La variante Covid Pirola JN1, identificata con la sigla BA.2.86 assieme alla sua “famiglia”, è in “costante aumento” a livello globale. Lo ha reso noto l’Organizzazione Mondiale della Sanità, dopo l’ultima riunione del Gruppo consultivo tecnico sulla composizione del vaccino Covid (Tag-Co-Vac). il 4 e il 5 dicembre.

L’Oms ha informato che “al 2 dicembre 2023, i lignaggi discendenti di XBB, inclusi XBB.1.5, XBB.1.16 (o Arturo, ndr), EG.5 (o Eris, ndr), HK.3 e HV.1, rappresentavano il 73% delle sequenze genetiche disponibili” sulla piattaforma Gisaid e “da allora, questa proporzione è diminuita”.

La tendenza risulta opposta per la variante Pirola JN1 e la sua “famiglia”: “La quota di BA.2.86 e dei suoi lignaggi discendenti, compreso JN.1, è in costante aumento. Al 2 dicembre BA.2.86 e i suoi lignaggi discendenti, incluso JN.1, rappresentavano il 17% delle sequenze disponibili in Gisaid, oltre la metà delle quali erano JN.1″.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha spiegato ancora: “La variante di interesse BA.2.86, il cui primo campione è stato raccolto a luglio 2023, presenta 36 sostituzioni di aminoacidi rispetto a XBB.1.5”, anche in “siti antigenici chiave nella proteina Spike”. In particolare, la versione JN1, “rispetto a BA.2.86, ha una sostituzione aggiuntiva nella proteina Spike“.

Al momento in Italia la variante dominante è la EG.5.1, ossia Eris, che discende da Omicron e viene isolata nel quasi 60% dei casi. In questo oceano di varianti e sottovarianti ce n’è una che è osservata con attenzione perché sarebbe in grado di superare con successo le barriere innalzate dal sistema immunitario: stiamo parlando della variante JN.1, scoperta in Lussemburgo e diffusa già in Stati Uniti, nel Regno Unito, Francia e altri paesi. Data la rapida diffusione non è detto che prima o poi non possa arrivare anche in Italia visto che nel Regno Unito sono convinti che ben presto la variante JN.1 diventerà il ceppo dominante.

Vediamo cosa differenzia la variante JN.1 dalle altre e perché è da tenere sotto osservazione.

Sulle sue potenzialità che la renderebbero più infettiva rispetto alle altre varianti si è espressa Sheena Cruickshank, immunologa all’Università di Manchester che ha detto: “Una delle mutazioni che sembra avere JN.1 ha il potenziale per aiutarla ad ancorarsi meglio alle cellule, rendendola più capace di infettare. Questo, unito ai meccanismi di elusione immunitaria, potrebbe rendere difficile per i nostri sistemi immunitari sbarazzarsi di essa”.

Quali sono i sintomi Covid Pirola JN1

sintomi che la nuova variante provoca non sembrerebbero però diversi rispetto a quelli causati da altre varianti. In pratica, causerebbe generalmente gli stessi sintomi di Omicron o Pirola, ossia febbre e brividi, tosse, stanchezza, mancanza di respiro o difficoltà a respirare, dolore muscolare, mal di testa, perdita del gusto oppure dell’olfatto, congestione nasale e diarrea.

Ormai bisogna convivere con il covid e con le nuove varianti. Secondo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Ospedale Galeazzi di Milano, circa ogni 4 mesi emergono nuove varianti perché ormai queste hanno una vita breve. Quando all’aumento dei contagi in Italia, Pregliasco ha detto: «Mentre l’nfluenza assomiglia più a una montagna che cresce, il contagio Covid tende a salire più lentamente. Aspettiamoci un picco probabilmente per Natale, ma che potrebbe replicarsi con il nuovo anno».