Coronavirus e violenza domestica: non sempre la casa è un luogo sicuro

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Di Maria Paola Pizzonia

Per via del Coronavirus siamo tutti costretti nelle nostre case, con l’hastag #iorestoacasa, ma restare casa ha significato qualcosa di cui non si stiamo ben rendendo conto: un forte aumento dei casi di violenza domestica.

Le nuove generazioni (ma anche quelle non tanto nuove) non sono state fortunatissime: abbiamo vissuto una delle peggiori crisi economiche degli ultimi anni, ci hanno allevato a fake news e tv generalista orribile, abbiamo conosciuto la politica attraverso i personaggi più disgustosi di sempre (Berlusconi, Salvini, Trump, Bolsonaro e la lista potrebbe continuare) e abbiamo costantemente la spada di Damocle di una crisi climatica di cui saremo i primi a vivere gli effetti catastrofici. D’altra parte abbiamo avuto anche la fortuna di non vivere mai la guerra vera e propria sulla nostra pelle. Per questo, l’emergenza Corona Virus ci appare come la cosa più grave che ci sia successa, perchè in effetti è stato il cambiamento più repentino di stile di vita che molti di noi abbiano mai conosciuto.

Resto a casa, ma non sono al sicuro:

Nelle ultime settimane, attraverso decreti sempre più stringenti, gran parte della popolazione italiana è stata costretta ad abbandonare ogni forma di socialità e aggregazione, chiudendosi sempre di più nella propria abitazione, soli o in nuclei familiari ristretti. Questo per molte persone significa rimanere intrappolati in contesti malsani, a stretto contatto con partner o membri tossici della famiglia. Tutto ciò in Cina ha già avuto delle consequenze: Secondo quanto riportato dal magazine online basato a Shanghai, “Sixth Tone”, nel solo mese di febbraio la stazione di polizia nella contea di Jianli, sotto cui ricade Jingmen, ha ricevuto il triplo dei casi di violenza denunciati nello stesso mese del 2019.

Violenze domestiche in aumento durante l’isolamente del Coronavirus:

Sappiamo tutti che l’importanza del lavoro nell’emancipazione femminile, è stata soprattutto quello di togliere le donne per alcune ore dall’ambiente domestico, spesso coacervo di violenze fisiche e psicologiche, e di renderle indipendenti per poi abbandonarlo definitivamente.  Eliminare all’improvviso la sfera lavorativa e sociale dalla vita di un individuo significa isolarlo, che è esattamente come operano gli/le abuser per agire più indisturbati possibile. Purtroppo in questi casi il benessere personale entra in conflitto con il senso civico e la legge, quindi la sensazione è quella di essere veramente in trappola.

E allora che fare?

I centri antiviolenza d’Italia hanno lanciato l’hashtag #nonseisola attraverso il quale si diffondono i numeri utili per contrastare la violenza domestica: il 1522 è un numero gratuito, attivo 24h su 24h, con operatrici che rispondono in italiano, inglese, spagnolo e arabo. L’invito è quello di condividere il più possibile questo contatto su tutti i social e di mantenere sempre la comunicazione, anche solo virtuale, con chi sappiamo essere in difficoltà. Questo vale anche per tutti/e quelli/e  che hanno problemi di ansia e depressione che stanno peggiorando a causa dell’isolamento, infatti  è attivo anche il numero verde 800197500 per il “Filo diretto psicologico coronavirus Covid-19” che si aggiunge al numero telefonico 3791663230, operativo da lunedì 2 marzo: tutti i giorni, dalle 17 alle 19, è possibile chiamare questi due numeri per avere assistenza psicologica.

BRAVE GIRLS in aiuto delle vittime di violenza domestica durante il Coronavirus

Articolo di: Gaja Pollastrini
Editing di: Rae Mary
Artwork: Rae Mary

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