Dopo 13 anni da Si può fare di Giulio Manfredonia, che metteva al centro le cooperative sociali sorte in Italia dopo la Legge Basaglia, alla Festa del Cinema di Roma arriva dritto come un goal in porta Crazy for Football – Matti per il calcio di Volfango De Biasi, lungometraggio che ripete le vicende dell’omonimo documentario del 2017 vincitore del David di Donatello.
Il protagonista è Sergio Castellitto nei panni di Saverio Lulli, ispirato al personaggio di Santo Rullo, psichiatra che cura i suoi pazienti tramite il calcio: sul campo i suoi ragazzi, ognuno con un disagio psichico più o meno grave, riescono a sfogarsi ma soprattutto a intessere relazioni e rapporti umani che la loro condizione, in un altro ambiente, gli renderebbe preclusi.
Proprio il protagonista di Crazy for Football, in conferenza stampa, ha speso delle parole molto importanti sul disagio psichico, spesso scaturito e alimentato da una condizione di estrema solitudine in cui vivono i malati. Il calcio, in quanto linguaggio popolare e universale, è in grado di far uscire da quell’impasse e di portare la mente fuori dal presente, a una dimensione infantile in cui tutto andava bene.
Così come fanno i bambini, la storia raccontata da De Biasi insegna a pensare in grande. A guardare le nostre fragilità come punti di forza che ci rendono unici e non come debolezze. A recepire l’altro non come una minaccia ma come un’incredibile ricchezza.
Chiara Cozzi
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Ph: dire.it