Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Andremo nel mondo dell’Academy per parlare dell’ultimo film che ha vinto l’Oscar come miglior film. Parleremo di sordità, di voce e di famiglia. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a “Coda” di Sian Heder.

“Fin dall’inizio, ho sentito che avrei preferito vedere il film non realizzato e poi realizzato con attori non udenti”

Queste le dichiarazioni della regista Sian Heder sul film “Coda”. Il titolo di questa pellicola è l’acronimo di “Children of Deaf Adults” ovvero figlio di genitori sordi. In questa pellicola infatti molti attori, come il vincitore dell’Oscar come miglior attore non protagonista Troy Kotsur, sono sordi. Una scelta non facile da far digerire alla produzione che cercava grandi star e non attori sconosciuti. Poi l’arrivo nel cast di Marlee Matlin, unico attore non udente ad aver vinto l‘Oscar prima di Kotsur, ha cambiato le cose. Matlin infatti se ne sarebbe andato se fossero stati presi attori udenti per ruoli di sordi.

Coda, la grande metafora della voce

Il trailer di Coda, fonte Eagle Pictures

Coda è il remake cinematografico del film francese “La famiglia Bélier” di Éric Lartigau. A differenza dell’originale qui gli attori sono davvero sordi e comunicano con la lingua dei segni americana. Al centro della storia una ragazza figlia di genitori sordi che è l’unica udente della famiglia e che grazie alla proprio talento canoro ha la possibilità di cambiare la sua vita. Sian Heder mette al centro la voce non tanto dal punto di vista fonetico ma quanto metaforico. Il canto infatti diventa quel donno che offre la protagonista un percorso di crescita e di appropriazione di se facendo di “Coda” un racconto di formazione e di emancipazione.

Una vittoria controversa

Quando “Coda” ha vinto l’Oscar nella categoria miglior film ha suscitato non poche controversie. Per i detrattori Coda non è una grande pellicola cinematografica ma solo un film feel-good rassicurante. Inoltre ha suscitato scalpore che questo film non si quasi mai uscito in sala ma soprattutto sulla piattaforma di Apple che aveva acquistato i diritti dell’originale francese. Si è pensato infine che questo premio dato al film di Heder sia solo per il messaggio ottimistico ed inclusivo ma non tanto un premio alla qualità cinematografica che avrebbero meritato altri film in gara come “Il potere del cane” di Jane Campion.

Stefano Delle Cave

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