Dal 4 all’11 febbraio 1945 si tiene la Conferenza di Yalta. L’incontro tra Churchill, Roosevelt e Stalin per decidere il destino dell’Europa

Il 4 febbraio 1945 a Palazzo Livadija, ex residenza estiva degli zar, in Crimea, si apre la Conferenza di Yalta (città a 3 km di distanza). Mentre la seconda guerra mondiale è in una fase decisiva, con le truppe naziste in evidente difficoltà, si decide per un vertice tra i tre principali paesi Alleati. Sono Regno Unito, Stati Uniti e Russia, rappresentati rispettivamente da Winston Churchill, Franklin  Delano Roosevelt e Iosif Stalin.

Durante l’incontro, che si chiude l’11 febbraio, si decide sul proseguimento del conflitto, ma soprattutto sui futuri assetti territoriali una volta finita la guerra. In particolare della Polonia e del blocco dei paesi a est del continente europeo. La Russia, che  ha frenato l’avanzata di Hitler e con l’Operazione Vistola-Oder è riuscita a spingersi fino a 80 km di distanza da Berlino, si trova in un momento favorevole.

Conferenza di Yalta - photo credits: sito web storiaonline
Conferenza di Yalta – photo credits: sito web storiaonline

Gli Alleati angloamericani, invece, hanno subìto, nel dicembre precedente, il grave attacco delle truppe tedesche nella foresta delle Ardenne in Lussemburgo e Belgio. Mentre in Italia, i soldati impegnati a risalire la Linea Gotica, lungo la dorsale appenninica, sono fermi da mesi. Sia per l’aggressività dell’artiglieria tedesca sia, forse, per la mancanza di un piano unitario.

Al termine della conferenza, che i documenti segreti identificano con il nome in codice Argonaut, vengono ufficialmente raggiunti alcuni accordi fondamentali.

La Germania disarmata, smembrata e sanzionata economicamente

Prima di tutto, la smilitarizzazione, il disarmo e lo smembramento  della Germania nazista. Significa che le zone di occupazione dovranno essere spartite, per la gestione, tra Usa, Urss, Regno Unito e Francia. Una misura pensata inizialmente come provvisoria ma che di fatto porta alla divisione tra Germania filoccidentale e Germania Est, sotto l’influenza russa, in vita fino al 1990.

La Germania dovrà pagare agli alleati un risarcimento di 22 miliardi di dollari. Mentre Bulgaria e Romania, dopo la resa, saranno controllate da Commissioni Alleate.

L’istitituzione di un organismo internazionale di vigilanza per mantenere la pace

In secondo luogo si ritiene indispensabile l’istituzione di una conferenza per discutere della nascita di una nuova istituzione mondiale, deputata a mantenere la pace, attraverso un consiglio di sicurezza. E’ l’Organizzazione Mondiale delle Nazioni Unite.

Tito in Jugoslavia e i russi contro il Giappone

Riguardo la Polonia, il primo paese ad essere invaso da Hitler, si sarebbe dovuto insediare un “governo democratico provvisorio”, che avrebbe dovuto condurre il paese a libere elezioni in breve tempo. In Jugoslavia, con Tito, che aveva stabilito un accordo con il monarca Subasic in esilio, si sarebbe istituito un governo comunista. I russi, invece, dovevano garantire che avrebbero dichiarato guerra ai giapponesi entro tre mesi dalla sconfitta della Germania.

In cambio avrebbero ottenuto alcuni territori al confine con il continente asiatico e il riconoscimento dei privilegi commerciali nei porti cinesi di Port Arthur  e Dalian. I prigionieri di guerra sovietici, intanto, sarebbero dovuti tornare tutti in Russia, anche contro la propria volontà.

Nel documento finale viene sancito l’impegno a garantire che tutti i popoli possano scegliere i propri governanti, ma in realtà la transizione verso la democrazia di tutti i paesi europei sarà molto lenta e faticosa e chiaramente disattesa nel periodo post bellico.

Conferenza di Yalta: sono qui le radici della guerra fredda in Europa?

La conferenza viene considerata da molti storici l’evento cardine da cui si sviluppa, nei decenni successivi, il clima di ostilità e sospetto reciproco tra le due grandi potenze mondiali Stati Uniti e Urss. Sarebbe stato l’aggressivo espansionismo sovietico ad avere allertato il fronte occidentale e favorito la Guerra fredda.

Charles de Gaulle - phoyto credits: wikipedia
Charles de Gaulle – phoyto credits: wikipedia

De Gaulle escluso dalle trattative

Senza contare l’irritazione, da parte del presidente francese Charles de Gaulle per essere stato escluso dalle trattative. Si era schierato con gli inglesi e aveva dato vita al movimento di resistenza France Libre. Era stato condannato a morte in contumacia e privato della cittadinanza dal regime filonazista di Vichy. Ma a Yalta non è stato invitato. De Gaulle, in uno  scritto pubblicato nel 1958 parla  esplicitamente di sovietizzazione dell’Europa centrale come conseguenza degli accordi di Yalta.

Le controversie sulla Conferenza di Yalta

Insomma, malgrado l’impegno concordato tra le tre potenze a cooperare per sconfiggere il nazismo, ormai in crisi, Giappone a parte, le decisioni prese alla Conferenza di Yalta avrebbero favorito la creazione dei due blocchi antagonisti. Che l’Urss avrebbe esercitato la propria influenza sul blocco centrale e orientale dell’Europa, sarebbe stato evidente sia per l’andamento militare del conflitto, ma anche, secondo altri, per lo scarso interesse degli Alleati in quell’area, una volta liberata la Francia.

La tesi di Montanelli: Roosvelt non voleva un’Europa forte

C’è anche chi si spinge molto oltre questa tesi, arrivando ad affermare, come ha fatto il giornalista Indro Montanelli, che agli Usa dell’Europa non importava. “Roosevelt -scrive – aveva salvato l’Europa dal nazismo: nessuno potrà mai disconoscergli questo merito. Ma lo aveva fatto per odio del nazismo, non per amore dell’Europa.

Detestava il vecchio continente, Inghilterra compresa. Non vedeva l’ora di ridimensionarlo a un ruolo di comprimario spogliandolo dei suoi possedimenti coloniali, ed era pronto a sacrificarlo all’ingordigia di terre e di dominio del satrapo sovietico, per il quale stravedeva”.

Le origini del “mito di Yalta” secondo Sergio Romano

Altri studiosi invece ritengono che l’origine dei due blocchi sia da ricondurre agli accordi raggiunti alla Conferenza di Teheran nel novembre 1943. A cui seguono quelli di Mosca nell’ottobre 1944. Rimane un dato di fatto, comunque, il “mito di Jalta“.

Il giornalista, storico e saggista Sergio Romano lo fa risalire, in parte alla già citata aggressività militare sovietica.  In  parte però anche all’ostilità degli americani verso l’allora presidente Roosevelt. Già malato e in declino, avrebbe ceduto a Stalin metà dell’Europa per debolezza e passività.

Anna Cavallo