Nella Palermo mafiosa, riorganizzatasi dopo la morte di Totò Riina, i Carabinieri hanno arrestato 32 persone legate allo spaccio di stupefacenti e al ricatto di vari negozi
Associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, favoreggiamento reale aggravato, trasferimento fraudolento di valori, sleale concorrenza aggravata dalle finalità mafiose, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illecita di armi. Sono parecchie le accuse rivolte alle 32 persone che i Carabinieri hanno arrestato questa notte a Palermo nel mandamento di Porta Nuova. Un colpo notevole alla struttura mafiosa che ha dovuto riorganizzarsi in questi anni.
Un nemico rinnovato
Dopo la morte di Totò Riina (novembre 2017), Cosa nostra ha formato una nuova commissione provinciale, guidata da Settimino Mineo con reggente Gregorio Di Giovanni, capo del mandamento di Porta Nuova. La sua gestione ha ereditato un giro di affari di notevole ampiezza, tra cui spicca lo spaccio di stupefacenti. Il sistema è in grado di soddisfare i clienti 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Preoccupante il fatto che questi ultimi siano imprenditori, avvocati e in generale i liberi professionisti, cioè coloro che più dovrebbero risentire della presenza mafiosa in ambito lavorativo.
I proventi hanno come obbiettivo il finanziamento di attività quali un’agenzia di autobus turistici, un ristorante e varie forniture di caffè, chiaramente sotto ricatto.
L’operazione Atena
I fratelli Di Giovanni erano già stati arrestati a dicembre 2018, in un’inchiesta di più ampia portata che puntava a Mineo. Tuttavia la struttura aveva resistito bene, poiché li ha immediatamente sostituiti. L’operazione Atena aveva come obbiettivo l’indagine sulle attività del mandamento di Porta Nuova e raccogliere prove per poter arrestare i colpevoli. Tra boss e gregari, i Carabinieri hanno messo le manette a 32 persone. Una buona battaglia è vinta, ma la guerra sarà ancora lunga.