Possibile stop per lo sciopero dell’8 Marzo in onore della “Giornata Mondiale delle Donne“, le motivazioni riguarderebbero il Coronavirus.
Come ogni anno, avvicinandoci all’8 e 9 Marzo, vediamo pian piano prender forma e struttura a quelle varie forme di protesta che, in una cornice di politica femminista, confluiscono poi nella Manifestazione dell’8 Marzo; quest’anno, complice il Coronavirus, la situazione potrebbe cambiare.
La Commissione di Garanzia chiede l’astensione:
Quello che sappiamo è che la Commissione di Garanzia sugli Scioperi infatti ha invitato in maniera formale le segretarie nazionali che avevano aderito allo sciopero (Slai Cobas, Usi, Usb, Cub, Unicobas, Usi-Cit) ad astenersi. Tuttavia anche lo scorso 24 febbraio, considerato lo stato di emergenza per il coronavirus, la Commissione aveva già chiesto che non venissero effettuate astensioni dal lavoro dal 25 febbraio al 31 marzo 2020.
Il provvedimento del Garante è motivato dalla clausola presente nella normativa che regola le professioni e che prevede la possibilità di interdire gli scioperi per cause di calamità naturale e ordine pubblico. La misura è stata deinita dalla Commissione come
Una decisione presa al fine di evitare ulteriore aggravio alle istituzioni coinvolte nell’attività di prevenzione e contenimento della diffusione del virus.
La risposta di “Non Una di Meno“:
La Commissione di Garanzia vieta lo sciopero femminista del 9 marzo. L’8 e il 9 marzo lo strumento dello sciopero ci viene sottratto. Ma, nonostante l’impossibilità di astensione dal lavoro salariato, non rinunceremo affatto a occupare le strade e le piazze in tutte le forme che saranno possibili; in comunicazione transnazionale con ogni lotta femminista, con tutta la fantasia e la moltiplicazione di pratiche e linguaggi di cui siamo capaci.
Questa è la risposta, esposta nel loro comunicato, del collettivo “Non Una di Meno”, che sottolinea:
Il peso dell’emergenza si sta scaricando soprattutto sulle donne. Donne che hanno perso il salario o ricevuto salari ridotti perché costrette a casa dalla chiusura delle scuole, a turni di lavoro raddoppiati nei servizi socio-sanitari, in assenza di qualsiasi tutela e supporto pubblico (…) Questo provvedimento si aggiunge agli effetti collaterali delle ordinanze adottate da alcune Regioni per mitigare il rischio di contagio, come l’Emilia. Il divieto di assembramenti, l’impossibilità di convocare assemblee pubbliche e nei luoghi di lavoro avevano già interrotto il processo politico di costruzione dello sciopero femminista e transfemminista anche a Bologna.
Il movimento annuncia che il 9 marzo scenderà comunque in piazza, accompagnato dalle sigle sindacali Flc e Fp Cgil che hanno comunicato la loro adesione.
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