Nuovo colpo di scena nel processo sulla morte di Stefano Cucchi, indagato per falso il Carabiniere Luciano Soligo. All’epoca dei fatti il militare era comandante della compagnia Talenti Monte Sacro, si aggiunge agli altri due colleghi indagati per lo stesso reato, quello di aver falsificato i verbali riguardanti Cucchi.
A citare Soligo è proprio uno dei due, il luogotenente Colombo, all’epoca dei fatti diretto sottoposto di Soligo. Massimiliano Colombo rivestiva il ruolo di comandante della Stazione di Tor Sapienza, dove Stefano Cucchi passò la sua prima notte dopo l’arresto. Gli inquirenti sono arrivati a Soligo seguendo la linea gerarchica, infatti in quanto comandante di compagnia era responsabile anche della suddetta stazione di Tor Sapienza. Stazione in cui prestava servizio come piantone anche il terzo indagato per falso, Francesco Di Sano.
Secondo quest’ultimo i suoi superiori lo avrebbero obbligato di modificare il verbale riguardante la detenzione temporanea nella Stazione di Tor Sapienza. Gli agenti della squadra mobile hanno rinvenuto nel pc di Colombo delle mail risalenti a nove anni fa in cui il luogotenente riceveva ordini in merito alle suddette modifiche dei verbali. Questi ordini venivano prontamente trasmessi a Di Sano, incaricato di redigere il verbale. Seguendo la catena di comando si è arrivati fino a Soligo, non sarebbero coinvolti quindi i vertice dell’Arma di Roma all’epoca dei fatti. Il Generale Tomasone e il Colonnello Casarsa verranno comunque sentiti come testimoni nell’ambito di questo processo a carico dei cinque Carabinieri.
Ilaria Cucchi si dice indignata e non sollevata dai nuovi sviluppi, queste le sue parole:
“Io e Fabio lo abbiamo detto per anni che ciò non era assolutamente vero. Lo abbiamo urlato per nove anni. Che sensazione provo ora? Soddisfazione? No. Rabbia per tutto il dolore infertoci con insulti minacce e false verità? Si. Dolore ed amarezza, come cittadina per l’Arma dei Carabinieri? Anche – aggiunge -. La vorrei affianco a noi ma ho negli occhi lo sguardo del suo Comandante a lungo fisso su quelli di Fabio. Come quando ci si sfida a chi abbassa prima lo sguardo. Non è ancora finita questa storia dove una normale famiglia Italiana viene stritolata da uomini delle istituzioni ma reagisce e resiste per nove anni senza mai perdere fiducia in esse”.
Il Fabio a cui Ilaria Cucchi fa riferimento è Fabio Anselmo, avvocato di famiglia, in prima linea con la famiglia di Stefano. Anche lui raggiunto da messaggi di minaccia via social, la retorica è sempre la stessa, Stefano Cucchi se l’è cercata. Il comandante in capo dell’Arma Nistri ribadisce giustamente che l’Arma non ha bisogno di risollevarsi perchè lo fa ogni giorno con il suo operato di vitale importanza per lo stato. Parole inoppugnabili, la stessa Ilaria Cucchi non ha mai smesso di riporre la sua fiducia nelle istituzioni.
La divisa è salva (come è giusto che sia), rimane però l’uomo dentro la divisa, un uomo normale e capace di commettere gesti atroci come tutti. Se il processo confermasse le responsabilità dei cinque carabinieri quella divisa dovrà essere salvata un altra volta e andrà impedito agli eventuali colpevoli di indossarla. Per la giustizia italiana, per gli stessi Carabinieri e per Stefano Cucchi, che non era e non è un eroe, ma una persona normale che ha sbagliato, pagando un prezzo eccessivo.