
L’incremento dei casi Covid impone l’attenzione sulle due varianti attualmente in circolazione: la variante Pirola e la variante Eris. Secondo uno studio, mentre la variante Pirola sembra essere meno contagiosa, l’Eris invece pare avere una maggiore capacità di infettare i polmoni. Per il momento è un’ipotesi che necessita di conferme.
La variante Eris
In queste settimane si è verificato un aumento dei casi Covid. Le due varianti attualmente in circolazione sono la variante Pirola e quella Eris. Due studi condotti in modo indipendente, uno all’Università di Pechino e l’altro presso il Karolinska Institutet di Stoccolma, avanzano l’ipotesi che, anche se la variante Pirola riesce ad evitare la risposta immunitaria, sembra essere meno contagiosa rispetto alle altre varianti attualmente in circolazione. Lo studio della variante Eris invece, che già a metà agosto aveva raggiunto più del 25% dei contagi, ha rivelato che potrebbe avere maggiore capacità di infettare i polmoni.
Cosa comporta?

L’ipotesi è che Eris, almeno in alcuni pazienti, potrebbe causare manifestazioni più gravi di Covid-19. Nonostante ciò, è importante sottolineare che questa è ancora un’ipotesi che richiede ulteriori conferme. Nella valutazione effettuata dall’OMS all’inizio di agosto, è stato escluso che Eris potesse comportare rischi aggiuntivi rispetto alle altre varianti del virus in circolazione. Tuttavia, l’OMS ha tenuto in considerazione la possibilità che potesse contribuire ad un aumento dei casi di contagio.
Nuovi casi di Covid
A livello globale, da alcune settimane i nuovi casi di Covid-19 stanno registrando un aumento. Inizialmente, questo aumento è stato osservato nell’Estremo Oriente, in particolare in Corea del Sud, ma ora sta coinvolgendo anche l’Europa, con un aumento del 39% rispetto al mese precedente. Anche l’Italia non è un’eccezione a questa tendenza: secondo l’ultima rilevazione dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), tutti gli indicatori sono in aumento. Si è registrato un aumento del 28,1% nei casi positivi, un aumento del 47,7% nei decessi e un aumento del 1,3% nel tasso di positività ai test. Tuttavia, al momento non ci sono segnali di sofferenza nei sistemi ospedalieri.
Giulia Simonetti
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