Coronavirus: la storia del farmaco Avigan

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Di Redazione Metropolitan

Si fa un gran parlare di COVID-19 ed Avigan in questi giorni. Stando a quanto si legge, il farmaco sarebbe il rimedio alla pandemia mondiale, ma e’ davvero cosi?

In questi giorni di piena epidemia da Coronavirus COVID-19 un farmaco sembra aver preso la scena sui rotocalchi italiani e non solo, lAvigan, grazie soprattutto a un video dal Giappone di un farmacista che sosteneva che questo farmaco antivirale abbia contribuito in modo decisivo a sconfiggere o quasi il coronavirus nel paese asiatico. Visto che ci sono molte voci discordanti sul tema, è giunto il momento di fare un po’ di chiarezza su cosa sia realmente l’Avigan e se ha davvero tutta questa efficacia.

Avigan, principio attivo: il Favipiravir

Partiamo dalle basi: l’Avigan, o meglio la sua molecola base il favipiravir, è un farmaco antivirale che nasce come farmaco antinfluenzale e che è stato sviluppato nel 1999 in Giappone dalla Toyama Kagaku Kōgyō, una consociata della Fujifilm Holdings. Chimicamente parlando, ci troviamo di fronte a un 6-fluoro-3-idrossi-2-pirazinecarbossammide che, in alcuni esperimenti condotti su animali, ha mostrato attività antivirale contro virus del Nilo occidentale, virus della febbre gialla, virus dell’afta epizootica, enterovirus e virus della febbre della Rift Valley. Attualmente il favipiravir viene utilizzato per il trattamento di forme di influenza causate da virus influenzali nuovi o riemergenti e il suo utilizzo è limitato ai casi in cui gli altri antivirali sono inefficaci.

Si ritiene che il meccanismo d’azione del farmaco sia correlato all’inibizione selettiva dell’RNA polimerasi-RNA-dipendente virale, anche se altre ricerche suggeriscono come il favipiravir induca mutazioni letali dell’RNA virale, producendo un fenotipo virale non vitale. Il favipiravir non inibisce la sintesi di RNA o DNA nelle cellule di mammifero e non è tossico per esse.

La storia recente: la relazione tra COVID-19 ed Avigan

Il 17 marzo del 2020 alcuni ricercatori cinesi di Wuhan e Shenzhen hanno fatto un piccolo studio di controllo non randomizzato in aperto su 80 pazienti affetti da COVID-19, con il favipiravir somministrato a 35 pazienti, e si è visto che ha accorciato a 4 giorni il decorso della malattia rispetto agli 11 giorni del gruppo di controllo che veniva trattato invece con l’associazione lopinavir/ritonavir insieme a interferone alfa-1b in entrambi i due bracci dello studio.  Il 91,43% dei pazienti trattati nello studio ha riportato miglioramenti significativi visibili con una TAC rispetto al 62,22% del gruppo di controllo ma tutti i pazienti selezionati, per partecipare alla ricerca, dovevano avere una durata di malattia inferiore a 7 giorni. Da allora il farmaco viene prodotto in Cina con il nome di Favilavir.

Gli effetti collaterali del farmaco

Il problema sono i gravi effetti collaterali del farmaco, che hanno portato alla sua approvazione come “farmaco di riserva” in Giappone: il farmaco crea vari danni che vanno dalla forte depressione con tendenze al suicidio, alla malformazione del feto in gravidanza. Inoltre il farmaco non ha dimostrato nessuna efficacia nelle cellule primarie delle vie respiratorie umane e da anni le sue condizioni di produzione in Giappone sono limitate ai soli casi di emergenza. Riguardo la sperimentazione del farmaco in Lombardia, Veneto e Emilia Romagna, autorizzata dall’AIFA, la stessa Agenzia del Farmaco ha sottolineato che le evidenze scientifiche a favore di questo farmaco sono basate soprattutto su un singolo studio preliminare e che ad oggi non esistono studi clinici pubblicati relativi all’efficacia e alla sicurezza di questo farmaco nel trattamento della malattia da Covid-19.

Articolo per “La Scienza Risponde” a cura di Stefano Pellone

Bibliografia

Dong L, Hu S, Gao J, Discovering drugs to treat coronavirus disease 2019 (COVID-19), in Drug Discov Ther, vol. 14, nº 1, 2020, pp. 58–60, DOI:10.5582/ddt.2020.01012, PMID 32147628.

Baranovich T, Wong SS, Armstrong J, Marjuki H, Webby RJ, Webster RG, Govorkova EA, T-705 (favipiravir) induces lethal mutagenesis in influenza A H1N1 viruses in vitro, in Journal of Virology, vol. 87, nº 7, April 2013, pp. 3741–51, DOI:10.1128/JVI.02346-12, PMC 3624194, PMID 23325689.

Phase 3 Efficacy and Safety Study of Favipiravir for Treatment of Uncomplicated Influenza in Adults – T705US316 – No Study Results Posted – ClinicalTrials.gov, ClinicalTrials.gov.