Il virologo dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, scatena l’opinione pubblica rifiutando il vaccino contro la Sars-cov2. Ma lui puntualizza
Lo sdegno dell’Aifa
C’è grande attenzione da parte di tutti sul primo vaccino che probabilmente ci libererà dal peso del Covid-19, il male del nostro secolo. Pfizer continua a proclamare i successi sperimentali del proprio prodotto, mentre l’Europa tutta si aspetta una prima somministrazione a inizio gennaio. Ma tra le grandi aspettative e le gioie di molti ecco che un caposaldo della lotta contro la Sars-cov2, padre del tampone, rompe l’entusiasmo. Si tratta di Andrea Crisanti, virologo dell’università di Padova. Il microbiologo avrebbe infatti affermato a Focus live che: “Senza dati, non me lo faccio, perché voglio essere rassicurato che è stato testato e soddisfi tutti i criteri di sicurezza ed efficacia. Come cittadino ne ho diritto, non sono disposto ad accettare scorciatoie”. Immediata la risposta dell’Agenzia italiana del farmaco sdegnata dalle parole dello scienziato: “Affermazioni infondate che danneggiano il Paese“.
Da eroe a No-Vax
Famoso per aver condotto lo studio su Vo’ Euganeo (prima frontiera scientifica dell’analisi dell’epidemia di coronavirus), Crisanti è uno stimato virologo che in poco tempo ha perso la sua identità. Secondo i colleghi scienziati, infatti, la sua sembra essere una presa di posizione estremista e insensata. Tantoché l’Ema ha considerato le sue: “Dichiarazioni irresponsabili e intollerabili”. Parole dure per chi, da canto suo, ha solo espresso la volontà di alcune certezze sperimentali che, spesso, arrivano dopo anni. Il virologo ha infatti sottolineato che: “Normalmente ci vogliono dai 5 agli 8 anni per produrre un vaccino. Per questo non sono disposto ad accettare scorciatoie”.
La difesa di Crisanti
Da canto suo però il microbiologo si dice dispiaciuto poiché le sue affermazioni non risultano pienamente comprese:
“Le mie parole sono state strumentalizzate, o comunque fraintese. Io dico una cosa ovvia sul vaccino e divento un no-vax. I vaccini funzionano, io sono favorevolissimo sia ben chiaro, ma questi vaccini sono stati sviluppati saltando la sequenza delle fasi 1, 2 e 3 – continua – Facendo fase 1, 2 e 3 in parallelo, di fatto ci si porta appresso tutti i problemi delle varie fasi. È vero che così si arriva prima, ma poi serve tutto un processo di revisione dietro, che non è molto facile da fare”. Per ora “non abbiamo niente a disposizione, dobbiamo creare l’arma, dobbiamo creare un sistema sorveglianza nazionale che superi differenze regionali, sia per iniziativa ma anche per equiparare le differenze tra le regioni. Questa epidemia ha mostrato e messo in luce una serie problemi legati ai rapporti Stato-Regioni per la sanità”.
Emanuele Battaglia