Diphylleia è il romanzo del giovane Elia Bonci edito dalla Caravaggio editore che affronta, con estrema delicatezza, un tema delicato come l’omofobia.
Trama
” Diphylleia” è un romanzo semplice, delicato e scorrevole al tempo stesso che sottolinea temi importanti e di una certa rilevanza sociale: dall’omofobia, alla violenza domestica, all’amore puro fra due donne che ancora devono lottare contro i pregiudizi. Protagonista del libro è Aiyana che, dopo un incidente che l’ha tenuta in coma inchiodata ad un letto di ospedale per tre mesi, improvvisamente, si risveglia. Nell’arco di questi tre mesi accanto a lei, la vita, continua a pulsare: la nonna Karla le sta a fianco per tutto il periodo di degenza e l’infermiere Ben ha particolare premura per la paziente esile e dai capelli color carbone che non accenna al risveglio. Piano piano, nel lento scorrere dei giorni, Ben sente crescere un sentimento nei confronti di Aiyana. Improvvisamente la ragazza si risveglia ma ha un’amnesia temporanea e non ricorda nulla della sua vita precedente. Le sue uniche certezze sono due rose rosse con un biglietto firmato ”S.”, la nonna Karla che la aiuta a recuperare i suoi ricordi ed un tatuaggio sul polso: ”Mahpya”. Nel frattempo Ben si dichiara alla ragazza ma lei sente di non amarlo e di provare un sentimento forte e verso un’altra persona, seppur non capisca chi. Da qui, partiranno le sue ricerche per ricostruire il suo passato. Nonostante tutto, accetta un invito da Ben, ma proprio quando sono in intimità appare nella sua mente quel nome tanto bramato: Selene.
La ragazza si rende conto che l’amore che provava era rivolto a quel nome che le era lampeggiato nella mente. Corre a cercarla, la trova, si ritrovano nel loro appartamento dalle pareti azzurre contornato di rose rosse. Ben la segue, le urla il suo amore disperatamente, lei lo rifiuta, Selene si sente tradita. Aiyana torna a casa distrutta da quella perdita appena ricongiunta, ma un’altra terribile notizia la attende al mattino: Ben, muore in un incidente. Aiyana, va al funerale con la nonna Karla, e incontra Selene con un’amica. Le due si ricongiungono e si scopre che, il fautore dell’incidente di Aiyana è proprio suo padre che non aveva mai accettato la relazione fra le due.
« Aiyana era distante, distrutta, derelitta. Sembrava
senz’anima. Una persona a cui è stata appena tolta la
voglia di vivere. È questo quello che succede quando
si viene umiliati. »
L’autore chiude la narrazione con un doppio finale: uno negativo in cui l’essere avvinti dai pregiudizi conduce alla morte ed uno positivo in cui l’amore trionfa.
Recensione
Diphylleia, un romanzo che parla di amore in tutte le sue forme: l’amore di Karla verso la nipote Aiyana, l’amore non ricambiato di Ben verso la ragazza, l’amore puro ed incontaminato di Aiyana e Selene. Originale ed interessante il titolo che l’autrice decide di dare al libro: Diphylleia infatti, è un fiore con una particolare caratteristica, meglio noto come Diphylleia grayi o il fiore della poggia. I suoi petali bianchi a contatto con la pioggia diventano trasparenti, salvo ritornare bianchi una volta asciutti. Il romanzo parla di amore e rinascita proprio come il fiore in questione che, nonostante la pioggia di pregiudizi si rigenera e sopravvive, sempre e comunque. Un fiore incantato, un po’ come lo è la magia di un amore puro. Interessante è il modo in cui l’autore, lungo la narrazione, utilizza un linguaggio lieve e delicato anche per descrivere scene cruente. Sorprendente dal punto di vista dell’intreccio letterario è anche l’utilizzo dell’espediente narrativo che, Elia Bonci, usa abilmente lasciando nella conclusione un doppio finale: uno che conduce alla morte ed alla sofferenza, mentre nell’altro fa prevalere l’amore per la vita e la rinascita. Tuttavia, si riscontrano alcune perplessità: nonostante il libro sia scorrevole, si trovano nel corso della narrazione alcuni termini aulici che spesso contrastano con lo stile del libro e del suo contenuto, apparendo forzati. In alcuni punti sono del tutto assenti descrizioni, fondamentali per entrare nel vivo di una trama: la vicenda è ambientata nel Minnesota, ma le descrizioni paesaggistiche, contestuali o psicologiche riguardanti i personaggi sono praticamente nulle. Si riscontrano nel testo un surplus di metafore d’effetto seppur appaiano in alcuni casi forzate.
A livello contenutistico in alcuni punti la narrazione appare approssimativa e frettolosa. L’autore affronta tematiche molto delicate, ma spesso si incorre in visioni irrealistiche. Un esempio è l’infermiere Ben che si innamora perdutamente di questa ragazza in coma solo per averla accudita tre mesi. Nel susseguirsi della narrazione il personaggio di Ben ha un comportamento da innamorato perso che, quanto meno, deve avere alle spalle anni di amore consumato per una donna. Dove lo si nota principalmente? In primis, quando Ben segue la ragazza come un forsennato al primo appuntamento e le dice:
«Come puoi dirmi che non devo amarti! Spiegami come posso io non amarti! Come posso io cancellare questo enorme sentimento .»
Un comportamento che supera di molto i confini. In seguito, si trova un buco narrativo che il lettore più attento non farà fatica a non notare. Qualche pagina dopo infatti, Ben muore in un incidente, senza sapere come e perché. Fin lì Ben, usato come espediente narrativo per far riconciliare le due ragazze, scompare. Salvo poi tornare a far capolino pagine dopo come voce narrante, un po’ improvvisamente. Come detto, è interessante il doppio finale ma approssimativo, forse, troppo frettoloso, in quanto il padre fautore dell’incidente si scusa con la figlia in un discorso quasi preconfezionato regalando un viaggio alle due ragazze in Italia.
Conclusione
Un romanzo breve che nel leggerlo lascia un senso di suspence e mistero che inonda tutta la trama e tiene sulle spine sino all’ultimo. Sicuramente dei temi trattati con uno stile delicato, un amore sincero che deve combattere con dei pregiudizi, ma soprattutto un urlo alla vita ed alla libertà, all’amore in ogni sua forma e declinazione, alla non violenza. Una lettura importante dal punto di vista sociale, seppur generica, imprecisa, grossolana in alcuni punti dal punto di vista narrativo e contenutistico, che, però, può servire a sensibilizzare l’opinione pubblica sui pregiudizi, ancora, purtroppo, molto forti sul tema dell’omosessualità e della violenza domestica.