Coronavirus: la Lombardia vuole misure più restrittive

Richieste misure più stringenti dal governatore Attilio Fontana e dai sindaci della regione Lombardia, tra cui quello di Milano Beppe Sala, per fermare il contagio da coronavirus.  Si chiede di chiudere ogni attività per 15 giorni e tenere aperte solo quelle essenziali per aiutare la sanità lombarda quasi al collasso. Si attende ora una riposta dal governo italiano.

Il coronavirus potrebbe fermare tutto

Chiudere tutte le attività tranne farmacie, supermercati, pubblici uffici e ridurre al minimo i trasporti. Questo chiedono i sindaci della Lombardia e il presidente della regione Attilio Fontana, “perché se continua così non reggiamo”, fanno sapere in coro. Un blocco che dovrebbe durare per 15 giorni, per cui si è chiesto un nuovo provvedimento ancora più restrittivo dell’ultimo decreto legge ora al vaglio del governo.

L’appello di Fontana

L’assessore Gallera chiede aiuto

Noi altri quindici o venti giorni con una crescita così forsennata delle persone nei pronto soccorso e nelle terapie intensive non li reggiamo. Non li regge la Lombardia e non li regge l’Italia”, ha detto l’assessore al Welfare della regione Lombardia Giulio Gallera. In Lombardia i ricoverati sono 3319 di cui 466 in terapia intensiva, 468 sono i morti. Un vero proprio bollettino di guerra. Sono stati richiesti un milione e 800 mila tamponi e nuove strutture ospedaliere da ricreare in alberghi e fiere vuote. Non basta, perché fa sapere Gallera, “servono quindici giorni di coprifuoco assoluto”. Serve l’impegno di tutti.

I numeri di Gallera

Scontro tra i sindaci e Confidustria

La proposta di chiudere tutto per 15 giorni ha provocato uno scontro tra sindacati e Confidustria che ha espresso la sua preoccupazione “di esasperare le misure di contenimento del contagio fino a prevedere il fermo totale delle fabbriche e dei trasporti”. L’unione degli industriali ha ottenuto perciò la possibilità che per scelta si può restare aperti seguendo scrupolosamente le regole dell’Istituto Superiore di Sanità. Di tutt’altro parere i sindacati che vogliono invece la chiusura totale, scelta già dalla metà dei negozianti di Milano, secondo quanto riportato da Confcommercio.