Il football americano è uno sport duro, fatto per lo più da interventi maldestri che mirano all’abbattimento diretto dell’avversario e che, in alcuni casi, possono anche sembrare spaventosi.
Sono proprio questi interventi ad essere una delle cause più comuni di infortunio nei giocatori, ma secondo un recente studio molto dipende anche da come i muscoli siano abbastanza “forti” per attutire questi duri colpi.

Nei casi più comuni di infortunio si parla sempre di commozione cerebrale o infortuni alle ginocchia

Proprio quest’ultimo caso è quello più comune soprattutto all’interno del football universitario, ovvero il luogo in cui dovrebbero nascere i futuri giocatori della NFL. 

Secondo un recente studio, alla base di queste lesioni muscolari nei giovani talenti c’è la carenza di vitamina D.
Lo studio è stato condotto su un campione di giocatori presenti alla NFL Scouting Combine, un evento annuale in cui gli staff tecnici delle 32 squadre di NFL osservano i migliori giocatori dei team universitari. 

I ricercatori hanno eseguito questi test su 214 giocatori della Scouting Combine del 2015, tenendo conto per ognuno di loro parametri particolari quali: livelli di vitamina D, età, ruolo, etnia, lo storico degli infortuni e numero di match stagionali saltati a causa di un infortunio muscolare.

Risultati della ricerca 

Lo studio pubblicato online il 21 dicembre (disponibile al seguente link) ha rivelato che, complessivamente, il 59% degli atleti aveva dei livelli di vitamina D inferiori alla norma. Inoltre, è stato analizzato che il 56% di questi ultimi ha subito almeno un infortunio muscolare agli arti inferiori, mentre se si considera anche chi aveva dei livelli di vitamina D gravemente carenti, la percentuale sale addirittura al 73%

Tra i giocatori con livelli di vitamina D normali, invece, solo il 40% di essi ha subito degli infortuni. 

Tra i 14 giocatori analizzati che avevano perso almeno un match a causa di infortuni muscolari, l’86% ha riscontrato dei livelli significativamente bassi di vitamina D. 

Lo studio ha inoltre rivelato che il 70% dei giocatori afroamericani aveva dei livelli di vitamina D bassi. 

Eravamo interessati allo studio della vitamina D perché è stato dimostrato che essa giochi un ruolo fondamentale nella forza e nella resistenza muscolare” ha dichiarato Brian Rebolledo, chirurgo ortopedico presso la Scripps Clinic

L’età media dei giocatori analizzati era di 22 anni

Questo studio potrebbe suggerire che il monitoraggio della vitamina D degli atleti sia un modo semplice per prevenire eventuali lesioni muscolari” ha detto Rebolledo. “Ovviamente dovranno essere condotte altre ricerche per dimostrare che dei livelli alti di vitamina D portino ad una migliore resistenza muscolare e a meno lesioni. È importante, sopratutto per gli atleti, monitorare i livelli di questa vitamina perché gioca un ruolo chiave nella salute dei muscoli e delle ossa“. 

Negli Stati Uniti d’America, circa il 42% degli adulti soffre di carenza di vitamina D e molto dipende anche da un apporto dietetico insufficiente e dalla mancanza di esposizione alla luce solare. Alcuni alimenti aiutano ad incrementare tali livelli di vitamina D come ad esempio: il salmone, i tuorli d’uovo, il latte fortificato, i cereali ed il succo d’arancia