Il G20 di Amburgo, il terzo in terra tedesca, in uno dei paesi più influenti al mondo, è andato in scena in mezzo a proteste e problemi organizzativi. Il Gruppo dei 20 è riuscito lo stesso ad affrontare le questioni più importanti, raggiungendo però accordi parziali
Il Gruppo delle 20 economie più potenti ed influenti al mondo si è riunito (il 6 e 7 luglio) ancora una volta per cercare soluzioni condivise ai grandi problemi che affliggono la società contemporanea. Per la terza volta in Germania da quanto nel 1999 fu istituito il G20, la prima ad Amburgo, terra natia della cancelliera Angela Merkel. Temi fondamentali sono stati la Siria, la Corea del Nord, la questione climatica, il terrorismo, il commercio e l’immigrazione (sui quali alcuni dei presenti sono arrivati preparati dopo il vertice estone di Tallinn).
In una Amburgo a ferro e fuoco, a causa di violenti scontri tra cortei (in molti erano contro l’arrivo del Presidente americano Donald Trump, primi tra tutti i “black bloc”) e autorità di polizia ha avuto luogo un vertice che, già in partenza, si preannunciava difficile a causa dei molteplici interessi contrapposti delle forze in campo.
I problemi di sicurezza, accentuati da molteplici disguidi organizzativi, hanno fatto sì che il G20 non seguisse precisamente la programmazione, comprimendo anche i tempi di discussione. Il clima e la situazione in Siria hanno infatti monopolizzato i due giorni di dibattito, rendendo attori principali Donald Trump e Vladimir Putin.
Manifestazioni ad Amburgo il 7 lugio con i “Grandi della Terra” – Immagine dal Web –“Le soluzioni si possono trovare solo se siamo pronti a trovare un compromesso, se conciliamo le rispettive visioni, ma senza arretrare troppo e rinunciare ai nostri principi: possiamo anche dire chiaramente dove abbiamo visioni differenti“, questa la chiave principale per riuscire ad affrontare concretamente le problematiche e leggere quanto risulta nel documento finale del vertice, secondo Angela Merkel.
E il compromesso, purtroppo, non ha avuto grande spazio durante la discussione dei “grandi”.
Risultato è un G20 zoppo, che ha decretato un vero e proprio insuccesso rispetto al modello voluto dalla Merkel, generatore di accordi effettivi solamente rispetto a pochi temi. Il documento finale ancora non è stato reso noto ma, se verrà rispettato quanto le parti hanno deciso durante la discussione, questi saranno i punto fondamentali:
- Clima: Il G20 ha preso ormai coscienza della politica climatica e ambientale intrapresa da Donald Trump (che ha deciso di fare un passo indietro rispetto agli Accordi di Parigi) ma sottolinea come il cambiamento climatico è un vero e proprio problema globale. L’Europa e molti altri paesi, tra cui anche la Cina e l’India sono tuttavia uniti nel combattere la lotta contro l’inquinamento climatico e il riscaldamento globale. Il documento finale non potrà fare altro che prendere atto della politica di Trump, riconoscendo implicitamente l’impossibilità di giungere ad un vero e proprio accordo a riguardo.
- Terrorismo: Tutti i paesi partecipanti sono coinvolti dal problema e per questo si tratta di uno dei pochi punti sui quali il G20 probabilmente ha trovato un’intesa. “E’ uno dei temi che mi sta più a cuore […] Intendiamo estendere le misure antiterrorismo” – afferma Angela Merkel. I partecipanti hanno deciso di prendere le mosse per incardinare il dibattito e redigere il documento finale a partire dalla recente Dichiarazione di Taormina”;
- Commercio: Sul tema commercio si è assistito ad un duro dibattito tra il Presidente americano Donald Trump e il neopresidente francese Emmanuel Macron, protezionismo contro concorrenza e liberismo. Molti sono i paesi non concordi a riguardo, a partire dagli Stati Uniti che hanno da poco varato l’American First, poi la Cina, un’economia mondiale in enorme crescita.
Molto si è dibattuto a riguardo, come sottolinea il Presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni che sostiene il “rischio contagio: tutti sono stati colpiti dalla crisi e tutti si pongono il problema di proteggere i propri mercati, di proteggere la classe media. Il problema è come conciliare queste esigenze sacrosante con il mantenimento del commercio internazionale libero”.
- Corea del Nord: al netto dei freschissimi affronti lanciati da Kim Jong Un (l’ultimo missile è dell’altro ieri) la Corea del Nord è diventata ormai un problema non irrilevante, soprattutto per il coinvolgimento di altre grandi potenze (America, Russia e Cina) che dietro la scena animano il fenomeno. Forte è stato l’intervento americano in seno al G20, con Donald Trump che ha minacciato una vera e propria guerra commerciale contro la Cina se questa non lo appoggerà nei rapporti con la Corea del Nord, mentre l’ambasciatrice americana al Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha parlato di una concreta possibilità di una vera e propria offensiva militare;
- Immigrazione: Importante soprattutto per l’Italia, che si trova a dover fronteggiare una vera e propria migrazione di massa che, se non possiamo fermare, dobbiamo per lo meno governare al meglio. Alcuni dei partecipanti al G20, freschi del vertice estone di Tallinn, hanno riproposto le medesime questioni sorte in quell’occasione, in particolare l’esigenza di una “regionalizzazione” della gestione dei migranti e di un intervento economico diretto per sostenere l’Africa, in modo da diminuire in numero di migranti che lasciano le loro terre.
“Non ci possiamo rassegnare all’idea dell’accoglienza in un Paese solo. Dopo di che, che la cosa si potesse superare a Tallinn mi sembrava improbabile” ha affermato il premier italiano Paolo Gentiloni.
A riguardo è intervenuto anche Papa Francesco: “Nei cuori e nelle menti dei governanti e in ognuna delle fasi d’attuazione delle misure politiche c’è bisogno di dare priorità assoluta ai poveri, ai profughi, ai sofferenti, agli sfollati e agli esclusi, senza distinzione di nazione, razza, religione o cultura, e di rigettare i conflitti armati. La storia dell’umanità, anche oggi, ci presenta un vasto panorama di conflitti attuali o potenziali. La guerra, tuttavia, non è mai una soluzione” – ha sottolineato il Papa. “Mi sento obbligato a chiedere al mondo di porre fine a tutte queste inutili stragi”.“Dobbiamo avere uno sguardo d’insieme uscendo dalla logica buonista e terzomondista per cui noi abbiamo il dovere di accogliere tutti quelli che stanno peggio di noi. Se qualcuno rischia di affogare in mare, è ovvio che noi abbiamo il dovere di salvarlo. Ma non possiamo accoglierli tutti noi. E aver accettato i due regolamenti di Dublino, come hanno fatto gli esecutivi italiani del 2003 e del 2013, è stato un errore clamoroso. Vorrei che ci liberassimo da una sorta di senso di colpa. Noi non abbiamo il dovere morale di accogliere in Italia tutte le persone che stanno peggio. Perché – sostiene il leader Pd Matteo Renzi- l’immigrazione indiscriminata è un rischio che non possiamo correre. Sostenere la necessità di controllare le frontiere non è un atto razzista, ma un dovere politico: come nota Regis Debray in un suo testo di qualche anno fa, Elogio delle frontiere, ‘una frontiera riconosciuta è il miglior vaccino contro l’epidemia dei muri’.” E’ questa la posizione dell’ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi, cristallizzata nelle pagine del suo nuovo libro a tratti svelato dal nuovo giornale del partito, “Democratica”;
- Siria: fondamentale per la pace nel mondo è stato l’accordo raggiuto in qeusto G20 tra Donald Trump e Vladimir Putin sulla questione siriana, in quanto principali attori a distanza della guerra in quel territorio. Il presidente americano e quello russo hanno deciso di cessare il fuoco nella parte a sudovest del paese per consentire l’attivazione di un corridoio umanitario assolutamente necessario per salvare la popolazione del posto. Tuttavia, i due si sono detti disposti ad intervenire militarmente qualora la popolazione siriana sarà nuovamente oggetto di attacchi chimici, come tali vietati dalle disposizioni internazionali.
Questi dunque gli accordi raggiunti dal G20, che si attende siano confermati con la pubblicazione del documento finale. Un G20 che ha visto ancora una volta come principale attore della scena internazionale Donald Trump, in grado di imporsi con autorità su ogni questione, non consentendo a molti dei partecipanti, Italia in primis, di esprimere veramente le proprie istanze.
Lorenzo Maria Lucarelli