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Crisi energetica, la guerra del gas e l’importanza delle energie rinnovabili

Con lo scoppio della guerra in Ucraina si è acuita una crisi energetica che era effettivamente già esplosa nel 2021 per lo sforzo nella ripresa post Covid e la scarsità di materie prime. I prezzi del gas con l’invasione dell’Ucraina sono saliti alle stelle con gravi problemi anche per le aziende e le famiglie italiane. C’è sempre il rischio di blackout, se la Russia, da cui l‘Europa è ancora fortemente dipendente e lentamente si sta smarcando, dovesse chiudere i rubinetti del gas. Una soluzione importante proposta anche dalle stesse aziende italiane è quella dell‘opportunità data dalla transizione energetica verso le fonti rinnovabili.

La crisi energetica e la dipendenza dalla Russia

Come evidenzia l “Energy 4 Europe” , un‘indagine condotta dalle quattro camere di commercio tedesche estere in Italia, Francia, Portogallo e Spagna, la crisi energetica si è fortemente acuita dopo l‘invasione delle ucraina. Una crisi che si era già fatta sentire nel 2021 e che ha radici molto più profonde. L’inizio dei problemi energetici in Europa lo si può ricercare in tre fattori quali la globalizzazione del mercato del gas naturale liquefatto, il cambiamento climatico e obiettivi politici e geopolitici contrastanti. Elementi a cui si aggiungono alcuni fenomeni come l’erosione delle scorte del continente e la forte dipendenza da combustibili fossili che hanno fatto sentire la crisi anche negli anni passati.

La guerra in Ucraina e le tensioni da essa derivate hanno poi causato l‘aumento dei prezzi dal gas alle stelle. Prezzo che, secondo “Energy 4 Europe”, meno del 15% delle aziende italiane si aspetta in calo nei prossimi mesi. Per il 70% delle aziende europee il rincaro dei costi energetici e delle materie prime potrebbero essere la causa di principali rischi per i prossimi 12 mesi.

Il conflitto ucraino-russo ha poi messo inoltre in primo piano il problema delle forte dipendenza energetica europea dalla Russia che attualmente è il secondo produttore mondiale di gas dopo gli Stati Uniti ed il primo esportatore al mondo. Nonostante la corsa agli accordi con paesi alternativi e l’impegno europeo a cessare con la dipendenza russa nel 2030, il problema a breve termine resta drammatico. Se la Russia infatti decidesse di chiudere i rubinetti adesso ci troveremmo di fronte ad un rischio blackout e al razionamento dei beni di prima necessità.

La soluzione delle energie rinnovabili

“La survey condotta dalle quattro camere di commercio tedesche all’estero ci restituisce un segnale chiaro: nonostante le preoccupazioni date dal momento, le aziende non vogliono sacrificare il percorso fatto finora per la transizione ecologica, e anzi vogliono accelerare sull’efficienza energetica e su misure europee a tutela della loro competitività”. È quanto ha detto Monica Poggio, la presidente dell’AHK Italien, la camera di commercio italo-germanica. Nonostante il periodo duro le aziende italiane, secondo “Energy 4 Europe”, guardano con ottimismo alla imminente transizione ecologica. Un momento che può essere decisivo per quegli investimenti nelle energie rinnovabili e nell’aumento dell’efficienza economica che può permettere di uscire dalla crisi.

Stefano Delle Cave

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