Nuova ipotesi di reato per Gian Paolo Scafarto e Alessandro Sessa nell’ambito dell’inchiesta sulla fuga di notizie durante le indagini sulla presunta corruzione ai vertici della Consip. I due sono anche stati cautelativamente sospesi per un anno dal loro incarico.
CONSIP – Passo in avanti nel filone dell’inchiesta Consip che vede indagati i Carabinieri Gian Paolo Scafarto e Alessandro Sessa per la fuga di notizie che consentì ai vertici Consip di venire a conoscenza di un’indagine a loro carico.
Il gip Gaspare Sturzo ha firmato, su richiesta del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi, un’ordinanza di interdizione dall’esercizio della professione di Carabiniere per un anno. Tale misura cautelare interdittiva è giustificata dal rischio che i due possano reiterare i reati che sono loro contestati o inquinare le prove a loro carico.
Infatti, l’ordinanza interdittiva è inscindibilmente legata alla nuova accusa mossa dalla procura: Gian Paolo Scafarto e Alessandro Sessa, avrebbero anche depistato le indagini sulla fuga di notizie in merito all’inchiesta Consip, eliminando le conversazioni Whatsapp intercorse tra i due.
Falso, rivelazione del segreto di ufficio e depistaggio sono i reati contestati
Entrambi sono già sotto accusa per altri capi di reato: a Scafarto è contestato il falso e la rivelazione del segreto d’ufficio, mentre Sessa era già in indagato per depistaggio ma per quanto dichiarato in precedenza ai pm.
“Scafarto, che aveva subito il sequestro, in data 10 maggio 2017, del proprio smartphone al fine di accertare la natura ed il contenuto delle comunicazioni sia con gli altri militari impegnati nelle suddette indagini sia con con estranei alle stesse, su richiesta ed istigazione di Sessa ed al fine di non rendere possibile ricostruire compiutamente le conversazioni intervenute con l’applicativo whatsapp, provvedeva a disinstallare dallo smartphone in uso a Sessa il suddetto applicativo; con l’aggravante di aver commesso il fatto mediante distruzione o artificiosa alterazione di un oggetto da impiegare come elemento di prova o comunque utile alla scoperta del reato o al suo accertamento” – si legge nell’ordinanaza cautelare disposta dal gip Gaspare Sturzo.
L’inchiesta Consip si fa dunque sempre più complessa. Da una parte i vertici indagati per corruzione, dall’altra le autorità che dovrebbero sovrintendere al controllo e alla giustizia che hanno disatteso, illecitamente, il loro compito.
Torna a parlare del caso Consip anche l’ex premier Matteo Renzi, il cui padre è ancora indagato nella medesima inchiesta per traffico di influenze.
“Se qualcuno ha tradito il giuramento allo Stato è giusto che paghi – ha sottolineato Renzi – ma ci sono i magistrati per verificarlo. Leggo quello che accade, è evidente che questa storia non finisce qui e io la seguo con l’atteggiamento neutrale e serio di chi dice: andate avanti e vediamo chi ha ragione o torto“.