Rino Gaetano aveva solo 31 anni quando è morto il 2 giugno 1981 in un tragico incidente stradale a Roma. Il cantautore ha lasciato un vuoto lungo 38 anni, nei quali si sono allungate delle ombre. È stato vittima di un malore improvviso o di una distrazione? Forse ha avuto un colpo di sonno? Tante le domande attorno alla morte di Rino Gaetano. Di certo c’è che perse il controllo della sua Volvo 342, finendo contromano dall’altra parte della strada. In quel momento arrivava un camion in senso contrario: l’impatto fu violentissimo. La fiancata della macchina del cantante venne colpita, schiacciata e spinta lontano dall’autocarro. Mancavano pochi minuti alle quattro: Rino Gaetano, dopo aver trascorso la serata con gli amici, stava tornando a casa sua, in via Nomentana Nuova. L’autista del camion prestò subito soccorso all’artista che aveva perso conoscenza. All’epoca si parlò di gravi ferite al torace e al cranio per l’urto contro il parabrezza. Apparso subito in condizioni disperate, morì un’ora l’arrivo dei soccorsi senza aver mai ripreso conoscenza. Come riportato da Tgcom24, l’ambulanza provò a portarlo in ospedale ma cinque ospedali romani lo rifiutarono. Quando arrivò al Gemelli di Roma era troppo tardi
L’autopsia rivelò un possibile collasso di Rino Gaetano prima dell’incidente, ma il camionista – come riportato da Il Messaggero – raccontò di aver visto il cantante accasciarsi di lato e cominciare a sbandare per poi riaprire gli occhi poco prima dell’impatto. Dopo la sua prematura morta vi furono numerose polemiche e un’inchiesta parlamentare. Ma nacque anche un sospetto: il cantante aveva previsto la sua morte? Si parla de “La ballata di Renzo”, una lirica mai apparsa in alcun disco e riconducibile al periodo del cosiddetto Folkstudio. È la storia di un giovane che, dopo un incidente d’auto, non riesce a trovare un ospedale per il ricovero. Quello che è accaduto anche a lui. “Quel giorno Renzo uscì, andò lungo quella strada quando un’auto veloce lo investì. Quell’uomo lo aiutò e Renzo allora partì per un ospedale che lo curasse, per guarire”. Ben tre dei cinque ospedali che rifiutarono di prestargli soccorso sono citati nel testo di quella canzone. “La strada molto lunga s’andò al San Camillo e lì non lo vollero per l’orario. La strada tutta scura s’andò al San Giovanni e li non lo accettarono per lo sciopero”. Una coincidenza agghiacciante.
Com’è morto Rino Gaetano
Venne trasferito al Policlinico ma era già in coma. Urgeva un intervento in un reparto di traumatologia cranica, che il Policlinico non aveva. Si fecero diversi tentativi con molti altri ospedali nel corso della notte e solo alle prime luci dell’alba il cantautore venne ricoverato al Gemelli, dove morì intorno alle 6 del mattino.
La sorella Anna, in un’intervista di qualche anno fa, chiarisce le circostanze in cui suo fratello Rino Gaetano è morto: ““Non è vero che Rino fu rifiutato dagli ospedali. Questa è una leggenda. Quando il corpo di mio fratello fu estratto dalle lamiere, venne portato al Policlinico Umberto I, semplicemente perché era il posto più vicino. La struttura non aveva una sala operatoria attrezzata per la craniolesi, ma non l’avevano neppure gli altri ospedali contattati telefonicamente”.
Un avvocato penalista campano, Bruno Mautone, ha pubblicato tre libri intorno alla morte di Rino Gaetano: “La tragica scomparsa di un eroe”, “Chi ha ucciso Rino Gaetano” e l’ultimo “Rino Gaetano, segreti e misteri della sua morte”. Mautone dice di possedere prove schiaccianti che i servizi segreti siano coinvolti nella morte del cantautore. Secondo Mautone molti degli amici di Rino Gaetano erano agenti segreti, collegati alla Cia americana e ai servizi segreti italiani. Proprio questi rapporti, secondo l’avvocato, spiegherebbero i testi opachi di Gaetano dietro cui si celerebbero fatti inquietanti e riservati dell’epoca.
L’avvocato è convinto che la morte non sia stata casuale e ha indagato sulle modalità del sinistro e sulle inefficienze dei soccorsi. «Nel libro illustro esplicitamente la identità di persone gravitanti attorno al cantautore e che risultano aver operato in ambienti diplomatici e nei Servizi segreti», dichiarò in un’intervista a Nuove Pagine. L’idea è che qualcuno possa aver pianificato la morte di Rino Gaetano perché “dava fastidio”. «Era depositario di informazioni riservatissime, sue fonti di cognizione erano suoi frequentatori a loro volta vicine ad ambienti politici che contano», aggiunse l’autore. In pochi comunque hanno affrontato la vicenda, che peraltro presenterebbe molte anomalie. A partire dall’interrogazione scritta di due senatori solo 48 ore dopo l’incidente. Mautone ha scoperto anche altro. «Un manager dell’artista, nonché caro amico, era in simbiosi con ambienti della politica di vertice (Andreotti), con personaggi della massoneria potentissima e con i Servizi segreti». Tante voci, molte indiscrezioni e una verità ancora lontana