Le elezioni in Inghilterra presentano un risultato epocale che fa riflettere sulla forza (ancora) rilevante della sinistra europea.
La vittoria del Partito Laburista alle recenti elezioni in Gran Bretagna è stata descritta come schiacciante e storica. Questo successo ha segnato un punto di svolta nella politica britannica, con il partito guidato da Keir Starmer che ha ottenuto una maggioranza decisiva. Il risultato ha dimostrato non solo la popolarità crescente del partito, ma anche una significativa inversione di tendenza rispetto alle elezioni precedenti. Il trionfo dei laburisti ha evidenziato un forte desiderio di cambiamento tra gli elettori, forse stanchi delle politiche conservatrici e alla ricerca di nuove soluzioni ai problemi sociali ed economici del paese. Poco dopo l’importante risultato francese molte sono le riflessioni che vengono in mente.
Il risultato delle elezioni in Inghilterra in breve:
Non si fatica molto ad interpretare i risultati delle elezioni. Esse si sono tenute giovedì 4 luglio, nel Regno Unito. La vittoria dei laburisti ha portato il partito a ottenere una solida maggioranza con 412 seggi, ben di più di quelli necessari per governare autonomamente. Per i conservatori, invece, il voto si è trasformato in una disfatta, resa ancor più evidente dal sistema maggioritario inglese. Pur rimanendo il secondo partito e venendo votati da un quarto degli elettori, i tories hanno ottenuto soltanto 121 seggi, perdendone oltre 250 rispetto al 2019.
Vince la sinistra, ma si fa notare anche la destra estrema:
I risultati dei primi due partiti, che sono stati eccezionali in un verso o in quello opposto, rischiano però di oscurare quanto compiuto dalle altre formazioni politiche nel Regno Unito. Occhio a Reform, il partito di estrema destra guidato da Nigel Farage: questo ha ottenuto un solo seggio, ma si è posizionato terzo nel voto popolare, con un risultato eccezionale per il sistema bipolare britannico. Anche i Liberaldemocratici e i Verdi hanno ottenuto un alto numero di voti. Mentre tra gli sconfitti va considerato senza dubbio anche lo Scottish National Party (SNP), il partito degli indipendentisti scozzesi.
I risultati delle elezioni in Inghilterra nel dettaglio:
Il Regno Unito doveva eleggere 650 membri della Camera dei Comuni (l’equivalente della nostra Camera dei Deputati) con un sistema uninominale a turno unico. Il territorio è diviso in 650 collegi e ognuno elegge il candidato che ottiene anche un solo voto in più dei suoi avversari. Vediamo nel dettaglio:
- Il Partito Laburista guidato da Keir Starmer ha ottenuto il 33,7% dei voti
- Il Partito Conservatore del primo ministro uscente Rishi Sunak si è fermato al 23,7%
- Il partito centrista dei Liberal Democratici di Ed Davey ha ottenuto il 12,2% dei voti
- Reform UK, partito di estrema destra guidato da Nigel Farage, ha preso il 14,3%
- Il partito ambientalista Green Party ha ottenuto il 6,4%
- lo Scottish National Party, partito autonomista scozzese, ha ottenuto il 2,5%
Avanza la sinistra: rispetto alle elezioni del 2019, il Partito Laburista ha guadagnato un punto percentuale e mezzo, mentre il Partito Conservatore ha perso 20 punti. L’estrema destra ottiene un risultato inaspettatamente altro.
La distribuzione dei seggi:
Nonostante questa distribuzione dei voti, il sistema elettorale britannico ha determinato una larghissima maggioranza del Partito Laburista e altri risultati che, a prima vista, possono sembrare paradossali. Si pensi per esempio a Reform UK, che nonostante sia stato il terzo partito più votato, potrà contare su pochi seggi in Parlamento.
- Nella prossima legislatura il partito di Starmer, che è già stato nominato primo ministro, potrà contare su 411 deputati, il 63,2% del totale. Il Partito Laburista si è così avvicinato al primato di 418 seggi conquistati da Tony Blair nel 1997
- Il Partito Conservatore ha 121 seggi (il 18,6% sul totale)
- I Liberal Democratici ne ha 72 (11,1%)
- Lo Scottish National Party ne ha nove (1,4%)
- Reform UK ne ha cinque (0,8%)
- Il Green Party ne ha tre (0,6%)
I seggi restanti sono andati al partito gallese Plaid Cymru, ai partiti nordirlandesi e a sei candidati indipendenti. Tra questi c’è anche Jeremy Corbyn, l’ex leader laburista espulso dal partito, che si è candidato nel collegio londinese che lo elegge a ogni elezione dal 1983.
Ma per orientarci meglio, osserviamo il funzionamento del sistema elettorale britannico.
Il sistema elettorale nelle elezioni in Inghilterra:
Il Regno Unito adotta un sistema elettorale denominato “first-past-the-post”, le cui radici risalgono al Medioevo. Esso trae ispirazione dalle corse di cavalli tradizionali in Inghilterra, dove “vince il primo che supera il palo”. In pratica, il candidato che ottiene il maggior numero di voti in una circoscrizione si aggiudica tutto. Questo metodo di voto è stato confermato nella versione che conosciamo oggi nel 1948, con il cosiddetto disegno di legge “Representation of the People”. Questo sistema elettorale è stato impiegato nel Regno Unito per gran parte della sua storia democratica e successivamente esportato anche in altri paesi, come Canada e India, per vari motivi.
È un sistema semplice: ogni elettore vota per un solo candidato nel proprio collegio elettorale. Questo tipo di maggioritario puro garantisce stabilità al governo del partito più popolare e assicura una rappresentanza diretta, poiché ogni deputato eletto è responsabile della propria circoscrizione. Questo meccanismo di voto tende a favorire i due principali partiti – Conservatori e Laburisti – a scapito dei partiti minori, che possono ottenere una percentuale significativa di voti a livello nazionale senza necessariamente vincere molti seggi.
“Come” si vota in Inghilterra:
Votare nel Regno Unito è abbastanza semplice: sulla scheda elettorale si esprime una sola preferenza per il candidato della propria circoscrizione. Il candidato con più voti rappresenterà il territorio alla Camera dei Comuni, ovvero la camera bassa del Parlamento del Regno Unito, di cui è il ramo dominante.
Gli elettori devono prima registrarsi al proprio municipio e poi votare nel seggio assegnato. Fino a qualche anno fa, non serviva nemmeno un documento di riconoscimento, anche perché in Inghilterra non esiste la carta d’identità (può essere sostituita da altri documenti personali). Quindi bastava recarsi al seggio, auto-qualificarsi con altri metodi ufficiali e dirigersi in cabina con la scheda.
Oggi non è più così. Dal 2021 la situazione è cambiata, a seguito di una legge promulgata dal governo di Boris Johnson per prevenire frodi elettorali. Questa misura ha suscitato polemiche, soprattutto tra le minoranze etniche, poiché molti non possono permettersi un passaporto o non hanno la patente. Sebbene siano accettati vari documenti alternativi, alcune ONG ritengono che la nuova legge possa scoraggiare la partecipazione al voto.
Le due vittorie della sinistra nelle elezioni in Inghilterra e in Francia:
Il recente successo dei laburisti in Gran Bretagna e delle forze progressiste in Francia rappresenta un segnale significativo di una possibile rivalsa della sinistra in Europa? In ogni caso, le situazioni nei due paesi mostrano differenze rilevanti:
- In Gran Bretagna, il Partito Laburista guidato da Keir Starmer ha ottenuto una maggioranza chiara e netta, permettendo la formazione di un governo stabile.
- In Francia, invece, la formazione di un nuovo governo è molto più complessa. Nessuno schieramento ha raggiunto la maggioranza assoluta di 289 seggi nell’Assemblea Nazionale, rendendo necessaria la formazione di un governo di minoranza o di coalizione. Questo scenario implica che il nuovo governo dovrà negoziare costantemente per ottenere il sostegno necessario sulle singole proposte legislative.
Perché?
Le ragioni di questa rivalsa della sinistra in Europa possono essere analizzate in vari contesti. Premettendo che secondo alcuni analisti, la crisi della rappresentanza politica ha giocato un ruolo chiave nella crescita delle forze populiste in generale, c’è da analizzare anche la condizione specifica di ogni Stato. In paesi come Francia e Inghilterra la sinistra ha saputo far leva sulle preoccupazioni relative alle disuguaglianze economiche e alla giustizia sociale, temi che sono diventati sempre più centrali nel dibattito pubblico. Forse la retorica della destra, spesso focalizzata su questioni di identità e immigrazione, sembra non essere riuscita a offrire risposte soddisfacenti ai problemi economici e sociali che preoccupano la maggioranza degli elettori. Infine, va anche specificato come la pandemia di COVID-19 abbia messo in evidenza le debolezze dei sistemi di welfare e aumentato la consapevolezza della necessità di politiche sociali più inclusive e solidali. La sinistra ha storicamente promosso tali politiche, e questo potrebbe spiegare il rinnovato sostegno da parte dell’elettorato.
Elezioni in Inghilterra a sinistra e in Italia invece c’è la destra (estrema):
Il confronto tra queste vittorie e l’ascesa della destra in altri paesi, come l’Italia, evidenzia una polarizzazione politica in Europa. In Italia, il governo di destra guidato da Giorgia Meloni ha ottenuto un ampio consenso elettorale, sfruttando proprio temi come l’immigrazione, l’identità, la sicurezza e l’opposizione alle politiche verdi percepite come costose e invasive. Questo trend è visibile anche in altri paesi europei, con la destra che ha guadagnato terreno in città come Berlino, Valencia e Oslo, spesso opponendosi alle politiche verdi e ai costi del vivere.
Storicamente, l’Italia ha una tradizione politica complessa e frammentata, con una lunga storia di instabilità governativa e cambiamenti frequenti di alleanze politiche. Economicamente, la crisi finanziaria del 2008 e la successiva recessione hanno avuto un impatto devastante sul paese, aumentando la disoccupazione e le disuguaglianze, e alimentando il risentimento verso le istituzioni tradizionali e l’Unione Europea. Politicamente, i partiti di destra, come la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, hanno saputo sfruttare efficacemente le preoccupazioni legate all’immigrazione, alla sicurezza e alla sovranità nazionale. Questi temi, insieme a una retorica populista che si oppone alle élite e promette soluzioni rapide e dirette, hanno trovato grande risonanza tra gli elettori italiani, stanchi delle promesse non mantenute dai governi precedenti.
Ed ora?
Parlare delle elezioni in Inghilterra rende necessario anche parlare di Italia. La destra in Italia ha fatto leva sul un populismo, sfruttando paure e insicurezze per guadagnare terreno rapidamente. Partiti come la Lega e Fratelli d’Italia hanno cavalcato temi come l’immigrazione, la sicurezza e l’anti-europeismo, promettendo soluzioni semplicistiche a problemi complessi. Questo approccio ha certamente funzionato nell’immediato, ma i recenti successi della sinistra in paesi come il Regno Unito e la Francia mostrano che, forse, c’è una voglia di un cambiamento strutturale in Europa.
L’Italia potrebbe avere bisogno di una svolta verso politiche più progressive, che non solo affrontino le disuguaglianze sociali ed economiche, ma che propongano anche soluzioni sostenibili e inclusive nel lungo periodo. Il populismo della destra può fornire risposte facili, ma è solo attraverso un impegno serio e lungimirante che si possono costruire basi solide per un futuro che sia per tutti dignitoso e pacifico. La speranza è che, ispirata dai movimenti progressisti europei, anche l’Italia possa assistere a simili risultati.
In questo contesto, la sinistra deve dimostrare di saper rispondere alle sfide contemporanee con pragmatismo e innovazione, offrendo una vera alternativa ai cittadini italiani stanchi delle promesse vuote e delle politiche divisive della destra. La strada è lunga, ma la vittoria di Keir Starmer nel Regno Unito e dei progressisti in Francia dimostra che un cambiamento è possibile.
Maria Paola Pizzonia, Autore presso Metropolitan Magazine