Nel Sudan scosso dai violenti combattimenti tra truppe regolari e paramilitari Rsf c’è un blackout “quasi totale” di Internet. Lo ha riferito NetBlocks, un’organizzazione con sede a Londra che monitora l’accesso al web in tutto il mondo. “I dati di rete in tempo reale mostrano un collasso quasi totale della connettività Internet in Sudan con la connettività nazionale ora al 2% dei livelli ordinari”.
Un ulteriore elemento di complicazione per le operazioni di evacuazione che riguardano tutti gli stranieri nel paese, martoriato dalla guerra civile. Gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo nella notte con le Forze di supporto rapido (Rsf) e ha già evacuato il personale della sua ambasciata in Sudan. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha confermato che “oggi, su mio ordine, l’esercito degli Stati Uniti ha condotto un’operazione per estrarre il personale del governo degli Stati Uniti da Khartoum. Sono orgoglioso dello straordinario impegno del personale della nostra Ambasciata, che ha svolto i propri compiti con coraggio e professionalità e ha incarnato l’amicizia e il legame dell’America con il popolo del Sudan”.
Sabato sera, fonti di Palazzo Chigi hanno riferito di una riunione fra la premier Giorgia Meloni, il ministro Antonio Tajani, il sottosegretario Alfredo Mantovano, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone, il generale Francesco Paolo Figliuolo, responsabile del Comando operativo interforze, i responsabili dell’Unità di crisi della Farnesina e dei Servizi di Sicurezza, per esaminare la situazione sul terreno, in contatto diretto con le unità presenti in Sudan, e predisporre un piano di emergenza per la tutela dei 140 connazionali. “Stiamo lavorando con grande riservatezza, lo comprenderete, ma la sicurezza dei nostri concittadini in Sudan è la priorità. Siamo pronti a fare tutto ciò che serve” ha commentato Tajani a SkyTg24, precisando che “tutti gli italiani in Sudan sono in contatto con la nostra ambasciata, che è aperta e molti si trovano già nella residenza. È una situazione complessa, ma i nostri concittadini sono in una situazione abbastanza sicura. L’ambasciata non è stata toccata e dispone di cibo, acqua e gasolio” per i generatori. “Siamo in contatto con le due fazioni, per sostenere la tregua e per spingere in favore di un cessate il fuoco duraturo. A Gibuti ci sono già gli aerei da trasporto della 46° aerobrigata. E’ stato fatto tutto quel che bisognava fare. Il governo segue minuto per minuto la situazione. Dobbiamo vedere come si evolve”.
Sudan, guerra civile: cosa sta accadendo
Da Khartum il conflitto si è presto esteso in altre città del Paese, ormai la popolazione civile è bloccata nelle proprie case. Stando ad alcune testimonianze sarebbero in corso anche dei bombardamenti aerei. Le due forze che combattono hanno cominciato a usare l’artiglieria. Purtroppo, la situazione sul campo è molto confusa ed è ancora difficile capire cosa stia avvenendo e, soprattutto, chi abbia in mano il controllo del Sudan.
Il paese, già instabile a causa dei conflitti etnici, rischia – nuovamente – di piombare nel caos. Paese che ha un importante ruolo sulla scacchiera geopolitica. Forse non tutti sanno che il Sudan è un enorme paese che si trova immediatamente a sud dell’Egitto e che ha un ruolo strategico per ragioni sia politiche che militari, senza contare che è uno dei principali luoghi di partenza dei flussi migratori che dall’Africa subsahariana giungono in Libia per poi imbarcarsi nel Mediterraneo.
Non solo. Il Sudan è sicuramente importante per numerose questioni geopolitiche acuite dai nuovi assetti internazionali. Il terzo Paese più esteso del continente ricopre un ruolo di cerniera strategica con il mondo arabo a est, il Sahara a ovest e i Paesi del sud Africa. Da anni ormai Europa e Stati Uniti sostengono la ripresa del processo democratico, ma non ha fatto i conti con altri attori.