto e il coraggio’ di essere se stessi fino in fondo.
La ricetta perfetta che fa innamorare Johnny Depp
INGREDIENTI PER DUE TAZZE
- 250 ml di latte
- 1 cucchiaio di cacao amaro in polvere
- 2 cucchiai di zucchero di canna
- 1 cucchiaino di farina 00
- Un pizzico di peperoncino
- Un pizzico di cannella
PREPARAZIONE
In un pentolino mescolate un cucchiaio di cacao amaro in polvere, due cucchiai di zucchero di canna, un cucchiaino di farina bianca 00, un pizzico di peperoncino e uno di cannella. Mescolate per bene fino a eliminare i grumi di cacao. Aggiungete poco per volta 250 ml di latte mescolando di continuo con un cucchiaio per evitare che il composto si aggrumi. Fate cuocere a fiamma bassa mescolando di continuo fino a che la cioccolata non raggiunge la consistenza che desiderate. Servite la cioccolata ancora calda.
Federica De Candia
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