La rapida diffusione della variante Omicron ha portato ad una rapida ascesa della curva epidemiologica nelle ultime due settimane. Per questo motivo, il Governo ha preso alcuni provvedimenti allo scopo di incentivare la campagna vaccinale contro il Covid-19. Difatti, se circa il 90% della popolazione ha già concluso il ciclo primario, una buona fetta di italiani non ha ancora ricevuto nemmeno la prima dose. Che si tratti di paura, di convinta opposizione ideologica o di mero scetticismo, svariati sono i dubbi e le perplessità sollevati dai cittadini in merito alla somministrazione del vaccino, specialmente se si considera l’elevata contagiosità del virus al momento attuale e che la possibilità di contrarre la malattia possa interferire con l’inoculazione del serio. Dunque, le variabili da tenere in considerazione sono tante. Come comportarsi in caso di positività prima, durante o dopo la vaccinazione?
Le tempistiche raccomandate per la somministrazione del siero contro il Covid-19
Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un susseguirsi interminabile di decisioni e provvedimenti contrastanti circa la somministrazione del siero contro il Covid-19, specialmente in relazione a quella del booster. Inizialmente, i richiami erano previsti allo scadere di sei mesi dal completamento della vaccinazione primaria. In seguito, però, il tempo di attesa è stato ridotto a 5 mesi. E infine, a soli 120 giorni. Neanche a dirlo, questo ha contribuito ad aumentare le incertezze di coloro che vorrebbero sottoporvisi. Pertanto, gli esperti hanno delineato un piano ben strutturato per poter aderire alla campagna nella maniera più “spensierata” possibile.
Stando alle regole previste dal Ministero della Salute, infatti, a seconda dei casi è necessario seguire un percorso differente. In particolare, chi ha avuto il Coronavirus può vaccinarsi entro un anno dalla negativizzazione, con un’ulteriore dose da fare a distanza di quattro mesi dall’ultima. Tuttavia, chi decide di lasciar passare più di 365 giorni, dovrà seguire il percorso ordinario: prima dose, richiamo a distanza di circa 28 giorni e booster. Per quel che riguarda i casi di positività successivi alla ricezione della prima dose, la seconda andrà fatta entro 6 mesi e la terza entro 4. Al contrario, coloro che contrarranno l’infezione in seguito al completamento del ciclo primario, dovranno effettuare il richiamo a 120 giorni dalla guarigione.
L’opinione degli esperti
In merito alla questione si sono espressi numerosi virologi e personalità di spicco della comunità scientifica. Tra questi c’è il professor Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca, il quale ha dichiarato:
“In futuro potrebbe diventare sempre più importante individuare il momento esatto nel quale è ora di fare il richiamo e potrebbe diventare anche un modo per contingentare i vaccini“.
E dello stesso avviso è stato anche il segretario della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti, secondo cui urgono chiarimenti sulle procedure da seguire.
Il dilemma anticorpi
Per ultima, e non certo per importanza, è un’altra problematica sulla quale gli scienziati continuano a discutere: il dilemma anticorpi. L’avanzare dell’emergenza pandemica, difatti, ha fatto sì che ci trovassimo di fronte a circostanze del tutto inedite e mai viste prima. Per esempio, in tanti si chiedono cosa può accadere qualora si venisse vaccinati in piena positività o subito dopo esser guariti, con un livello di difese immunitarie, dunque, relativamente alto. La maggior parte degli esperti è incerta sulla risposta da dare. Comunque, sonto tutti concordi nell’affermare che, in caso di asintomaticità, non si dovrebbe riscontrare alcun tipo di contro-indicazione. Ciò nonostante, altri premono per stabilire l’obbligo di tampone precedente alla vaccinazione, estirpando così il problema alla radice.
Scritto da Diego Lanuto.
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