Cosa è successo al processo di Norimberga

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Di Redazione Metropolitan

Quello che noi comunemente chiamiamo processo di Norimberga fu solo il primo di una serie di procedimenti penali contro i nazisti, che furono in realtà 12, si svolsero tutti nel Tribunale internazionale militare di Norimberga (città simbolo del nazismo, dove venivano organizzate le adunate del partito) e videro imputate in totale 185 persone, tra medici, giuristi, SS, capi di industrie e funzionari di Stato.

Tuttavia, il primo processo, che si svolse dal 20 novembre 1945 al 1º ottobre 1946 (il 16 ottobre 1946 ci furono le impiccagioni dei condannati a morte), fu quello che fece più clamore poiché alla sbarra mise 24 tra i massimi esponenti del Terzo Reich. Gli Alleati (Usa, Urss, Regno Unito e Francia) si accordarono già prima della fine della guerra per processare le potenze dell’Asse responsabili dei crimini commessi durante il conflitto.

Il problema fu risolto l’8 agosto 1945 a Londra, quando un gruppo di esperti redasse quello che sarebbe stato l’impianto normativo adottato a Norimberga, ponendo al contempo le basi per una legislazione condivisa, la Carta del Tribunale militare internazionale, sottoscritta dalle potenze alleate il 6 ottobre dello stesso anno a Berlino. Accanto a capi d’accusa già esistenti, come “crimini contro la pace” e “crimini di guerra”, si ebbero due novità.

La prima, “crimini contro l’umanità”, comprende l’assassinio, lo sterminio, la riduzione in schiavitù, la deportazione, gli atti inumani ai danni di civili e le persecuzioni politiche, razziali e religiose. La seconda, “cospirazione contro la pace”, dava una base all’impianto accusatorio col quale gli Alleati volevano condannare il piano nazista nel suo insieme (non solo gli atti violenti individuali).

La Corte era presieduta da un britannico, Geoffrey Lawrence, e la pubblica accusa era formata da otto giudici tra francesi, britannici, americani e russi.

I processi si tennero in Germania nel Palazzo di Giustizia di Norimberga (Nürnberg), l’unica corte tedesca abbastanza grande da poter contenere l’evento e che non fosse stata distrutta dai bombardamenti alleati. Sin da subito vennero a galla molte questioni di natura giuridica, etica e morale. Ai giudici venivano poste domande del tipo: bisognava organizzare un solo processo o tanti processi? Chi andava processato: soli i capi nazisti o anche i membri minori del Terzo Reich? Inoltre, dal momento in cui agli imputati non sarebbe stato permesso di ricorrere in appello rispetto alla decisione dei giudici, qualcuno accusò di imparzialità l’amministrazione della legge. 

L’obiezione principale durante il procedimento fu sollevata da Otto Stahmer, avvocato di Hermann Göring, sulla base del principio del diritto romano “nessun crimine e nessuna pena senza una legge penale precedente”. Tuttavia il diritto a cui si appellava il Tribunale di Norimberga era precedente alla Seconda guerra mondiale e faceva riferimento alle convenzioni dell’Aia e di Ginevra. Ma la questione divide ancora, poiché quei trattati internazionali non erano stati ratificati dalle potenze dell’Asse.